Gli antefatti di un degli episodi calcistici più famosi della storia
Glenn Hoddle, mezzala; Peter Reid, centrocampista; Kenneth Graham Sansom, difensore; Terence Ian Butcher, difensore; Terence William Fenwick, terzino; Peter Leslie Shilton. Questi sei nomi compongono mezza squadra di calcio. per essere precisi: mezza formazione di una delle tante nazionali inglesi di calcio che prese parte ad una delle tante edizioni dei Mondiali, una delle migliori secondo gli addetti ai lavori. Con partite entrate di diritto nella storia, anche con risultati sorprendenti e, soprattutto, un’edizione che si svolse per la seconda volta e sedici anni dopo in cui trionfò, fino ad allora, il numero 10 per eccellenza.
Questi sei giocatori sono entrati di diritto nella storia calcistica mondiale non tanto per un loro gesto eroico sportivo, no. Semmai, per averlo subito e in un modo che, ancora oggi, a trentotto anni di distanza non si crede ancora ai propri occhi. Ancora, anche il teatro, seppur sportivo, in cui si è compiuto quello che per molti ha il sapor, allo stesso tempo, sia della leggenda che del mito, è lo stesso che sempre sedici anni e cinque giorni prima, si svolse non una ma la battaglia tra due nazionali definita ‘la partita del secolo’.
Il destino ha optato per lo stesso luogo, un po’ come quando l’assassino torna nello stesso luogo in cui ha compiuto il misfatto. Ma in questo caso allo Stadio Azteca di Città del Messico non si trattava nulla di tutto di questo e per spiegare con molta precisione del perché accadde quello che accade in quel 22 giugno del 1986, durante uno dei quarti di finale di quella coppa del mondo di calcio, bisogna tornare indietro nel tempo e neanche di molto.
Di quattro anni per essere precisi. Quindi, sempre negli anni ’80, quindi e per una strana coincidenza, nell’anno dei mondiali spagnoli a noi tanto cari per evidenti motivi fondati da ricordi personali e confermati anche dall’albo d’oro del torneo che si svolge dal lontano 1930. Eppure, quello di cui andremo a parlare non ha alcuna attinenza con il gioco del calcio, partendo dal presupposto che nessuno poteva immaginare che un evento drammatico e, per di più, anche immotivato per alcuni versi avesse degli strascichi anche sul rettangolo di gioco.
Perché questo lungo preambolo? Semplice, per esplicare la differenza abissale, tra due mondi completamente differenti fra di loro. Il primo è rappresentato dalla guerra, intesa come atto di violenza che l’uomo stesso continua a perpetrare su di sé da quando è apparso sulla terra; il secondo è rappresentato dal calcio, il gioco più bello del mondo, da dove emerge tutta l’innocenza stessa dell’uomo o meglio quella parte dell’uomo che non è mai cresciuta e in cui nutre e ripone le speranze di poter superare i propri limiti.
Dunque, da che mondo è mondo una partita di calcio è una partita di calcio e la guerra è la guerra e non esiste alcuna differenza che tenga, alcuna eterogeneità dal quale si possa prescindere per definire meglio i confini tra l’uno e l’altro. Entrambi si svolgono su terreni di scontro, nel primo tipo la gente muore e nel secondo tipo la gente perde, ma non perde la vita.
Le isole delle Falkland vi dicono qualcosa? Crediamo proprio di sì. Sono un arcipelago di isole vicine all’Argentina ma facenti parte del territorio britannico. Tra l’aprile ed il giugno del 1982 questo piccolo territorio fu oggetto di una particolare disputa militare mossa dagli argentini per rimediare ad una profonda e pensante crisi economica che gli attanagliava da diverso tempo. Non solo, proprio a causa di ciò il governo dell’epoca, guidato dal Generale Leopoldo Galtieri, si ritrovò anche a gestire una pericolosa rivolta civile che si stava estendendo su larga scala.
L’allora premier argentino, per tirare su il morale del popolo sotto la bandiera albiceleste e, quindi, nel toccare le corde del sentimento nazionalistico, dichiarò di effettuare una campagna militare che si sarebbe rivelata breve ed indolore. Quelle Isole, le Faulkland, gli argentini le chiamavano le Malvinas e fu una guerra tra due popoli, ancora oggi, inspiegabile. Gli inglesi, da parte loro, per poter difendere i propri interessi non stettero a guardare rispondendo agli attacchi che sembravano essere sferrati senza motivo e, soprattutto, anche di sorpresa.
Infatti, gli inglesi a causa di questo atto, a causa di questa effettiva dichiarazione di guerra vennero colti di sorpresa, ma non per questo non stettero a guardare. Una volta deciso di reagire, i britannici, indussero l’esercito del Generale Galtieri ad una cocente sconfitta; per non dire ad una pesante umiliazione. Ciò determinò a peggiorare la situazione nel paese sudamericano: infatti l’ondata di proteste e dissenso provocò la caduta del governo. E Inghilterra? Ci fu un rinnovato patriottismo, donando forza allora governo presieduto dalla cosiddetta Lady di Ferro: Margaret Tatcher.
Si, perché al di là del fatto della possibile rivendicazione entrambi i due paesi, ciò che sconvolse più di ogni altra cosa è che le due nazioni, fino all’aprile del 1982, erano ritenute amiche ed in ottimi rapporti. Da allora, fra i due popoli tutto è cambiato e i rapporti non tornarono mai più come prima. Ma a questo punto vi state chiedendo cosa c’entra la partita di calcio valevole per la coppa del mondo del 1986, edizione che si svolse in Messico? Semplice, avvenne la rivincita.
Sembra una battuta, lo sappiamo, ma è tutto vero. Le rappresentative nazionali dei due stati si scontrarono, per modo di dire, il 22 giugno del 1986 allo Stadio Azteca di Città del Messico per un match valevole per i Quarti di Finale. Fino ad allora i sudditi dell’allora Regina Elisabetta avevano incontrato, nel girone F, il Portogallo, contro il quale persero per 1 a 0.
A seguire: il Marocco, con un pallido 0 a 0 e la Polonia che con un secco 3 a 0 ottennero la qualificazione agli ottavi di finale. contro il Paraguay, gli inglesi misero un altro 3 a 0 che spianò la strada ai quarti di finale.
L’Argentina? Korea del Sud, 3 a 1; Italia, 1 a 1; Bulgaria, 2 a 0. Ovviamente questi erano gli avversari del girone A. Ottavi di Finale: Uruguay, 1 a 0 e così si arrivò alla sfida in cui avvenne quello che nessuno potesse veramente immaginare ciò che succedesse veramente.