Per l’occasione abbiamo intervistato il giornalista e scrittore Michelangelo Iossa
Lui ha vissuto la vita come un circo, perché di fatto ha vissuto come un nomade per molti anni perché girava con i suoi fratelli e poi da solo. Però in realtà per lui vale la regola dei trapezisti. Infatti, quando li guardiamo vediamo che fanno cose complicate, impossibili come i volteggi. In effetti quando loro fanno i volteggi lo fanno sorridendo, mostrando che in realtà è tutto un grande gioco, in realtà dietro a quel sorriso c’è un lavoro gigantesco, enorme. Tale regola vale anche per lui, perché fa delle cose complicatissime con la voce, con il ballo e con la sua arte performativa con una luce scintillante, anche se sembra semplice è difficile imitarlo cadendo rovinosamente.
Ecco perché la metafora del circo centra eccome e non sembra fuori luogo. Oltre a quello che mostrava sul palco, Michael Jackson era circondato da una serie di personaggi che lo hanno portato, inevitabilmente, alla tragica e prematura scomparsa. Molto probabilmente sono gli stessi che in quell’afoso 17 agosto di trenta anni fa, quando il cantante era all’apice della sua carriera e aveva il mondo in mano, dovette affrontare, in malo modo, quelle accuse infamanti. Per non andare a processo, Micheal Jackson dovette pagare una cifra risarcitoria, forse, per qualcosa che non aveva mai e poi mai commesso.
Tutte quelle accuse lo portarono verso un viaggio senza fine. Un viaggio in cui non era più lui il centro della musica. Un viaggio in cui tutto il suo estro musicale e da uomo di spettacolo si sarebbe spento pian piano fino a quel maledetto 25 giugno del 2009, lasciando comunque il mondo basito e orfano del più grande punto di riferimento musicale che ci sia mai stato non solo nell’universo del pop.
Ma proprio tornando sulla cricca, un po’ come quella di Elvis Presley ma senza l’appellativo di mafia, Michelangelo Iossa ci riporta un aneddoto, raccontato a sua volta da una nota coreografa di nome Karole Armitage. Una differenza, dunque, tra lui e Madonna che, a sua volta, si ricollega anche ad un altro grande paragone che abbiamo menzionato all’inizio di questo mega speciale interamente dedicato alla sua figura.
Il giorno delle riprese del video di Vogue vanno in questo capannone: arriva Madonna, tutta preparata, tutta truccata, alle 5.00, arriva Karole Armitage, provano gli ultimi passi etc… girano il video e in tre takes il lavoro è finito. In tre giorni il ballo fatto da Madonna e in tutto questo ‘è buona la prima’. Sai com’è ti aspetti questo perché Madonna è una vera e propria macchina da guerra; perché è una che studia molto. Ha una tigna che molti altri non hanno. Ha persino dimostrato che senza avere lo stesso talento di Micheal Jackson di essere un’icona assoluta”.
Quando arriva Jackson in questo grande studio Hollywoodiano la scena era questa: Naomi Campbell sul set, preparata da Karole Armitage, perché comunque doveva fare un minimo di movimenti che servivano per la macchina da presa. Quindi si prepara e tutta la mattina aspetta lei con tutti gli altri. Quindi tutta la mattina aspettano e aspettano. Nel frattempo, la macchina di Robert De Niro che girano intorno al capannone, perché lui all’epoca era fidanzato con Naomi Campbell. Gelosissimo e Karole Armitage mi raccontava che lo stesso De Niro la chiamava ogni cinque minuti chiedendole cosa stesse facendo o con chi fosse. Addirittura, Carola disse a Naomi di farlo ugualmente sul set, ma Bob De Niro non voleva per la paura di essere fermato perché avrebbe attirato l’attenzione per la sua presenza. Quindi lui, per un giorno e mezzo, girò con la macchina intorno a questo capannone facendo domande a raffica e per questo che si sono lasciati, per la gelosia.
Nel frattempo, Karole Armitage lavora con i coreografi aspettando Michael Jackson e lui si presenta il pomeriggio. Doveva andare alla mattina alle nove ma si presenta alle tre del pomeriggio con questo set di persone: lui con due bambini con lo zucchero filato, dietro di lui tre o quattro assistenti, una decina di fans non ben identificati, un cucciolo di elefante; dieci guardie del corpo, duo o tre addetti stampa, quattro truccatori etc, si presenta e Karole dice: ok, adesso ci prepariamo per lavorare e lui risponde ‘No, sono venuto solamente a vedere il set oggi.
Osserva il set per 1 ora e se ne va e tutti quanti vengono liberati per il giorno seguente, perché disse vengo ‘domani mattina’. Il giorno successivo stessa scenetta: Naomi Campbell, Robert De Niro e la troupe che aspetta Michael Jackson. Questa volta si presenta in tarda mattinata. Si presenta come il giorno precedente, ma altre quaranta persone in più che gli dicono: quanto sei forte, quanto sei figo; anche questa volta accompagnato da un animale: una zebra o comunque un pony. Carola, ormai sconcertata, gli chiede se è il momento di iniziare a lavorare. Lui risponde così: Sono venuto a vedere come sta procedendo il lavoro.
A quel punto Karole se lo prende e gli dice testuali parole: sono una professionista, per me tutto questo circo equestre lo puoi prendere e gettare nel cesso. Se tu domani non balli voglio essere pagata il doppio perché mi hai fatto perdere due giorni di lavoro. Se tu non vuoi lavorare con me mi paghi la penale. Il giorno dopo Michael Jackson venne con un solo assistente ed un truccatore e in mezz’ora buona la prima, avevano finito tutto e nel vederlo lei disse: mi accorsi quanto talento fosse sprecato perché fece meglio di quello che io avevo pensato.
Ciò che lo stesso Michelangelo Iossa ci ha raccontato, riportando i fatti anche in maniera ironica, perché pensare a Robert De Niro che si aggirava intorno al set come il suo famoso personaggio interpretato nel 1976 nel film ‘Taxi Driver’, conferma quanto stiamo affermando fino adesso su Jacko.
Il Re della musica Pop nella sua essenza, nella sua capacità di essere performer al cento per cento e di possedere un dono che il destino o comunque qualcuno in alto gli aveva donato era facilmente accostabile a Diego Armando Maradona. Difatti, lo stesso fuoriclasse argentino, spesso e volentieri, quando si trovava nelle fila del Napoli, non si allenava mai con regolarità o comunque per non dire mai. Una volta in cui si presentava in campo la domenica dispensava giocate spettacolari e lampi di genio. Michael Jackson era la stessa cosa.