Il terzo film è il migliore della saga, rendendola leggendaria
Ad un certo punto si pensò di smettere con l’archeologo più famoso della storia del cinema. Nessuno sembrava più interessato alle avventure di Indiana Jones o quantomeno dal punto di vista cinematografico. Si, perché si decise di trasferire le storie non più sul grande schermo, ma sulla televisione con la serie cult intitolata: Le avventure del giovane Indiana Jones.
Abbiamo ripreso da qui, dunque. Da dove ci eravamo fermati l’altro giorno e vi chiediamo scusa, cari lettori, se non siamo riusciti a chiudere per tempo questo secondo speciale dedicato al mitico personaggio interpretato da Harrison Ford a partire dal 1981.
Dicevamo, dunque, che il telefilm, come venivano chiamate un tempo le singole serie tv, venne prodotto per ben quattro stagioni ed erano tre gli attori ad interpretarlo: Corey Carrier, nell’età compresa tra gli 8 ed i 10 anni; Sean Patrick Flanery, nell’età tra i 16 ed i 21 anni e George in una versione da ultranovantenne. Di Harrison Ford, in questa serie, è presente solamente in un cameo in cui riprende l’iconico ruolo nell’età di cinquanta anni.
Purtroppo, dall’89 in poi di Indiana Jones al cinema non vi è traccia fino al 2008, ma questa è un’altra storia cinematografica, che sicuramente vi racconteremo più avanti, ma non adesso.
Perché, in realtà, abbiamo aperto questa terza parte andando a ricordare questo dettaglio? Semplice: il terzo film si apre con un antefatto, ovvero di quando Indiana Jones era solamente un adolescente e il cui volto era quello dello sfortunato attore River Phoenix, che morì per droga nella prima metà degli anni ’90.
Nella parte precedente, abbiamo anche precisato che in quel film vengono svelati diversi dettagli personali: del perché porta il cappello e la frusta; del perché usa quel nome così tanto particolare quanto accattivante, ricordando sempre nella seconda parte, che la scelta in questione non derivava da uno dei 50 territori degli Stati Uniti d’America.
Nel primo caso, Indiana Jones adolescente riceve il cappello dopo aver subito una cocente sconfitta: quella di non essere riuscito a proteggere la croce di Coronado; nel secondo caso, invece, riguarda il nome stesso del personaggio. Anagraficamente l’eroe porta lo stesso nome del padre: Henry Jones, Jr. Ma ad un certo punto decide di chiamarsi Indiana in onore del suo cane che aveva in gioventù. La scena, che andremo a condividere alla fine di questa terzo ed ultima parte è davvero esilarante.
Altro elemento su cui soffermarsi è quello relativo, in termini di saga, quale film sia davvero il migliore. Per un paradosso, come abbiamo visto, ‘Il Tempio Maledetto’ ha guadagnato diverso punti rispetto al primo nel corso degli anni, per non parlare del quarto e addirittura del quinto. Ma secondo a detta di molti: il vero miglior film di Indiana Jones è proprio questa ultima crociata che, forse, doveva rappresentare anche l’ultimo episodio in termini cinematografici, ma così non è stato.
Come abbiamo appurato ci sono voluti quasi venti lunghi per farlo tornare sul grande schermo e con risultati pressoché pessimi. La situazione è migliorata l’anno scorso, eppure, nonostante tutto, qualcuno ha storto il naso. D’altronde in un’epoca in cui i remake ed i reboot la fanno da padrone su qualsiasi idea possibilmente originale e dopo che i ritorni sono stati molto deludenti è anche naturale, adesso, ad accoglierli con una certa ritrosia.
Al di là di tutto il quinto Indiana Jones, che sostanzialmente, è quello che chiude in maniera definitiva la saga, è di ottimo livello, non quanto il terzo del 1989. Ciò che lo rende superiore agli altri, l’elemento che toglie ogni possibilità di paragone, seppur alla lontana, è proprio la presenza di Sean Connery. Sembra un controsenso ma è proprio così.
È dunque questo il vero motivo che ci ha spinti, in apertura della prima parte, a porci e a porre anche a voi il quesito: semmai non fosse mai stato Harrison Ford l’interprete naturale di Indiana Jones ma bensì quello di ‘Magnum PI’, ovvero Tom Selleck, la coppia Ford – Connery si sarebbe mai formata?
Domanda da un milione di dollari e che forse, anche d’istinto, ci verrebbe da dire ‘certo che no’. Sarebbe alquanto improponibile e non tanto perché Selleck non sia all’altezza, al contrario. Anzi, azzardiamo l’ipotesi che lo stesso attore con in baffi non avrebbe certamente sfigurato di fronte alla leggenda scozzese.
Indiana Jones e L’ultima Crociata ottenne diverse candidature alla notte degli Oscar del 1990, conquistandone solamente uno, quello del miglior montaggio sonoro. Sean Connery, dal canto suo, non vinse in tutto e per tutto la statuetta d’oro ma dovette accontentarsi, si fa per dire, del Golden Globe come miglior attore non protagonista.
Cos’altro dire ancora su questo film? Forse nulla o forse sì. Perché in fondo c’è sempre qualcosa da dire su Indiana Jones. Non si vuole mai e poi mai smettere di parlare di un personaggio che ha fatto la storia del cinema come abbiamo ripetuto più volte in questo secondo speciale.
Un finale di speciale in cui si sofferma sulle scene più spettacolari e alle volte anche quelle più riflessive, con una giusta dose di riflessione. Si pensi, come già accennato, al tentativo dello stesso Indy di parlare con suo padre, senza riuscirci. Oppure di quando padre e figlio scappano dai tedeschi in una fuga rocambolesca e spettacolare.
Si pensi alla scena stessa del Santo Graal e le prove a cui le persone sono sottoposte per poter almeno vedere e toccare ma non portare via. Si pensi alla capacità dello stesso film non tanto di correggere quanto di sbagliato fosse stato fatto cinque anni prima. Semmai di reinventare la saga stessa con una storia, con un’avventura senza tempo. Certo, la nostra sembrerebbe retorica ma sapete molto bene che non lo è.
Anzi, aggiungiamo noi, sarebbe stato molto strano se lo stesso Lucas e Spielberg non avessero mai e poi mai pensato alla ‘ricerca della coppa dove bevve Gesù Nostro Signore’ e ogni dettaglio, ogni scena, da parte dei due registi Hollywoodiani non è stata lasciato al caso. Per concludere, dunque, Indiana Jones e L’ultima Crociata è di sicuro il migliore della ed è, sicuramente, il film che ha reso questo franchise cinematografico ancor più leggendario.