Seconda parte dell’analisi sui pregiudizi, con etimologia della parola
Dopo la doverosa introduzione della scorsa settimana l’indagine, oggi, inizia. Lo sarà a trecento sessanta gradi, senza tergiversare o pendere da una parte e dall’altra; e semmai anche noi, durante tutti questi appuntamenti, ci accorgiamo di avere dei pregiudizi non ci tireremo indietro nell’ammettere di averne, perché nessuno è veramente immune: soprattutto coloro che danno la caccia nei confronti di quelli che li ostentano anche senza vergogna, purtroppo.
In fondo che cosa s’intende per pregiudizio? Quale è il vero significato di questa parola che negli ultimi tempi sta dividendo le coscienze di ognuno di noi, molto di più che in passato? Direte voi: ancora domande. Purtroppo, si. Per ottenere solo alcune delle risposte che riusciamo ad avere, sperando che siano esaustive, bisogna prima effettuare un’infinità di domande, di quesiti e con la speranza che siano poste nel modo giusto.
Partendo dal presupposto che questo vocabolo trae origine dalla lingua latina ‘praeudicium’, con esso si fa riferimento, senza alcuna mezza misura, ad una sentenza anticipata o, ancora, valutazione preventiva ad una conoscenza diretta. Certo, questo dal punto di vista etimologico. Ma dal punto di vista storico?
No, non crediamo che bisogna andare molto lontano negli anni o per non dire nei secoli per capire come nasce o come sia nato un pregiudizio. Basta osservare la società di oggi e di come tutti noi, nel nostro piccolo, siamo contagiati da questo apparente ed invincibile virus. Si, chiamiamolo così. Un virus che ha provocato una pandemia peggiore del coronavirus o di quella vista nella serie televisiva, terminata proprio ieri, The Last Of Us.
A parte con le metafore televisive, il discorso è ben più serio perché stiamo parlando della realtà. Da sempre l’uomo ha sempre cercato di combattere questo suo lato sgradevole, per non dire disumano. Considerare il suo prossimo inferiore per questo o per quest’altro motivo è stato, è, e sarà l’anticamera di una violenza particolare. Una violenza che non va combattuta con i pugni, ma in un altro modo.
Una violenza che va, prima di tutto, conosciuta, compresa nella sua essenza, e una volta fatta questa operazione non censurarla ma tenerla sempre bene a mente e tenersi pronti per contrastarla sempre, senza alcuna esitazione. Ma andiamo con ordine cercando di indicarvi, il più possibile, qualche esempio, oltre che lampante, ma anche emblematico del pregiudizio in sé.
Si potrebbe partire con un esempio nel quale, tutti quanti noi, durante la nostra gioventù ci siamo ritrovati, ovvero della nostra esperienza a scuola. Quante volte ci siamo sentiti dire questa frase: se non studiate nella vita andrete a fare gli operai o a zappare la terra.
Ora, al di là del tentativo, seppur maldestro, di convincerci a studiare a quei nostri professori che ce lo dicevano ci verrebbe da chiedergli ma gli operai e chi andava a lavorare la terra per guadagnarsi il pane, in sostanza, cosa gli avevano fatto di male? A parte la nostra ironia, è evidente che in queste parole, anche se del tutto involontarie, alla base sussiste un pregiudizio.
Un pregiudizio che nasce da una contraddizione pura e semplice: se la scuola prepara i giovani al mondo del lavoro, soprattutto onesto, perché bollare come negativi dei lavori utili, nella loro essenza, alla società? Con gli operai si costruiscono le case, si ripuliscono le strade e tante altre cose. Con chi ‘va a zappare la terra’ bisogna ringraziarlo perché senza di lui non potremmo godere dei frutti che mangiamo a tavola e così via.
Di certo, più che un vero pregiudizio ci potrebbe essere alla base una sorta di maleducazione di chi ricopre quel ruolo, non tanto semplice e nemmeno da sottovalutare, nel pronunciare quella frase. Ma in questo caso da parte nostra potrebbe scattare il pregiudizio verso di lui senza saperlo. Perché, in fondo, nel tentativo di contrastare i pregiudizi in generale non bisogna mai partire in quarta a priori: bisogna anche contestualizzare le situazioni evitando, così, di creare ulteriori pregiudizi che tendono a contrastarne altri.
Ma di questo ne parleremo martedì prossimo.