Da questo venerdì in poi un nuovo modo di raccontare gli anni ’80
Una nuova immagine, una nuova colorazione e una nuova scritta, con quei caratteri che tendono a rimarcare una volta per tutte, non tanto il sottotitolo sotto al numero, ma lo spazio temporale che rimarrà per sempre nelle nostre proposte di argomenti a FreeTopix Magazine. ‘Forever 80s’ è molto di più di una rubrica degli anni ’80. Si, molto di più: è una dimensione temporale che ha fatto epoca e noi, almeno per quelli che l’hanno vissuto da bambini e da adolescenti, non lo sapevamo.
Un decennio totalmente diverso da quello che iniziò cinque anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, diverso dai rivoluzionari anni ’60 e dagli anni di piombo dei 1970. Si, una cosa a parte; una dimensione particolare. Cinema, serie tv, televisione in generale, il calcio e gli altri sport, la musica, la letteratura e tanto altro. si, anche la politica che non menzioniamo mai, perché in fondo, per quanto poteva essere divisiva all’epoca oggi è veramente proibitiva.
È normale, anche, che più il tempo passa, più gli anni ci allontanano da quel decennio che appare normale ricordare solo le cose belle, difficile parlare delle cose brutte, dei tragici eventi o di quelli che effettivamente sarebbe veramente un bene non parlarne. No, tutto questo non è anni ’80. Tutto questo è la forza dei ricordi che, chissà quanti, collegati a quegli anni.
Parlarne ci attribuirebbe il bollino dei nostalgici, ma non parlarne equivarrebbe ad un delitto. In quella che è di fatto non un ripartenza, semmai un modo nuovo di ricordare, raccontare e parlare di quel decennio la rubrica si adegua alle novità confermando la dinamicità non solo del giornale in sé, ma del decennio stesso. Non si escludono anche la possibilità della creazione di sotto rubriche, ma al momento non se ne sente l’esigenza, come anche la serie di articoli.
Un Forever 80s che vuole proporsi nel modo inteso da una nota pubblicità dell’epoca in cui, senza indicarne la marca del liquore, lo si metteva in parallelo con la città commerciale e industriale per antonomasia: la Milano da bere. Ovviamente, per alcuni questo semplice claim è stato sempre interpretato solo ed esclusivamente nell’accezione prettamente negativa, dimenticando e chissà quanto volontariamente, anche l’aspetto positivo.
Di questo e tanto altro ancora sarà affrontato in questo che, ripetiamo, non è un reboot o riavvio della rubrica, semmai un alzare l’asticella del racconto di questo decennio nel tentativo di una missione particolarmente impossibile: quello di farvelo rivivere attraverso gli articoli.