Non solo una riflessione, ma anche il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione del World Trade Center
E quali sono queste stranezze? Dettagli apparentemente insignificanti, coincidenze che sembrano state create ad arte da qualche abile sceneggiatore e regista hollywoodiano, con la complicità di qualche produttore ambizioso, i quali hanno realizzato, non sul grande schermo ma nella realtà di tutti i giorni, uno degli attentati più spettacolari e terrificanti che la storia possa ricordare. Un piano ideato chissà quanti anni prima e iniziato a mettere in pratica, di sicuro, qualche mese prima da quella data non scelta a caso.
Partiamo proprio da questo elemento. Una considerazione non di poco conto che crea, in tutto e per tutto, abbastanza inquietudine: come tutti sanno il numero generale per le emergenze negli Stati Uniti d’America è il 911. Noi, in Italia, per leggere qualsiasi data lo facciamo mettendo prima il numero, 11, e poi il mese, 9 come settembre, ovviamente. Ma gli americani?
I cittadini a stelle e strisce considerano prima il mese, 9 in questo caso, e poi il giorno, 11. Coincidenza, vero? Lo è solo fino ad un certo punto. La volontà degli attentatori o comunque di chi ha avuto questa idea era quella di non far mai dimenticare quello che era successo, come una sorta di monito definitivo. L’11 settembre, dunque, è stato anche questo per dire altro.
Ecco, adesso possiamo soffermarci sull’altro, su quell’ulteriore parte del resoconto di quella giornata poco chiara e molto, ma molto lacunosa. Dicevamo delle coincidenze, troppe per essere tali in quella giornata. Andando, però, con ordine bisogna un momento raccogliere meglio le idee per poter analizzare il tutto.
In quella mattinata settembrina, in cui l’estate era ancora molto lontana dal salutarci. Tante piccole situazioni divennero realtà in maniera contemporanea senza che nessuno se ne accorgesse. Oppure no? Bisogna comunque considerare, in primis, un ulteriore elemento: che gli attentati non si svolsero solo ed esclusivamente a New York, ma anche a Washington e nello Stato della Pennsylvania. Detto questo possiamo procedere.
L’allora Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, figlio del predecessore di Bill Clinton, non era nella capitale, ma a Pensacola in Florida in visita in una scuola elementare. La sua reazione oltre a fare il giro del mondo è ormai ben nota, quando gli fu sussurrato all’orecchio, da parte di uno dei servizi segreti, che un secondo aereo avesse colpito e affondato, più tardi, la seconda torre del World Trade Center.
Perché poniamo l’accento proprio su questo aspetto? Per il fatto che uno dei quattro aerei dirottati era diretto verso o il Campidoglio o la Casa Bianca e il Presidente non era all’indirizzo di Pennsylvania avenue. Appunto, una prima coincidenza. La seconda invece, riguarda la classica situazione che si vedono nei film in cui i militari americani vengono distratti da un’esercitazione fittizia.
Il punto, però, che quella mattina l’esercitazione era vera ed era stata organizzata in una zona molto, ma lontana dall’aerea degli attentati da vincolare tutti i militari. Alla fine solamente due caccia riuscirono a levarsi in volo per cercare di proteggere, alla meno peggio, i cittadini della Grande Mela.
La terza stranezza è rappresentata dalla sparizione, durante gli attentati, dei vertici americani. Che il Commander in Chief venga preso di peso è fatto salire sull’Air Force One è, ormai, il protocollo più famoso del mondo; come anche portare in un altro luogo sicuro il suo vice. Ok, va bene ci siamo. Ma il Ministro della Difesa, Donald Rumsfeld? Era normale che sparisse anche lui, ma non dai radar di chi cercava di contattarlo.
Si dice che qualcuno riuscì ad interloquire con il medesimo sul da farsi e la risposta ottenuta sarebbe stata un laconico ed ambiguo: lasciateli fare. O almeno questo era il senso della frase riportata successivamente dai resoconti ufficiali nel cercare di capire cosa in realtà fosse successo.
Infatti, cosa è realmente successo? Si potrebbe dire un blackout. Appunto, questo è il termine giusto per descrivere il ‘guasto’ tra le comunicazioni non solo tra i responsabili degli aeroporti da dove erano decollati i quattro velivoli e i vertici militari con il Ministro della Giustizia. Non solo.
È il termine appare giusto anche per indicare quel silenzio comunicativo tra le due grandi agenzie investigative americane, sia esterne che interne. Ovvero la Cia e l’Fbi. Le informazioni, nel corso degli anni non erano state solamente raccolte ma anche addirittura analizzate. Ma, l’errore più grave e che le due agenzie non hanno mai collaborato fra loro per scambiarsele evitando, così, una tragedia di queste proporzioni e che ha rappresentato una macchia indelebile per entrambe.
Ancora: la metafora del guasto deve essere anche rapportata a quei frames delle immagini a circuito chiuso del Pentagono. È normale farci vedere e rivedere, fino allo sfinimento, le immagini delle Twin Towers venire colpite, ma perché non mostrare al mondo quello che poi è successo al Pentagono? Sicurezza nazionale? Ma ormai la frittata era fatta.
Per alcuni ha colpire l’edificio è stato veramente un aereo, ma il buco nella struttura dell’edificio era troppo piccolo per farlo risalire ad un boing. Allora si è pensato ad un piccolo velivolo, ma era troppo leggero il mezzo per cercare di creare un danno seppur superficiale. Allora, forse, si è parlato di un missile. Ma lanciato da dove?
Per non dimenticare l’ultimo aereo, quello che per molti sarebbe stato abbattuto da un jet militare anche se poi si parla di una possibile ribellione dei passeggeri contro i terroristi. Anche se molti non sono convinti delle chiamate fatte ai familiari, da parte dei passeggeri, prima del tragico schianto. Come non sono convincenti le spiegazioni relative al crollo strutturale delle due torri e sul quale sarebbe meglio non dilungarsi, il più del dovuto.
Come non sono convincenti i modi in cui un sistema difensivo di queste dimensioni, quello americano, appunto, saltasse con tanta faciloneria. Ed è normale credere che ci sia stata la mano di qualcuno che abbia favorito il tutto. Perché sennò si parlerebbe del semplice fatto che la più grande potenza mondiale, quindi il più grande sistema difensivo del mondo, si sia fatto fregare nel modo più prevedibile possibile.