Maestro indiscusso delle arti marziali, esordì sul grande schermo come bambino prodigio
Se non ci avesse lasciato in quel lontano 20 luglio del 1973 chissà, se fosse ancora tra noi, come avrebbe festeggiato uno dei suoi traguardi più importanti della sua vita. Chissà se avrebbe continuato a dividersi tra Hong Kong e gli stessi Stati Uniti d’America nel quale aveva deciso di vivere durante i suoi primi anni di vita professionali, per poi ritornare in patria?
Sicuramente lo scorso 10 marzo avrebbe fatto gli auguri al suo più grande avversario con cui si è misurato, anche se solo in pellicola, per i suoi 80 anni per poi riceverli dallo stesso fuoriclasse statunitense in occasione del suo compleanno, attraverso il quale anch’egli avrebbe raggiunto la stessa età.
Bruce Lee, purtroppo, non arrivò nemmeno ai 40. La sua vita terminò misteriosamente all’età di soli 32 anni. Giovanissimo. E per tutto il mondo fu uno shock. Vederlo nei panni dell’eroe solitario Yen Chen che aiutava i più deboli, ammirarlo in tutta la sua forza fisica e tecnica, accompagnata da un’immensa classe nei movimenti, per la disciplina delle arti marziali che ideò personalmente ancora oggi fa un certo effetto.
Ufficialmente il decesso era dovuto all’intolleranza ad un’aspirina che l’attrice Betty Tin Pay gli diede per quel continuo mal di testa che lo infastidiva da tempo. Eppure Lee Juan Fan, vero nome dell’attore, maestro e fuoriclasse indiscusso delle arti marziali, aveva già avuto un malore due mesi prima. Esattamente il 10 maggio. Allora si trattò di un edema celebrale.
Bruce Lee era nato il 27 novembre del 1940 nella città di San Francisco. Si potrebbe dire un cino-americano. In verità è in parte così. Subito dopo la nascita, avvenuta precisamente nello storico quartiere di Chinatown della città californiana, il padre musicista e che in quel periodo si trovava negli States per una tournèè musicale riporto il neonato subito in Asia.
Lì il futuro fuoriclasse delle arti marziali apprese tutto quello che c’era da apprendere sulle varie discipline, tanto che ne creò una tutta sua, denominata: Jeet Kune Do. Era costituita da vari colpi presi dalle discipline già esistenti e non solo quelle classiche delle arti marziali, ma addirittura anche dal pugilato.
Non ebbe carriera facile negli Stati Uniti. Il razzismo colpì anche lui, purtroppo. Nonostante ciò partecipò ad una storia televisiva, ‘Green Hornet’, che a sua volta ebbe un crossover con il ‘Batman’ di Adam West. Ma per il mondo intero, Bruce Lee, divenne mito e leggenda nello stesso tempo con quelle tre produzioni realizzate ad Hong Kong, in cui apparve nel ruolo dell’eroe solitario. Tre film realizzati tra il 1970 ed il 1971.
Ma l’idea per una serie televisiva l’ebbe anche lui in quegli anni, oltre a quella tratta dai suoi appunti e realizzata decenni dopo la sua prematura scomparsa e che va in onda su sky. Il ruolo glielo soffiò David Carradine. Il Personaggio era un monaco Shaolin che dalla Cina andava in America, al tempo del Far West, in cerca del fratello. La serie era intitolata ‘Kung Fu’.
Nei primi anni in America, Bruce Lee, incontrò e sposò una giovane donna, Linda Emery, dalla quale ebbe due figli: Shannon e Brandon; quest’ultimo morì tragicamente durante la lavorazione del film che gli avrebbe donato fama e successo, ‘Il corvo’, allontanandolo, quasi definitivamente, dalla pesante ombra di suo padre Bruce. Brandon Lee aveva ventotto anni quando scomparve il 31 marzo del 1993.
La morte, nella famiglia Lee, è arrivata per due volte in un momento particolare. Entrambi stavano girando un film che gli avrebbe portato verso la definitiva consacrazione ed entrambi sono morti troppo presto e in circostanze misteriose. All’epoca, come ancora oggi, si parla di una strana maledizione rivolta all’asso delle arti marziali.
Il funerale di Hong Kong di Bruce Lee rimarrà un evento unico per la storia di quel territorio. La bara venne portata divi di Hollywood diventati, nel tempo, anche i suoi allievi. Gente come Paul Newman e l’altrettanto sfortunato Steve McQueen. Di certo, a distanza di quasi cinquanta anni dalla sua misteriosa ed improvvisa scomparsa, c’è solo da ricordare e fantasticare, un po’, sul come sarebbe proseguita la sua carriera. Forse avrebbe fatto qualche apparizione in qualche serie tv degli anni ’80 oppure sarebbe stato il protagonista assoluto di una tutta sua. Immaginando, e perché no, che sarebbe stato contattato come special guest star in un episodio di ‘Walker Texas Rangers’, la serie interpretata proprio da Chuck Norris.
Di certo stiamo solamente fantasticando di quello che poteva essere e che forse, una volta sopravvissuto a quella data, nemmeno sarebbe stato. Come detto i film che realizzò sono troppo pochi per un giudizio ancor più dettagliato. Rimarrà per sempre nell’immaginario collettivo per lo scontro, mitico ed al tempo stesso leggendario, nella scena de ‘L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente’, dove il personaggio di Bruce Lee si scontra con quello impersonato, per l’occasione, da Chuck Norris. Forse è troppo poco ricordarlo solo così, ma di fatto basta per alimentare la sua personale leggenda.
Una leggenda che è stata anche un bambino prodigio proprio sul grande schermo, visto che secondo le cronache dell’epoca ci ricordano che l’esordio al cinema avvenne quando aveva solamente tre mesi.