Riparte com’era stata inaugurata la rubrica interamente dedicata alla musica da discoteca di ogni epoca
Alzi la mano chi di voi ha avuto sempre voglia di passeggiare per strada o recarsi al lavoro o ancora uscire da casa con le movenze di Tony Manero? Non importa a quale generazione appartenete, quella voglia di camminare in quel modo vi verrà sempre. Indipendentemente da quante volte avete visto il film diretto da John Badham. Ovviamente stiamo parlando de ‘La Febbre del sabato sera’ e la sua scena iniziale, per la precisione, accompagnata dall’altrettanto leggendaria canzone, musica o brano, come meglio preferite, dei Bee Gees dal titolo ‘Staiyn’ alive’.
Era il 16 dicembre del 1977 quando nelle sale cinematografiche americane, poi in tutto il mondo, usciva il film che avrebbe segnato un’epoca, un film che avrebbe lanciato non solo la carriera di un giovane attore ma che, di lì a poco, il suo nome, comunque, sarebbe diventato immortale: ovvero quello di John Travolta.
La voglia di parlare e di ricordare questo leggendario film parte da un duplice motivazione. La prima è strettamente legata alla musica, quella relativa alla rubrica ‘Discomusic’, che riparte oggi nel modo in l’abbiamo lanciata verso la fine di agosto; la seconda per la voglia di consigliare, proprio per ‘Film Consigliato’, questo cult movie in questo freddissimo sabato di quasi fine gennaio.
Tornando a ‘La febbre del sabato sera’, è importante ricordare che il film riscosse un incredibile successo non solo di critica ma anche al botteghino. Infatti, il guadagno complessivo fu di ben 237.113.184 milioni di dollari. Nel 2010 la Biblioteca del Congresso americano lo inserì nella National Film Registry per il valore storicamente e culturalmente significativo.
Significativo nel rappresentare, anche se sarebbe giusto dire, omaggiare al meglio, quello che era un tempo il mondo delle discoteche, cosa c’era dietro, le speranze riposte nelle gare di ballo e la voglia di lasciarsi andare per essere sé stessi con la musica, quasi intesa anche come una ragione di vita.
Un mondo a parte in cui il protagonista principale, Tony Manero per l’appunto, trova la sua naturale dimensione. Non tanto per l’ambiente che lo circonda o per il periodo del momento: la discomusic, ma per il ballo in sé. La sua unica e vera valvola di sfogo, la sua vera ed unica passione. John Travolta, il quale era già conosciuto negli Stati Uniti per sitcom dal titolo ‘I ragazzi del sabato sera’ girata dal 1975 al 1979, si calò perfettamente nella parte del giovane voglioso di essere una stella di prim’ordine delle discoteche.
Durante le sue esibizioni in discoteca conosce una ragazza più grande di lui e se ne innamora, con lei riuscirà a creare un’intesa nel ballo che culminerà con una delle scene più famose del film, come per esempio la scena del ballo di gruppo.
Senza poi dimenticare l’assolo di Tony Manero che conquista tutti i presenti con ‘You should be dancing’:
Fino ad arrivare proprio alla scena introdotta in precedenza proprio tra Tony Manero e la sua partner nel ballo:
È chiaro considerare che l’ulteriore elemento che ha portato al successo del film, come sostenuto all’inizio, è quello delle canzoni, interamente scritte ed intonate del trio inglese dei Bee Gees. Una colonna sonora, forse, considerata fra le più famose della storia del cinema.
Ciò che molti forse non sanno è che ‘La Febbre del sabato sera’, la cui sceneggiatura venne sviluppata da Norman Wexler, fu ispirato da una pseudo inchiesta giornalistica del settimanale ‘New York’ sulla sottocultura disco “popolare” imperante proprio in quegli anni.
Ne ‘La Febbre del sabato sera’ furono reclutati, per lo più, attori sconosciuti che in quel frangente erano al loro esordio, compreso una giovanissima Fran Drescher la quale, qualche anno più tardi, diventerà famosa per la sitcom ‘La Tata’, prodotta negli anni ’90.
Il vero motivo per cui vi consigliamo questo film, non è solamente rappresentata dall’occasione per completare il discorso relativo alla discomusic di quel periodo, integrando la suddetta rubrica, ma soprattutto per raccontare o riportare uno spaccato di vita difficile da riproporre al giorno d’oggi. Uno spaccato di vita in cui si sognava, si aveva la speranza che qualcosa potesse cambiare in meglio.
Per i molti che considerano ‘La febbre del sabato sera’ come superficiale, inteso come una serie di scenette in cui il ballo la faceva da padrone, si sbaglia di grosso. C’è anche la denuncia, semmai più implicita che esplicita, di un disagio non solo del protagonista, ma anche degli altri personaggi che gravitano nella sua vita.
La morte di uno di loro ripropone il problema annoso, decennale, di come i giovani non vengano ascoltati con sufficienza. Ancora oggi se si parla di questo film un motivo c’è: non è solo per la bravura di John Travolta, specie nel ballo, non è solamente per una solida sceneggiatura, non è per le musiche o comunque le canzoni dei Bee Gees, ma tutti questi elementi in comune che, una volta uniti, riescono ad originare qualcosa di unico e d’inimitabile soprattutto nel tempo; difficile da replicare.
Il resto delle canzoni relative al film saranno analizzate nei prossimi appuntamenti.