Era il 25 marzo del 1983 quando Micheal Jackson lo eseguì per la prima volta sulla Nbc

In alcune occasioni non è semplice trovare il modo giusto per introdurvi a uno dei tanti eventi che hanno reso indimenticabili gli anni ’80. In fondo eravamo rimasti a questo la settimana precedente, giusto? Con l’ulteriore dubbio, quasi metaforicamente amletico, da dove iniziare a riprendere a raccontare, in un modo totalmente differente, questo decennio.

Alla fine, grazie anche ad un anniversario non proprio ufficiale, si è deciso di optare ancora una volta per la musica; ulteriore motivo che ci ha spinti nel posticipare il classico appuntamento dal venerdì a questo sabato, a FreeTopix Magazine, di Forever 80s, la rubrica degli anni ‘80. Si, ancora e sempre con il mondo delle sette note, dunque. D’altronde la musica ha sempre avuto una notevole rilevanza in questo giornale e non può essere altrimenti.

Si parte, dunque, come detto da un anniversario non ufficiale. Un quarantesimo anniversario, comunque, che, a sua volta, rappresentava un’ulteriore celebrazione di un altro anniversario, legato ad un altro evento storico legato alla musica. In quel 25 marzo del 1983 venne celebrata la ricorrenza della fondazione di una famosa casa discografica: la Motown, diventata ufficiale il 12 gennaio del 1959 da Berry Gordy, un produttore discografico e autore di canzoni.

Un’etichetta discografica di soli artisti afroamericani, la quale sarebbe diventata in pochissimo tempo una fucina di irripetibili talenti e autori di singoli diventati, nel corso dei decenni, a dir poco leggendari. Tanto per citarli qualcuno ne fecero parte: Smokey Robinson, The Supremes, Martha & The Vandellas, James Brown, Aretha Franklin, Diana Ross, Stevie Wonder, I temptations e così via.

Tra i tanti che presero parte a quella mastodontica rimpatriata c’era anche un cantante? Beh, in effetti qualcuno starà già iniziando a mugugnare, manifestando tutto il suo disappunto sul semplice fatto che identificare colui che è anche ritenuto, in tutto per tutto, uno showman a trecento sessanta gradi, all’epoca di quasi venticinque anni, era ed è ancora oggi molto riduttivo. Si, ce ne rendiamo conto.

Ma non è semplice trovare il modo giusto per introdurvi a uno dei tanti eventi che hanno reso indimenticabili gli anni ’80. In questo caso non c’è solamente da raccontare quello che è successo quaranta anni fa, perché c’è una storia nella storia; per non dire tante storie musicali che si fondono e con un altro nome da ricordare Jeffrey Daniel. Anzi due.  In fondo ciò che stiamo cercando di dirvi, anche, che questa storia non solo ha origini anni ’80, ma anche anni di fine ’50 e, come abbiamo visto, anche fine anni ’70. Un incrocio di epoche, insomma, che esplodono tutte in una sola volta.

Andiamo, però con ordine e ritorniamo allo showman. Lui era considerato il cosiddetto ragazzo della cittadina operaia di Gary. Apparve sulla scena musicale, travolgendo tutto e tutti, verso la fine 1969 all’età di soli undici anni con altri suoi fratelli e non si sarebbe più fermato. Quel gruppo, composto di soli ragazzi e per la precisione cinque, erano conosciuti con il nome di famiglia: Jackson 5, ma la vera attrazione era proprio lui con il suo talento troppo naturale. A quell’età più che cantare: interpretava la canzone come se avesse chissà quale esperienza di vita vissuta.

L’idea di fondare il gruppo venne in mente a Joe Jackson, il capofamiglia. La leggenda narra che il giorno 5 luglio del 1954, tornato stremato dal lavoro, Joe accese la radio e ascoltò un cantante che intonava una nuova versione di una canzone in stile rock. Per anni lo stesso Joe aveva cercato invano di farsi strada nel mondo della musica, ma inutilmente. Essendo la sua una famiglia numerosa, composta dunque da tanti figli, il giorno 29 agosto del 1958 nacque in casa sua un altro bambino, battezzato con il nome di Micheal Joseph Jackson, meglio conosciuto con il nome di Micheal Jackson e il cantante che aveva ascoltato: Elvis Presley, il resto è storia della musica.

Tornando alle celebrazioni della casa discografica, la Motown, bisogna oltremodo aggiungere che rappresentò una di quelle serate che sono rimaste impresse nella storia non solo della musica ma anche della televisione. Il canale statunitense Nbc si accollò la responsabilità di registrare lo show di oltre due ore, per poi mandarlo in onda qualche mese più tardi, il 16 maggio dello stesso anno. Ma in fin dei conti la data che ha più rilevanza è proprio quella di oggi.

Condotto dall’attore comico Richard Pryor, all’auditorio civico di Pasadena nell’omonima città, nello Stato della California, in quella sera di fine marzo, in cui si avvicendarono sul palco i più grandi talenti della musica black a partire dagli anni ’60, successe qualcosa che segnò per sempre quel decennio. Incastonandolo nell’eternità non solo musicale, appunto, ma anche dell’entertainment, ovvero dell’intrattenimento. Miscelando musica e ballo in uno mode del tutto innovativo.

FINE PRIMA PARTE

Alcune immagini sono prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avranno qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione, indirizzo email freetopix.magazine@libero.it che provvederà prontamente alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *