Il trattato anglo-irlandese del 6 dicembre 1921, firmato a Westminster, riconobbe l’Irlanda come stato libero ed indipendente. La questione Irlandese ha origini antichissime, fin dal Medio Evo, quando nel 1171 Re Enrico II d’Inghilterra sbarcò in Irlanda per assoggettare l’isola.
Dopo alterne vicende, nel XVI Secolo Re Enrico VIII Tudor promosse la riconquista Irlandese, innescando così due secoli di guerre, violenze, ingiustizie. Caratterizzate anche dalla differenze religiose tra i due poli, cattolici gli irlandesi, protestanti gli inglesi.
La Corona Britannica promosse la stabilimento di agricoltori inglesi e gallesi in Irlanda, mentre la cultura, la lingua e le leggi irlandesi furono sempre più marginalizzate. Contemporaneamente le istituzioni irlandesi persero ogni potere mentre le famiglie nobili furono espropriate dei loro beni.
Il colpo definitivo fu vibrato nel 1801, quando il Governo Britannico di William Pitt il Giovane, intimorito dalla fallita rivolta irlandese del 1798, promulgò l’Act of Union, sancendo la definitiva fusione del Regno di Irlanda nel Regno d’Inghilterra. L’Inghilterra fagocitva così l’Irlanda.
L’Irlanda si dimostrò un territorio turbolento. Infatti, il Governo di Londra, sia per tutto l’Ottocento e l’inizio del Novecento dovette sempre fare i conti con le spinte indipendentiste del popolo irlandese. Nel 1916 fu tentata la rivolta di Pasqua, che però si concluse con un bagno di sangue e con una repressione durissima da parte degli Ingles.
Successivamente, alle elezioni del 1918, ai affermò il partito nazionalista indipendente, lo Sinn Fein, mentre nel 1919 i parlamentari irlandesi si rifiutarono si sedersi dicembre nel parlamento britannico. Costituitisi in assemblea costitutuente (dail), i membri dello Sinn Fein proclamarono l’indipendenza irlandese, formando un governo presieduto da Eamon De Valera.
Contemporaneamente i membri dell’Irish Republican Army (IRA), guidati a Michael Collins diedero vita ad una spietata guerriglia contro l’esercito e la polizia britannica. Alle sempre più efficaci tecniche adottate dall’IRA ed al numero crescente di perdite, l’Impero Britannico rispose con l’invio di reggimenti di mercenari denominati Black and Tans (perché portavano uniformi nere e marroni spaiate), che diventarono tristemente famosi per i loro soprusi e violenze, come la strage del 21 novembre 1920, passata storia come la Bloody Sunday del 1920.
Nel 1921 entrambe le parti, sfiancate da due anni di guerra, negoziarono il cessate il fuoco. Il 6 dicembre 1921 la stipula del tratto anglo-irlandese avvenne tra, tra il governo britannico, guidato da Lloyd George e la delegazione Irlandese presieduta da Arthur Griffith. Micheal Collins era presente tra i negoziatori, l’eroe della guerra di indipendenza.
Il Trattato sanciva non solo l’indipendenza irlandese. Allo stesso tempo all’Irlanda era riconosciuto lo status di dominion della Corona, con contestuale obbligo del Presidente della Repubblica Irlandese di prestare giuramento di fedeltà al Re. Il nuovo Stato era composto da ventisei contee cattoliche, mentre le restanti sei contee protestanti costituirono l’Ulster (Irlanda del Nord) che rimaneva unito all’Inghilterra.
Il Trattato provocò sgomento negli irlandesi. I repubblicani dello Sinn Fein rifiutarono la ratifica, mentre De Valera, piuttosto che prestare il giuramento di fedeltà si dimise dalla carica di Presidente, e fu sostituto da Griffith.
Lo scontro proseguì nell’assemblea del dail, dove il trattato, a fatica, fu ratificato con una maggioranza di appena sette voti. Tuttavia alle elezioni successive, l’elettorato premiò la fazione che aveva spinto per la ratifica del
trattato. Poco dopo scoppiò la guerra civile tra le forze governative e la fazione e lo Sinn Fen di De Valera.
La guerra terminò nel 1923, quando De Valera ottenne dai suoi di deporre le armi, per continuare la lotta in altro modo. Tra le vittime della guerra civile vi era anche Michael Collins, ucciso il 22 agosto 1922, durante un
imboscata.
Nonostante questi tumulti l’Irlanda rimase indipendente ma divisa dall’Ulster; separazione sancita anche da una commissione internazionale che, nel 1925, verificò la legittimità dei confini disegnati
dal Trattato, sancendone la definitività.
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