Più che una recensione, la nostra è una mera riflessione sul nuovo film appena uscito
Nello sviluppare questa recensione è bene subito con un’osservazione e senza troppi giri di parole: le epoche passano e i personaggi iconici rimangono nella memoria di tutti, anche se devono cedere il passo ad altri protagonisti più giovani che hanno, da parte loro, raccolto l’eredità dei precedenti; un’eredità pesante come fardello da mantenere e preservare per le generazioni successive, ovviamente, di fans delle nuove storie che vengono proposte.
Era questo il principio base di ‘Ghostbusters: Legacy’, terzo episodio della saga inaugurata l’8 giugno di 40 lunghi anni fa al cinema. Un principio che si è mantenuto anche in questo quarto appuntamento sul grande schermo e che vede i nostri eroi, sia quelli vecchi che quelli nuovi, affrontare una pericolosa forza oscura che sembrerebbe guidare i cambiamenti climatici per alcuni versi.
In fondo il franchise nato negli anni ’80 ha rappresentato sempre quel perfetto ibrido tra commedia ed horror, seppur in lieve entità. Con il quarto capitolo i toni comici, ironici sono ben presenti e sostenuti da colui che, molto probabilmente, cerca di non far rimpiangere uno dei veterani presenti in questo nuovo film: Bill Murray, con una presenza, come giusto che sia, marginale rispetto ai primi due storici capitoli.
Mentre gli altri due, Dan Aykroyd ed Ernie Hudson, fungono, proprio per le nuove generazioni, dei meri punti di riferimento su appoggiarsi nei momenti di difficoltà o di incertezza. Idea, comunque, non nuova e non perché questo è concetto è presente già sequel e reboot del 2021. Ma perché tale intenzione era già nei piani durante gli anni ’90.
Infatti, fu lo stesso Dan Aikroyd, il dottor Raymond Stanz nella saga, ad intravedere la possibilità del passaggio di consegne che, come ormai tutti sapete, è stato rinviato di oltre trenta anni. Uno stratagemma cinematografico che, prima o poi, doveva in tutto e per tutto materializzarsi. Ciò avviene, dunque, proprio in questa ‘Minaccia glaciale’ in cui gli sceneggiatori hanno posto l’accento su altri toni rispetto al passato.
Gil Kenan, nonché anche regista di questa opera cinematografica, e Jason Reitman hanno voluto portare verso un altro livello la storia: non solo quella classica da commedia, ma sfiorando un po’ di più l’horror e, per altri versi, verso una sorta d’introspezione che tende ad umanizzare di più i fantasmi. Una trama leggermente più riflessiva delle altre, sconfinando, quasi, nell’alveo del film per famiglia.
Un elemento che ha contraddistinto anche il precedente capitolo seppur condito con maggiore ironia. In ‘Minaccia Globale’, comunque, non mancano riferimenti al primissimo e storico capitolo. Alcune scene sono state girate nella famosa biblioteca dove tutto era iniziato, vengono ricordati anche la cosiddetta ‘melma umorale’ con la passeggiata della Statua della Libertà che, a sua volta, era un richiamo, in positivo questa volta, all’uomo Marshmallow del film 1984.
Da quando la saga è stata ripresa questo tipo di personaggio più che apparire come all’originale, totalmente gigantesco, viene riproposto in tante piccole repliche simpatiche e dispettose le quali, a loro volta, cercano di imprimere ulteriori momenti di spensieratezza alla storia.
Riportare, fino adesso, quanto il film abbia incassato è ancora presto. d’altronde siamo ancora nel primo weekend di programmazione dopo la premiere tenutasi qualche settimana fa. Ciò che abbiamo voluto dire, però, in questa piccola recensione si può pacificamente specificare e vi sveliamo anche il motivo per cui abbiamo optato per questa linea.
In questi due giorni in cui il film ha fatto ingresso sul grande schermo le recensioni che sono state pubblicate hanno, fin da subito, rimarcato il dettaglio con il quale siamo partiti: ovvero quello dei personaggi iconici che cedono sempre di più il passo a quelli nuovi.
Questo particolare, considerando che ci sia anche un allontanamento dai classici standard della saga, ha dato parecchio fastidio ad alcuni addetti ai lavori e a noi? possiamo solamente dire che ‘Ghostbusters’ del 1984 solo quelli, appunto, iconici, leggendari ed irripetibili.
Riproponendo gli stessi cliché in un’epoca totalmente diversa da quella in cui sono emersi rappresenterebbe una forzatura, dunque ben vengano le novità: specie se portano una nuova prospettiva alla saga perché lo stile stesso dei personaggi, nuovi, è diverso da quello degli originali.