Il premio Nobel per la pace, Martin Luther King, oggi avrebbe compiuto 95 anni
4 aprile 1968. A Memphis, nello Stato del Tennessee, venne ucciso, alle ore 18.00 locali, il reverendo e premio Nobel per la pace del 1964 e leader dei diritti civili, Martin Luther King. La sua morte, oltre ad anticipare di due mesi quella di Robert Francis Kennedy, provocò un’ondata di proteste in quasi tutti gli Stati Uniti d’America da parte della comunità afroamericana.
Una morte, quella di Mlk, sulla quale ancora non si può apporre sul fascicolo la classica espressione ‘caso chiuso’. I punti, i dettagli, su questa oscura vicenda sono ancora molti e chissà se verranno mai svelati. In questo lunedì datato però 15 gennaio, giorno del suo 95esimo compleanno, non ci soffermeremo su tali considerazioni, almeno per il momento: visto che su di lui avremo modo di ritornarci nel corso di questo lungo anno. Oggi è anche il giorno de ‘La canzone del Lunedì’.
Allora come celebrare la figura di Martin Luther King senza usufruire dei soliti speciali, costituiti da articoli prolissi e dettagliati sulla vita di questo personaggio storico e altrettanto carismatico? Semplice, con una canzone. Un brano composto da una band europea e pubblicato il 4 settembre del 1984, a soli sedici anni dalla tragica morte.
Il singolo, inizialmente, doveva essere realizzato per l’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. Bono Vox, leader degli U2, dopo qualche tempo ritenne che lo stesso Capo di Stato americano non meritasse una canzone.
A fargli cambiare idea fu la lettura di un libro di Stephen Oates, intitolato: Let the trumpet sound: A life of Martin Luther King, jr. Il testo non parlava solo dell’apostolo della non violenza, ma anche di un’altra figura altrettanto carismatica ma molto controversa: Malcom X. I due, infatti, è risaputo che erano all’antitesi sui modi di liberare la comunità nera dal pregiudizio razziale.
‘Pride – In the name of love’, questo il titolo, è contenuta nel long play dello stesso anno un autentico e sentito omaggio a Martin Luther King, con parole e versi che esaltano la sua lotta e facendo riferimenti anche al giorno della sua scomparsa. Ecco, proprio in merito a ciò Bono Vox commise un errore storico.
Il verso: early morning, April 4, shot rings out in the Memphis sky, la cui traduzione è: mattina presto, 4 aprile, si sente uno sparo nel cielo di Memphis. Un verso totalmente sbagliato, in verità. L’attentato non avvenne mai di mattina presto, ma come abbiamo ricordato alle 6 pomeridiane dello Stato del Tennessee.
Il cantante irlandese, durante le sue successive esibizioni, nell’intonarla ha sempre modificato le prime due parole: al posto di early morning, cantava early evening. Con il tempo ‘Pride’ è diventato un inno di pace, una canzone da ascoltare nel ricordo di quell’uomo che nacque ad Atlanta, nello Stato della Georgia, e morì nella città che accolse Elvis Presley. Si può benissimo sentire, durante l’ascolto della canzone, le frasi che lo stesso reverendo usò per terminare il suo celebre discorso ‘I have dream’: free at last.
‘In the name of love’ è stata inserita, dalla rivista Rolling Stones’, tra le migliori 500 canzoni di tutti i modi. Un riconoscimento che omaggia ancor di più una personalità di cui il mondo, specialmente in quest’epoca buia, ne ha tanto bisogno. Un punto di riferimento per guidarci verso un mondo pieno di pace e senza conflitti.