La trasposizione cinematografica regge il paragone con la versione originale di Stephen King
Uno speciale nello speciale? Perché no; ma non nel modo in cui penserete voi. Il tema trattato, nonostante si tratti mera fantasia, non è proprio consono allo Special Christmas 2023 inaugurato lo scorso venerdì. Merito o colpa del protagonista o, per essere precisi, della protagonista principale di un romanzo, prima, e di una storica trasposizione cinematografica, poi. Uno speciale, comunque, che tende ad inglobare, forse per la prima volta, anche il classico appuntamento del primo giorno della settimana: quello, ormai, conosciuto come ‘La canzone del lunedì’. Si, proprio quel primo giorno che stiamo cercando di farvi piacere con le nostre canzoni analizzate o ricordate di primo mattino, a meno che non abbiate ‘Christine’ e allora si salvi chi può in tutti i sensi.
Quello che abbiamo appena usato è, allo stesso tempo, un nome ed un titolo. Un nome di ragazza o comunque, di donna, o il titolo di un romanzo e di un film?’, vi chiederete voi? E dobbiamo ammettere che siete andati parecchio vicino questa volta. Un solo particolare avete, per così dire, sbagliato: il primo. ‘Christine’ non è né una ragazza, adolescente o al massimo sui venti anni, o una donna, no. È un mezzo di trasposto, una macchina, un’auto, una vettura proveniente dal mitico e leggendario decennio 1950.
Modello? Allora, su questo punto dobbiamo essere ancor più precisi perché ne esistono due. La prima è una Plymouth Fury del 1958; la seconda, invece, è sempre una Plymouth ma Belvedere del 1957. Per molti versi, questa particolare protagonista, non è una macchina comune. Possiede un qualcosa di sinistro, nonostante il fascino che gli si attribuisce grazie alla struttura della carrozzeria e del coloro rosso vivo, acceso, quasi fiamme dell’inferno.
Ecco, soffermandoci su quest’ennesimo dettaglio, è inutile ricordarvi del richiamo al titolo di un film diretto dal geniale regista di nome John Carpenter. Ma lo stesso John Carpenter non è l’autore della trama originale, no. Come detto abbiamo fatto menzione ad un romanzo che uscì nel 1983, con il semplice titolo di ‘Christine’, il cui autore è l’altrettanto geniale, visionario e Re del Brivido Stephen King. La trasposizione cinematografica, invece, quella diretta da Carpenter s’intende, uscì il 4 dicembre del 1983. Dunque, sia libro che film compiono, quest’anno, 40 anni tondi, tondi.
Per celebrarli, entrambi, non potevamo esimerci dal non creare uno speciale per l’occasione, logicamente sganciato dallo Special Christmas per ovvi motivi. Infatti, ‘Christine’, sia nel romanzo e sia nella trasposizione cinematografica, possiede, nella sua essenza, non tanto di significato ma quanto di emblema o meglio uno degli emblemi della cultura americana è, appunto, il culto, semmai lo si vuole intendere in questa maniera, dell’auto.
Sulle macchine americane ci sarebbe una sconfinata bibliografia e non solo. Si pensi a tutti i telefilm di quel periodo, tra la metà degli anni ’70, tutto il decennio 1980 e fino ad arrivare ai giorni nostri. Senza dimenticare lo stesso film come: ‘Duel’, primo lungometraggio diretto da un giovanissimo Steven Spielberg, anche se in tal caso i mezzi principali erano una macchina ed un misterioso autoarticolato e ‘La macchina nera’. Veicoli protagonisti, per così dire, di opere televisive e cinematografiche tra il 1971 ed il 1977.
Mezzi di trasposto alquanto particolari, sinistri, inquietanti che se avevate la sfortuna d’incrociare il loro cammino era meglio cambiare strada. E per Christine? Quando il romanzo uscì, Stephen King aveva all’attivo già alcuni anni di successi letterari. Partendo dal suo vincente esordio con ‘Carrie’, del 1976, per proseguire con ‘Shining’, l’anno successivo, fino ad arrivare a quest’omonimo romanzo del 1983.
Lo scrittore americano narra la vicenda oscura, più vicina ad un horror-thriller, in cui anonimo studente di liceo, Arnold Cunningham, conosciuto meglio con il diminutivo di ‘Arnie’, sottomesso continuamente dai suoi compagni di scuola ed anche dai genitori ma, in special modo, da sua madre, un giorno, mentre sta per ritornare a scuola, a bordo dell’auto guidata dal suo amico d’infanzia, rimane folgorato da qualcosa che vede dal finestrino lato passeggero.
Vede, appunto, la carcassa della vettura fino adesso menzionata. Da quel momento in poi avverrà, da parte dello stesso ragazzo, una vera e propria trasformazione che non solo lo renderà, almeno in apparenza, sicuro di sé, ma malvagio e pronto a tutto per difendere l’amore della sua vita, non Leigh Cabot, la più bella ragazza del liceo, ma proprio l’auto che ha acquistato contro il volere dei propri genitori, determinando un clima di alta tensione fra le mura domestiche.
Una trasformazione narrata non proprio nello stesso identico modo. Nel senso che il romanzo differisce, per innumerevoli dettagli, dal film e per certi versi, almeno in questo caso, non vale la classica equazione, secondo cui il romanzo è, a priori, migliore del film perché la versione di John Carpenter tiene testa a quella originale ideata e sviluppata dallo stesso Stephen King.
Usciti nello stesso anno, sia il romanzo che il libro presentano delle differenze sostanziali su alcuni aspetti, su alcuni dettagli e, oltretutto, anche su alcune dinamiche intrinseche alla trama stessa, quasi a determinare una sorta di doppia natura della vettura stessa. Una natura che si differenzia, soprattutto, per modalità. Prima però di addentraci in questo aspetto che travalicherà di sicuro l’interesse meramente fantasioso, non abbiamo ancora detto alcune cose proprio del film, per poi riallacciarci al romanzo stesso.
Diretto, dunque, da John Carpenter, il quale riscosse successo l’anno precedente dirigendo Kurt Russell ne ‘La cosa’, ‘Christine – La macchina infernale’ è un film interpretato da Keith Gordon, John Stockwell ed Alexandra Paul. Specialmente quest’ultimo nome, molto probabilmente, vi dirà qualcosa. Anzi, molto di più di qualcosa e sicuramente l’avrete riconosciuta: era il tenente Stephanie Holden del corpo dei guardiaspiagge di Los Angeles, nella serie cult ‘Baywatch’. John Stockwell interpretava l’amico di Arnie Cunningham, ovvero Dennis Gultier; mentre il protagonista principale aveva il volto di Keith Gordon.
La sceneggiatura del libro vide la firma di Bill Philips e, come detto, è composta da notevoli differenze dalla storia originale. Forse, rivedendo al giorno d’oggi il film e una volta letto il romanzo, ci si accorse che, forse, alcune cose per l’epoca erano ritenute un po’ troppo forti, di forte impatto e non solo emotivo.