Un film ritenuto troppo cupo e violento rispetto al precedente

Inizialmente, però, lo stesso personaggio di Marion era nei piani di Lucas e di Spielberg. Ma solo inizialmente, ripetiamo. Con il tempo si fece largo l’idea di affiancare al protagonista un personaggio femminile differente, un po’ come accade ad un altro eroe illustre, protagonista, prima, di una serie di romanzi, poi, di un’infinita saga cinematografica: James Bond. Ma di questo piccolo dettaglio ve ne parleremo più avanti e soprattutto in un secondo speciale.

Dunque, un’altra donna per Harrison Ford/ Indiana Jones. A quanto pare tale convinzione, di mutare all’improvviso direzione, fu lo stesso Spielberg che, per certi versi, non amando propriamente questo episodio cinematografico dell’archeologo più famoso della storia del cinema, gli andò comunque bene anche da un punto vista personale.

Secondo le cronache dell’epoca, fu proprio lo stesso regista a scegliere personalmente l’attrice Kathleen Sue Nail. Si, effettivamente con il suo vero nome non credo che l’abbiate veramente riconosciuta. Forse con il suo nome d’arte andrebbe meglio? Kate Capshaw. La stessa, in quel set cinematografico che diventò addirittura galeotto, fu anche fortunata in ambito sentimentale. Si, perché qualche tempo più tardi si sposò proprio con Steven Spielberg.

Sta di fatto, comunque, che la stessa Capshaw diede vita un personaggio totalmente diverso, caricando oltremodo il classico stereotipo della diva non abituata a certi ambienti del mondo. Ovviamente la chiave ironica funzionò alla grande e, in alcuni momenti, i duetti comico sentimentali tra lei e Ford appaiono molto funzionale alla storia, senza appesantirla e senza allungare il cosiddetto brodo.

Come abbiamo ricordato nella prima parte il set venne aperto, ufficialmente, il 18 aprile del 1983 per chiudersi l’8 settembre nello stesso anno. In quei quasi cinque mesi la scena più difficile da girare fu quella del ponte, quella in cui Indiana Jones, accerchiato dall’esercito dei Thugs e taglia in due le corde. La scelta di girare anche quella sequenza, esterna, fu molto fortunata visto che in quella zona erano presenti molti tecnici ed ingegneri presenti sul posto.

Non solo, sempre durante la lavorazione del film e soprattutto di alcune scene di azione Harrison Ford rimase vittima, come in occasione del primo episodio, di un grave infortunio all’ernia del disco il quale, però e fortunatamente, non implicò alcun ritardo nella lavorazione del film.

In effetti, si racconta il recupero fisico dell’attore, già in forma per esigenze di copione, fu alquanto repentino. Grazie soprattutto ad un intervento riuscito e con una procedura medica abbastanza controversa. Ma cosa realmente accadde all’attore? Nonostante l’utilizzo di molte controfigure, Harrison si fece male durante la scena d’azione, a corpo a corpo, nella scena ambientata nella stanza da letto nel palazzo reale di Pankott.

Come detto un problema analogo, Ford, lo ebbe anche durante la lavorazione de I Predatori dell’Arca Perduta, in cui subì, addirittura, la rottura dei legamenti crociati della gamba sinistra. Nel film appaiono in piccoli camei lo stesso George Lucas. Persino Dan Aykroyd e anche Steven Spielberg. Rispettivamente come nei panni di un missionario, in quello dell’imbarcatore all’aeroporto e in quello di un turista presente all’aeroporto. Eppure, nessuno stava facendo caso ad una cosa: la cupezza del film.

Già scegliere come avversario di turno, la setta sanguinaria dei Thugs, avrebbe dovuto, in linea di massima aprire gli occhi non solo all’autore, ma anche allo stesso regista; per non dire a tutto il resto della troupe. Ma si sa, quando un’idea diventa irresistibile è inutile cercare di sostituirla con un’altra che all’apparenza non sarebbe neanche lontanamente convincente.

Nonostante una buona dose di humour, tra Ford e la stessa moglie di Spielberg, per esempio e la presenza del giovane attore di origine asiatiche non è bastato a salvare il film da feroci critiche. Soprattutto, però, non finisce qui. Neanche la cena a base di insetti e di scarafaggi, con tanto di dessert, il mitico cervello di scimmia semifreddo, ha placato le critiche; anzi ha alimentate ancor di più. E pensare che vengono alimentate attualmente anche per altri motivi.

Comunque, a parte la nostra ironia. L’elemento chiave, forse, di tutta questa reale cupezza, di tutta questa avventura che, sicuramente, con l’archeologia centrava molto poco, il punto di non ritorno lo si raggiunge, come culmine assoluto, con il sacrificio umano di uno sventurato in onore a Kalì, la divinità venerata dalla setta sanguinaria.

Noi ve la proponiamo lo stesso ma è molto cruenta nella sua essenza. Ingabbiato in quella che sembrerebbe un’enorme griglia lo sventurato si vede tirar fuori dal proprio petto il proprio muscolo cardiaco. Non solo, il cuore, nella mano del capo dei Thug continua a battere, lasciando ancora in vita ancora per poco e per una specie di magia mistica e misteriosa, la prossima vittima della Dea malvagia.

Ma il rituale non termina qui. La gabbia viene accentrata verso un enorme passaggio sotterraneo che porta verso le fiamme dell’inferno. L’uomo viene bruciato vivo e con lui, contemporaneamente, prende fuoco anche il muscolo cardiaco che continuava a battere.

Come detto le critiche furono feroci. Fra tante ce ne fu una in cui si affermava, anzi si scongiurava che ‘nessun genitore dovrebbe permettere ad un bambino di vedere questo film traumatizzante; sarebbe una forma cinematografica di abuso sui minori. Anche Harrison Ford è obbligato a schiaffeggiare Quan e ad abusare di Capshaw. Non ci sono eroi collegati al film, solo due cattivi: i loro nomi sono Steven Spielberg e George Lucas’. Tale giudizio, così negativo da parte di Ralph Novak di People per un semplice motivo: le pubblicità del film che dicevano che ‘questo film potrebbe essere troppo intenso per i bambini più piccoli’ erano addirittura da considerarsi fraudolente.

Qualche giudizio positivo, però, non è mancato, come per esempio quello di Roger Joseph Ebert, un autorevole critico cinematografico dell’epoca, in cui definisce ‘Indiana Jones e il tempio maledetto’ come il film d’avventura più allegramente eccitante, bizzarro, sciocco e romantico dai tempi de ‘I predatore dell’arca perduta’, ed è un vero e proprio elogio dire che non è tanto un sequel quanto un pari. È piuttosto un’esperienza.

Forse Ebert non aveva poi così tutti i torti a definire il film in questa maniera. Ma se fino adesso vi abbiamo parlato delle scene più cruente chiudiamo la seconda parte con quella più esilarante legata all’azione.

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