Il noto cantautore si è spento nella giornata di sabato a causa di un male incurabile
Da sabato sera la musica italiana è in lutto. Mentre tutti erano concentrati sulla sfida dei quarti di finale degli Europei di calcio, tra Olanda e Turchia o almeno la maggior parte di noi, ecco arrivare, come un fulmine a ciel sereno, una notizia di cui non ci saremmo mai voluti occupare e che, come avete già notato, nell’ultimo anno ci stiamo soffermando di meno in linea generale.
Stiamo parlando, purtroppo, della scomparsa dei grandi personaggi di un certo mondo della musica e dello spettacolo, per poi parlarne a distanza di qualche tempo in maniera più fredda, ma non distaccata. Una notizia che stravolge i nostri piani per questo lunedì 8 luglio 2024 e chiamando, come sempre in causa, la doppia rubrica: ‘La canzone del lunedì’ e ‘Retrospettive in musica’, ricorderemo un importante personaggio musicale e non con il lutto al braccio.
Dunque, lo speciale che parte oggi sarà dedicato alla figura del cantautore italiano Pino D’Angiò, il quale, purtroppo, ci ha lasciato l’altra sera a causa di un male incurabile. La notizia è stata data, come riportato dai vari quotidiani e non solo, dai suoi familiari e precisamente da suo figlio con un comunicato rilasciato ai singoli organi di stampa: “Purtroppo oggi papà ci ha lasciati, colpito da un grave malore che lo ha portato via nel giro di qualche settimana. Ha resistito tanto come ha sempre fatto”.
Il suo nome, nel mondo della musica, inizia ad avere notevole valore con una hit, per certi versi, è anche un pochino storica. Difatti, la sua ‘Ma quale idea’ è stata considerata da tutti gli addetti ai lavori come la prima canzone di genere rap introdotta in Italia, anticipando, di molto anche, la carica adolescenziale ed americana di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che sopraggiunse a partire del 1987 in poi.
Erano gli anni ’80, ed esattamente tra il 1980 ed il 1981, quando, il cantante nato a Pompei, incominciò a spopolare con questo singolo a metà strada, per quanto riguarda l’impostazione musicale, tra il ‘parlato’, come direbbe Faletti, improvvisato e lo stile alla Fred Bongusto, ovvero con quel giusto pizzico di ironia un po’ sbruffona. Con lui, dunque, incominciò ad avere spazio non solo il genere rap ma anche il funk.
Contenuto nella raccolta di inediti intitolata ‘Balla’, ‘Ma quale idea’ ha permesso al cantautore campano di raggiungere il successo, come spesso succede, dopo un precedente fallimento e sempre in ambito musicale: ‘E’ libero, scusi?’. Per rifarsi tornò a collaborare con Enzo Leoni, quest’ultimo meglio conosciuto con il nome d’arte di Len Mercer ed è stato anche un noto arrangiatore e produttore musicale. In quel periodo aveva bisogno di qualcosa di nuovo, Pino D’Angiò. Qualcosa che non lo facesse terminare nel dimenticatoio e nacque così questa canzone, ma andiamo con ordine.
Rispetto agli altri cantautori nostrani, Pino D’Angiò ha avuto il merito di viaggiare molto durante la sua adolescenza, anzi per essere più precisi durante la sua infanzia, svoltasi prevalentemente negli Stati Uniti d’America. Questa sua prima esperienza di vita, seppur involontaria, gli permise, sicuramente, di assimilare molto della cultura musicale di quel paese, compreso la nascita di quel nuovo genere che stava prendendo forma e spazio nei ghetti neri delle grandi metropoli americane.
Infatti, il suo stile musicale, avendo come punto di riferimento il pop, era apparso fin da subito originale, seppur intriso, molto alla lontana, anche della cosiddetta discomusic. Tutte influenze sonore che provenivano dall’America. Ma tornando al singolo, a quella canzone che gli donato lustro nel mondo, per poi soffermarsi, in un secondo momento, sul suo percorso esistenziale e professionale, con ‘Ma quale idea?’ Pino D’Angiò è riuscito ad andare anche oltre.
Oltre a quelle rosee previsioni che di solito si fanno prima di un qualsiasi lancio di un’opera. I numeri che accompagnano la celebrazione di quel periodo, in fondo, parlano molto chiaro: pubblicata in ben 30 paesi ‘Ma quale idea’ ha venduto ben dodici milioni di dischi in tutto il mondo. Raggiungendo notevole notorietà anche in Spagna.
Come abbiamo già anticipato all’inizio di questa prima parte, il testo è fondato essenzialmente sul racconto del vincente tentativo, da parte di uno sbruffone, di una possibile conquista una ragazza avvenuta in discoteca. Caratterizzata da un’ottima linea di basso, il cui autore è Stefano Cerri, la canzone è supportata da un ritornello semplice, diretto e che colpisce nel segno. Un brano, dunque, che è rimasto nel tempo nonostante sembra, all’apparenza, l’unica cosa che abbia fatto lo stesso Pino D’Angiò. Non è proprio così.
La sua carriera musicale prende il via, ufficialmente, quarantacinque anni fa con il singolo che non gli diede soddisfazione, come precisato in precedenza. Due anni più tardi il primo album, da cui è tratto ‘Ma quale idea’, e poi altri quindici dischi che lo fecero rimanere nel giro, senza fargli toccare le vette di un tempo. Ma in ‘Balla’, oltre alla canzone trascinante, quali erano le altre? Un concerto da strapazzo, Signorina, Okay Okay, Perdoni Tenente, Me ne frego di te, Notte d’amore, Mannaggia Rock and Roll, Donna in costruzione e Una notte da impazzire.
Soffermarsi, però, solo sul suo lato professionale legato indissolubilmente al mondo musicale sarebbe alquanto ristretto per una persona che, in vita, non è stato solo ed esclusivamente un cantautore. Ha svolto anche la carriera di attore comico e drammatico, riscuotendo anche ottimi giudizi da parte della critica e, soprattutto, anche da parte dello stesso pubblico che lo ha seguito.
Anche in questo caso bisogna andare con ordine e per un semplice motivo: fino adesso non abbiamo detto proprio tutto su di lui, sulla sua vita, sui suoi inizi e del suo percorso. Ci siamo solamente limitati a dire pochissime cose in ambito personale per poi, come logico che fosse, mantenere l’attenzione del suo successo più grande; considerando che oggi è lunedì, ci sembrava giusto e anche doveroso aprire la settimana con la sua canzone, la quale forse non instillerà la carica per affrontare in nuovi sette giorni, ma almeno lo stiamo ricordando con il sorriso; molto probabilmente come lui avrebbe voluto. Domani la seconda parte.