Quando Robin Williams aiutò Steven Spielberg
Raccontare la prima storia di cinema? L’ho ammettiamo: abbiamo l’imbarazzo della scelta. Di aneddoti sotto la collina di Hollywood, e non solo sono tanti, tantissimi; ricordarli e tramandarli ad uno ad uno non è proprio una cosa semplice: soprattutto quando ci sono tanti anniversari che si succedono in giorni ravvicinati e che, allo stesso tempo, sono riconducibili non solo al mondo del cinema ma anche a quello televisivo. In effetti, un paio di settimane orsono, avevamo lanciato la rubrica: Storie di cinema accompagnato con la frase ‘…e non solo’ proprio per sottolineare la duplice natura delle storie che andremo a ricordare e a celebrare.
Dunque, molto probabilmente servirebbe, in tal senso, un altro nome; un altro titolo a cui fare riferimento ma per il momento rimane questo e, tranquilli, sabato scorso se non abbiamo pubblicato non l’ho abbiamo fatto per questo motivo. Quasi sicuramente confermiamo, al momento, quel ‘…e non solo’, per poi, chissà, vedere se per voi, cari lettori, fa una bella impressione oppure no.
Per iniziare, a sua volta, non abbiamo scelto una data facile e soprattutto un aneddoto facile da ricordare; per un semplice motivo: oggi 27 gennaio è la Giornata della Memoria ed è, sempre oggi per noi, la prima volta che FreeTopix Magazine pubblica in questa giornata molto particolare è piena di riflessione per la tematica dalla quale non si può prescindere per conoscere fino a che punto l’uomo è capace di fare del male a sé stesso.
La nostra attenzione, però, è si rivolta all’immenso capolavoro di Steven Spielberg del 1993 ‘Schindler’s List’ ma non tanto sulla lavorazione in sé e quali furono le tecniche per realizzarlo quanto, semmai, cosa successe durante le riprese delle scene, anche quelle più significative. Successe che il morale della troupe intera era completamente sotto i tacchi. Comprensibile visto il tema affrontato.
In modo particolare, colui che non se la stava passando proprio bene, nonostante da diversi anni aveva il mondo ai suoi piedi, era proprio il regista dell’iconica pellicola capolavoro sul tema della shoah. Spielberg, in quel 1993 era impegnato su diversi fronti; diversi progetti cinematografici. Per la precisione due. Il primo, ovviamente, l’abbiamo appena menzionato. L’altro era il set relativo a Jurassic Park, altro film iconico del decennio 1990.
Spielberg, anni più tardi ha raccontato di esser entrato in crisi in quel periodo non tanto per lo stress accumulato per il doppio super impegno cinematografico. Infatti, una volta terminato di girare, come detto, una sorta di prima parte sul parco in cui vivevano i dinosauri, Steven partì per la Polonia per ‘Schindler’. Nonostante tutto, dovette tornare in California, quasi due volte al mese per essere ragguagliato sull’andamento della creazione in digitale degli animali preistorici.
Ma il suo stress traeva origine da ciò che si ritrovava a raccontare e, non solo, anche a ricostruire nel film dedicato allo sterminio degli ebrei. Lui, proprio di origine ebraica, era naturalmente coinvolto in prima persona anche se ebbe la fortuna di non viverle mai in prima persona quelle atrocità.
Per riprendersi da quel brutto momento che stava attraversando, per uscire da quello che gli sembrava un vero e proprio inferno, Steven Spielberg chiese aiutò. Attenzione, in questi casi succede spesso che c’è chi si rifugia nell’alcool o nella droga. Lui, invece, si rivolse ad un suo carissimo e vecchio amico con il quale aveva lavorato, qualche anno prima, scegliendolo tra l’altro per uno dei ruoli abbastanza particolari: quello di Peter Pan e chi poteva essere? Robin Williams.
L’attore scomparso tragicamente quasi dieci anni fa, ormai, non era nuovo nell’essere pronto per interventi del genere. Qualche anno più tardi si dovette ripetere per tirare su il morale di un suo vecchio caro amico. Ma questa è un’altra storia che vi racconteremo più avanti.
Dunque, il buon vecchio Steven Spielberg, all’epoca, si fece aiutare dalle improvvisazioni che lo stesso attore di ‘Mork e Mindy’ e di altri realizzava di sana pianta al telefono.
Infatti: Robin sapeva cosa stavo passando e, una volta alla settimana, mi chiamava nei momenti giusti e faceva quindici minuti di spettacolo al telefono. Ridevo istericamente, avevo così tanto da cui liberarmi”. Si dice anche che ad ascoltare quegli show telefonici non fosse solamente lo stesso regista, ma anche l’intera troupe al completo. Leggenda o verità che sia abbiamo, proprio oggi voluto incominciare con un primo e piccolo aneddoto sotto la collina più famosa del mondo e di sicuro ne seguiranno tanti altri nel corso dei prossimi sabati che arriveranno.