Quattro singoli fino adesso pubblicati per il talento emergente che proviene da Genova
Non è mai facile scovare i talenti, quelli veri intendiamo noi. Quelli che venivano cercati in un certo modo, un’epoca fa, nei posti più sperduti. Soprattutto, nel mondo musicale rappresentavano, non un po’, ma una forte scommessa per colui che fosse convinto delle capacità della cosiddetta giovane leva o comunque del o della cantante alle prime armi, agli esordienti, tanto per essere ancor più precisi. Cantanti che, una volta ascoltati e con notevole attenzione, possono lasciare un segno e, ancor di più, che magari non sono neanche italiani ma stranieri.
Ci teniamo a sottolineare quello che sembra un particolare di poco conto per portarvi, oggi, alla scoperta di una cantante in particolare. Prima di conoscerla vedete ed ascoltate la sua canzone attraverso il video realizzato nelle scorse settimane e pubblicato venerdì 24 novembre.
Avete visto ed ascoltato? Si chiama Alessandra Clemente ed è italianissima, ma la sua pronuncia, la sua intonazione di voce è molto simile, per non dire identica, ad una classica cantante americana o comunque straniera. Per la rubrica, appunto, ‘Talenti Emergenti’ l’abbiamo intervistata, telefonicamente, e lei non si è sottratta alle nostre domande, alle quali ha risposto gentilmente.
Quesiti che hanno l’unica finalità possibile di conoscerla e attraverso cui, tanto per incominciare, ci permette di scoprire che è di origine ligure e che la sua storia, quella con la musica, ha preso il via quando era solo una bambina, vedendo un concerto e non proprio uno dei tanti.
“Fin da piccola. Poi a dieci anni, un giorno, ho visto un concerto dei Matia Bazar e lì è scattata la molla e mi sono detta: voglio far la cantante, all’epoca di Antonella Ruggiero. Sono rimasta folgorata, la guardavo come se fosse una Dea”. In fondo, accade sempre così; ed è vero. Basta un qualcosa come un concerto o una canzone o un cantante, nel suo caso una cantante, che riesce a far breccia nel cuore e nella mente di bambini e bambine pieni di sogni e il gioco è fatto.
Eppure, Alessandra Clemente, due anni prima di rimaner folgorata dai Matia Bazar ci rivela che: “Io ho iniziato a cantare all’età di 8 anni, sono entrata in oratorio e mi hanno messo subito nel coro, tra le voci bianche, e poi da lì ho continuato a studiare: ho fatto un po’ di pianoforte, un po’ di musica, un po’ di canto. Sono andata avanti così, fino a quando non ho incontrato il mio maestro che è Giuseppe Mormora, baritono, e con lui ho iniziato anche canto lirico; quindi, ero ragazzina quando iniziato canto lirico ed è anche il mio maestro di vita”.
Una gavetta, dunque, avviata in tenera età pensando, forse, che sia solamente un gioco fino a quando, durante il percorso esistenziale di Alessandra si fa strada l’idea che, quasi sicuramente, quella stessa passione potrebbe diventare qualcosa di più. le chiediamo quando avvertì, dentro di sé, tale sensazione:
“Si ho capito che ci potesse essere un futuro, poi per un certo periodo ho lasciato la lirica, riprendendo canto moderno ed entrai al conservatorio e mi sono iscritta al canto Jazz, iscrivendomi a triennio più le specializzazioni relative al canto Jazz del biennio. Quindi ho fatto un po’ di tutto, per questo sono eclettica nella musica; per il semplice motivo di abbracciare tutti i generi alla fine. E mi piacciono tutti. Non ho mai la puzza sotto il naso. Io guardò la qualità, se è bella io ascolto un po’ tutto”.
Il periodo è sempre quello, in sostanza. Quello della crescita, della formazione e del consolidamento delle proprie aspirazioni. Tra una risposta e l’altra, sorge spontanea una domanda; inevitabile, per non dire scontata: relativa all’uscita o comunque alla registrazione di un album vero e proprio, nonostante i singoli pubblicati sono solamente due, fino adesso:
“Io adesso sto lavorando ad altri brani. Con il mio produttore, Fabio Moretti di Milano ed ha collaborato con molti artisti famosi, tra cui Eros Ramazzotti, Roberto Vecchioni, Spandau Ballet e Grignani e quindi li metteremo insieme. Lo scopo, però, è quello di pubblicare un singolo di tanto in tanto per raccoglierli in un solo album. Comunque li ho già scritti tutti e sono una decina. Ci metterò ancora un po’ di tempo, però ci stiamo lavorando. Ancora non si sa come si chiamerà il disco”.
Ancora non si sa come s’intitolerà il disco e neanche quando uscirà, ma al momento ci sono quattro singoli, di cui tre su Spotify e tutti e quattro su Youtube, e tre videoclip, così un tempo venivano chiamati i video musicali. Attenzione, però, gli ultimi due, ‘I am in you’ e ‘Lullaby’ sono stati prodotti da Fabio Moretti. Per quanto riguarda un terzo singolo, in modo particolare, è stato prodotto dal marito e chitarrista di Elisa, Andrea Rigonat, dal titolo: ‘Rising (From a shadow) In tutti i casi, Alessandra Clemente, fa sentire la sua voce soave e potente, con una precisa pronuncia, da accento americano più che inglese, e per un semplice motivo che ci spiega lei stessa.
Ci svela che, nella sua città, Genova, giungevano, fino a qualche anno fa, le navi militari americane che portavano diverse cosa dalla nazione a stelle e strisce e nel rapportarsi con loro la aiutata molto nell’apprendimento, comunque, della lingua inglese, nonostante l’accento sia, indissolubilmente, yankee.
Ciò spiega, dunque, la sua capacità nel non far notare la differenza tra una persona che canta in lingua straniera e una che è proprio di madrelingua, creando quindi una piacevole confusione iniziale, come abbiamo sottolineato all’inizio. Prima di lasciarvi alle due canzoni di Alessandra Clemente, lei stessa ci confida quello che si potrebbe definire uno scoop o comunque una bomba: è parente del grandissimo Gino Paoli, cugino del padre di Alessandra. Di più non si può dire: di sicuro, però, aspetteremo il suo album per poi tornare a parlare di lei in maniera ancor più approfondita.