Le differenze tra il libro e la trasposizione cinematografica
Le differenze tra la sceneggiatura e romanzo iniziarono fin dall’origine, ovvero dalla vettura. Non a caso nella prima parte avevamo specificato due auto, anche se ne sarebbe dovuta indicare una terza. L’originale era una Plymouth Fury del 1958, quindi quella del libro scritto da Stephen King. Mentre le altre due, la Plymouth Belvedere e la Savoy, entrambe del 1957, vennero usate per la lavorazione della trasposizione cinematografica. Il motivo fu piuttosto semplice: di Plymouth Fury, in quel periodo, non ne circolavano più molte; quindi, la produzione del film dovette optare sull’utilizzo delle altre due auto, truccate dalla casa automobilistica di fabbricazione originale. Da quello che si nota è che i modelli non si discostano molto tra l’uno e l’altro.
Differenze, però, anche questo come già precisato, sostanziali in fatto di sviluppo della trama. I personaggi, nel bene o nel male, ci sono quasi tutti nella trasposizione cinematografica. Il punto è che alcuni di loro s’incontrano in momenti differenti rispetto al romanzo. Partiamo dal bullo, anche se sarebbe meglio identificarlo come un vero e proprio delinquente, Buddy Repperton. Nel film, lo stesso vessa Arnie Cunningham, una prima volta, precedente all’incontro da Arnie e Christine; nel libro l’incontro tra il ragazzo e la vettura è già avvenuto quando lo stesso Repperton, con i suoi amici, terrorizza Arnie.
Ancora, il padre del ragazzo è presente sia nel romanzo e sia nel film, solo che in quest’ultimo il personaggio non viene maggiormente approfondito, come per esempio alcune dinamiche che avrebbero reso più chiari alcuni passaggi, anche se il tutto, per come è stato concepito il film e, quindi, montato, la storia regge molto il paragone con l’opera letteraria e per un altro motivo che fra non molto vi sveleremo e che, allo stesso, tempo, andremo ad analizzare.
Altra differenza sostanziale riguarda la morte proprio di Repperton: nel film è stata girata in questa maniera (mostrare scena da YouTube). Nel libro? Tra le pagine scritte da Stephen King, l’ambientazione è molto diversa. Nessuna stazione di servizio che salta in aria e la macchina non continua a camminare, uscendo tra le fiamme, verso la sua prossima vittima investendola.
No, la morte di Repperton è più complessa di quanto si potrebbe immaginare: avviene in mezzo alla neve. Inoltre, ci sarebbe di più: nel film la Plymouth rientra nella rimessa di Darnell tutta ustionata, mentre nel libro ciò non avviene e, soprattutto, lo stesso proprietario del garage di auto non viene ucciso da Christine. Invece, Moochie Welch, ovvero l’amico di Repperton, la scena in cui il personaggio muore si attiene suppergiù descritta da King nel romanzo, ma su questo ci torneremo più avanti.
C’è però una mancanza. Un personaggio che nel film non è per nulla presente. Se il padre di Arnie Cunningham appare in poche scene, nel romanzo è appunto approfondito; il padre di Dennis, invece, molto presente nel romanzo, nel film è totalmente assente in maniera anche del tutto inspiegabile. Forse un problema di budget? O più semplicemente John Carpenter voleva focalizzare l’attenzione molto sul giovane protagonista? Forse sì o forse no. Sta di fatto, tra libro e romanzo c’è un’altra grande differenza: il demone che muove la macchina.
Particolare, questo, che meriterebbe, molto probabilmente, un ulteriore approfondimento sul tema. È risaputo che in queste operazioni le versioni letterarie, al momento di giungere sul grande schermo, non sempre vengono rispettate per filo e per segno. Eppure, mai come questa volta, nonostante la totale differenza di dettaglio, anche in questo caso il paragone regge senza aver fatto storpiare il naso a molti all’epoca.
Nella versione letteraria, la Plymouth Fury del 1958 sembra essere governata, all’inizio, da un qualcosa d’inspiegabile, di sicuro da un’entità sovrannaturale; nel corso della lettura si scopre, senza alcuna ombra di dubbio, che a mettere in azione la quattroruote anni 50 sarebbe lo spirito del proprietario precedente.
Nel film, invece, questo particolare è profondamente modificato. Partendo dal presupposto dell’entità superiore malefica, la stessa vettura anni ’50 mostra, a quanto pare, vita propria in modo tale da plagiare in tutto e per tutto il fragile Arnie Cunningham. Aspetto presente, come detto, anche nel romanzo: ma forse si potrebbe affermare che la macchina, in entrambe le versioni, possiede e agisce con una natura propria tale da plagiare chiunque diventi suo proprietario, trattenendosi le anime dei vari proprietari che si avvicendano al volante.
Ci sarebbe, però, un’ulteriore differenza sostanziale: nel romanzo a plagiare Arnie è sempre l’auto, ma indirettamente; a compiere il lavoro, per non dire a completarlo, ci pensa lo spirito del proprietario precedente. Elemento che nel film non è per nulla presente: anzi, la figura del proprietario precedente con suo fratello vengono, in verità, fuse in un unico personaggio, ovvero colui che rivende l’auto al ragazzo per poi vendere casa ma, attenzione, non muore come nella versione letteraria.
Costato solamente dieci milioni di dollari, nel solo mercato statunitense ne incassò solamente 21. Ciò, però, non ha vietato che questa trasposizione cinematografica, nel corso di questi lunghi quaranta anni, non solo venisse riconsiderata e quindi riscoperta grazie ai continui passaggi televisivi. Ma è considerato, dai molti fans e anche del romanzo, come un vero e proprio cult.
Il New York Times, a suo tempo, affermò che ‘Christine’ era ‘un romanzo grandioso e impossibile smettere di leggere’. In effetti è così ed è impossibile dare torto all’autorevole quotidiano newyorchese. Ciò può essere confermato da chiunque abbia avuto la fortuna di leggere il libro di Stephen King, venendo coinvolti attraverso la forza descrittiva e con uno stile, propriamente di scrittura, coinvolgente da parte dell’autore. Uno stile che rappresenterà il preludio ad un altro grande romanzo che sarà pubblicato tre anni più tardi: nel 1986, ‘It’.
Se la storia, lo stile di scrittura di Stephen King e quella metafora non tanto esagerata sul connubio donne e macchine, come passione naturale, dell’americano medio ha contribuito a rafforzare il successo di un romanzo comunque ritenuto immortale; in ambito cinematografico cosa ha veramente contribuito al successo di questa prima versione sul grande schermo? Oltre agli effetti speciali, oltre al mistero dell’auto, oltre ad uno sviluppo veloce e senza tempi morti, il film viene aiutato grazie e soprattutto da una spettacolare colonna sonora, composta non solo da musiche composte dallo stesso regista, ma anche di pezzi musicali storici con tanto di cover di ambientazione dell’epoca: la fine degli anni ’70.