15 anni fa il Re del Pop moriva improvvisamente nella villa di Los Angeles
La domanda si è insinuata in tutti noi a partire da quel 25 giugno del 2009. Michael Jackson è veramente sopravvissuto oppure è veramente scomparso, in modo prematuro e tragico? Fu veramente un omicidio o negligenza del dottor Murray che lo teneva in cura. Fu una messa in scena perché lo stesso si era reso conto che non poteva più sostenere i ritmi di un tempo oppure, proprio per questo motivo decise di farla finita?
A quella che un tempo era sua moglie, come già ricordato, pronunciò questa inequivocabile frase: mi faranno fare la fine di tuo padre. Una frase profetica attraverso il quale si creò l’alibi della sua messa in scena oppure era ben consapevole che fosse in pericolo?
Le nostre sono comunque ipotesi, fantasiose e no. Ma sono sempre ipotesi. La notizia ufficiale, quella che alimenta la dura realtà da quindici lunghi a questa parte è che il Re del Pop, all’inizio dell’estate del 2009, spiazzò tutti diventando la notizia del momento e non per quelle famose date; quei famosi concerti che doveva tenere a Londra, come aveva annunciato nel marzo di quello stesso anno. Su quell’annuncio molto si è detto e molto si, oltremodo, fantasticato, ipotizzato, romanzato, dando sfogo alle migliori elucubrazioni possibili.
‘This is it’, questo è quanto tradotto in italiano. e in effetti in quegli ultimi giorni della sua vita è andata proprio così. chissà se il suo annuncio nascondeva la volontà di ritirarsi o se era, quasi sicuramente, una trovata pubblicitaria per rilanciarsi una volta per tutte. Lui, che aveva fatto ballare il mondo intero, si era ritrovato nell’inedita veste della vecchia gloria musicale.
Lui, che era sempre stato giovane e che della sua immagine giovane, per non dire un ragazzino, ne aveva tratto la sua forza, di colpo aveva capito che forse non era più fattibile esibirsi come un tempo. Aveva cinquanta anni e doveva recuperare la credibilità che aveva perso nel mondo.
Una missione quasi impossibile la sua, una missione disperata per togliersi da sempre, di dosso, quell’infame etichetta che qui non vogliamo riportare. Si disse che durante le prove, di quegl’ultimi spettacoli, non stesse tanto bene, nonostante gli organizzatori affermassero il contrario. Inizialmente le date tour dovevano essere solamente dieci ma a causa della crescente richiesta di bigietti, il numero dei concerti aumentò e per di più, non fu solamente circoscritto, diciamo così, allo 02 Arena di Londra. No, il minitour venne trasformato in un vero e proprio giro del mondo.
Tutto il mondo era in attesa sua e di quello che sarebbe stato capace di fare. Una curiosità che si alimentava di giorno in giorno, fino a quando quella chiamata al 911 ha spento ogni speranza di vederlo ancora all’opera, di vederlo ballare e cantare proprio come faceva anni prima. La sua parabola, nella sua essenza, è tata unica e, allo stesso tempo anche tragica. Ed è qui che vogliamo tornare, quasi al punto di partenza per parlare di quello che non abbiamo ancora fatto in queste cinque lunghe parti che, come abbiamo già detto, non gli rendono giustizia fino in fondo.
Ad una certo punto avevamo sostenuto che Joe Jackson, durante gli anni giovanili dei suoi stessi figli non si era comportato troppo bene. costringeva i ragazzi a prove estenuanti, oltre il limite umano. Chi si ribellava, come poi è stato scoperto, subiva punizioni esemplari, per non dire che veniva picchiato. Lo sappiamo: è molto brutale e crudo buttarla su questa parte della storia, ma non si può occultare e neanche glissare.
Ci ritorniamo un po’ per dovere di cronaca, e non può essere altrimenti, e anche per tentare, seppur alla buona di cercare di capire cosa avesse scatenato quel blocco, emotivo ci verrebbe da dire, per quanto riguarda la sua crescita interiore. Per esempio, il matrimonio con la figlia di Elvis non fu affatto un’operazione d’immagine, come dicono molti.
Infatti, ci sono testimonianze che affermano che la stessa, durante i primi anni dell’adolescenza, era veramente cotta per il futuro Re del Pop. Certo, ci verrebbe da chiederci chissà cosa ne avrebbe pensato il Re del Rock. A parte questo dettaglio patinato, torniamo su quella fine tragica e per molti versi misteriosa. Dal principio molte cose non hanno mai quadrato o, per essere più precisi, hanno fatto in modo che non quadrassero.
Vi ricordate la foto che venne rilasciata nei minuti dopo all’annuncio della morte? Quella in cui Michael Jackson sarebbe stato immortalato disteso sulla barella. Il suo colore della pelle era un po’ troppo scuro. La pelle, certo. Altro particolare che ha messo sempre in croce il cantante di Gary. I giornalisti per questo e tanti altri motivi lo massacravano in continuazione e lui rispose con Leave Me Alone.
Per non parlare l’ambulanza che entra nei sotterranei dell’obitorio e da quel furgone, addirittura, lo si vede scendere tranquillamente con le sue gambe. Filmati che hanno fatto il giro del mondo. ma il suo malessere, ad un certo punto, Jackson non lo nascondeva più.
Basti pensare a ‘Scream’ o a ‘Don’t care about us’. Ancora, ‘Morphine’, singolo abbastanza profetico in cui affermava nel modo in cui sarebbe morto, anche se il riferimento era relativo al propofol. Eppure, negli ultimi anni, riusciva a produrre solamente singole canzoni di alto valore, ma non più dischi di grandissimo spessore. La magia era finita, da tempo come abbiamo già detto.
I demoni avevano preso il sopravvento su di lui. stava perdendo tutto quello che si era costruito nel corso della sua irripetibile quarantennale carriera. soprattutto, stava perdendo il controllo su sé stesso o almeno questa è sempre stata l’impressione che lui aveva dato negli ultimi anni. Non riusciva più ad essere quel cambiamento che predicava in uno dei suoi più famosi cavalli di battaglia. Una canzone pop in stile gospel la quale, nel corso degli anni, veniva usata per chiudere ogni data del suo tour nel mondo.
Lo sappiamo e lo ripetiamo, non abbiamo reso giustizia in maniera completa. Non abbiamo detto proprio tutto quello che c’era da dire, ma di sicuro gli abbiamo reso omaggio come meglio potevamo e che faremo sempre.