Tutte le tracce dello storico disco che ha polverizzato ogni record di vendite
Pubblicato tre anni dopo ‘Off the Wall’, ‘Thriller’ è composto da nove tracce. Nove canzoni che la spuntarono su ben trenta brani realizzati e pubblicati, in seguito, nel corso degli anni anche come postumi. La stessa canzone che presta il titolo al 33 giri era già in fase di sviluppo ancor prima della data ufficiale delle registrazioni. Ma quanti furono gli autori delle canzoni? E soprattutto chi erano?
Se Micheal Jackson viene accreditato per cinque brani, ovvero: Wanna Be Startin Something, The girl is mine, Billie Jean Beat It, mentre P.Y.T (Pretty young thing) la scrisse insieme a Greg Phillinganes. Le altre videro la luce grazie a Steve Porcaro che compose la bellissima Human Nature; Baby Be mine, The lady in My life e la stessa Thriller vennero realizzate da Rod Temperton. Si, forse su quest’ultima sarà caduto un mito per molti di voi.
C’è di più. Chi conosce bene Micheal Jackson e, in particolare, se non tutta almeno la maggior parte della sua produzione discografica, si renderà conto che l’intero album Thriller appare molto più completo rispetto al precedente, ‘Off the Wall’, improntato, nella sua essenza, sulla discomusic.
MJ in quel preciso periodo della sua carriera volle creare, come abbiamo sostenuto anche attraversi altri articoli a lui dedicati, qualcosa di veramente innovativo e di originale. Qualcosa che non si era mai ascoltato e visto. Fino a quel momento. Nonostante queste premesse il sesto album viene inaugurato da una traccia di ben sei minuti con la tipica impronta della discomusic.
Stiamo parlando di ‘Wanna Be Startin Something’, un pezzo musicale che termina con una sorta di samba improvvisata. Per la precisione quella parte è ispirata da una canzone camerunense di dieci anni prima. L’autore stesso qualche anno più tardi si convinse che il Re del Pop avesse in realtà copiato il suo brano. Il genere di Wanna Be Startin Something è sì pop, ma affonda le radici nella musica africana, nel funk, nella ‘disco’ e nel rhythm and blues ed uscì come singolo l’8 maggio del 1983.
La seconda traccia era rappresentata, invece, dalla canzone uscita per prima come singolo. Un brano che anticipava, dunque, l’uscita dell’album: The girl is Mine, impreziosita, come detto nella prima parte, dalla partecipazione di Paul McCartney. Un brano soft rock che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, riscosse un enorme successo. Soprattutto nelle classiche, piazzandosi tra le prime venti posizioni. Una canzone nata non solo quando i due avevano già duettato in ‘Girlfriend’ nel precedente album di Jackson, il quale contraccambiò due anni più tardi con ‘Say Say Say’ e ‘The Man’ per l’ex Beatle, ma durante la visione di un cartone animato.
La terza traccia ha il nome di ‘Baby Be mine’, una sorta di sequel di ‘Rock With you’, celebre brano contenuto in Off The Wall. Scritta da Rod Temperton, la canzone inizialmente venne scartata dallo stesso Micheal in favore di un’anonima ‘Hot street’. Alla fine, prevalse la prima mantenendo una certa coerenza di sound con l’album che stava prendendo forma.
Per ‘Thriller’ c’è un articolo interamente dedicato alla canzone, esattamente al video storico che rilanciò l’album nella sua interezza stravolgendo per sempre la storia della musica e dei videoclip.
Per quanto riguarda le canzoni ‘Billie Jean’ e ‘Beat It’, come già ricordato nella prima parte, vennero usate come singoli all’inizio del 1983. Se della prima canzone abbiamo già parlato ricordando la prima volta che Micheal Jackson mostrò al mondo il suo ballo diventato leggendario, per la seconda canzone, invece, si può benissimo affermare che si riuscì a dare vita ad una perfetta miscela di generi diversi del genere musicali: Pop Rock, Funk Rock, Soul, Dance Rock e Hard Rock.
Soffermandoci un momento su ‘Billie Jean’, questo spettacolare sound composto dalla miscela del genere disco, pop e rhythm and blues, il testo fu il frutto di una vicissitudine personale che lo stesso Jackson si trovò ad affrontare. Una donna, sempre nel 1981, lo avvicinò dichiarando che era segretamente sposata con lui e che aveva un bambino, ovviamente il figlio di Micheal Jackson. Anni più tardi quella donna venne ricoverata in ospedale psichiatrico.
Mentre ‘Human Nature’ venne ideata come detto da Steve Porcaro strimpellando il suo piano. La melodia venne da sé, mentre pensava a sua figlia. Anche il famoso ritornello, ‘Why, Why, venne confermato nella versione che noi tutti conosciamo. Le ultime due tracce sono Pretty young thing e Lady in my life.
In tutti questi quaranta lunghi anni l’album è stato celebrato, ricordato e premiato più volte. Non sono mancate, in più occasioni, anche delle riedizioni dello stesso come ‘Thriller25’ e ‘Thriller30’, ristampate in cui non solo veniva riproposto il long play così come venne venduto all’epoca, ma anche con alcuni di quei trenta brani che vennero considerate adatte per il disco.
Stessa operazione è avvenuta anche quest’anno: ‘Thriller40’. Un cofanetto in cui non sono solamente riproposte le canzoni con l’ordine di originaria pubblicazione, ma anche alcune di quelle che vennero scartate: Starlight, Got the hots, Who do You Know, Carousel, Behind in the mask, Can’t get outta the rain, The Troy, Sunset Driver, What a lovely way to go, She’s Trouble. Questa ristampa è uscita lo scorso 18 novembre.
Prima di lasciarvi all’ultima parte di questo speciale, c’è ancora un altro elemento che non abbiamo affrontato. Un altro dettaglio che spiega anche perché è nato il mito di Micheal Jackson il quel 30 novembre di quaranta anni fa. Il Re del Pop fu il primo ad abbattere le barriere fra i generi musicali, permettendo il suo ingresso nelle classifiche cosiddette da bianchi. Anche il nascente canale musicale Mtv dovette ricredersi, permettendo così, la messa in onda dei suoi video e, quindi, della sua musica.
Ma il destino stesso di Micheal Jackson iniziò a mutare tra il dicembre del 1981 e quello dell’anno successivo e, con lui, anche la musica. Galeotto fu un film considerato, oggi, un vero e proprio cult e che uscì più di quarant’anni fa: 19 dicembre del 1981. Il titolo era ‘Un lupo mannaro a Londra’, diretto da John Landis, già entrato di diritto nella storia del grande schermo per ‘The blues Brothers’.