Bette Davis, nella sua carriera, vinse due Oscar. Ci riuscì durante il periodo in cui era sotto contratto con la Warner Bros. Il primo era del 1936, dal titolo ‘Paura d’amare’ (1935), film di Alfred E. Green, e l’altro nel 1939 con ‘Figlia del vento’ (1938), film di William Wyler. Il suo vero nome era Ruth Elizabeth Davis e nacque a Lowell (Massachusetts) il 5 aprile del 1908 e morì il 6 ottobre a Parigi nel 1989.
Frequentò il corso di recitazione alla Robert Milton John Murray Anderson School of the Theatre di New York insieme a Joan Blondell, Katharine Hepburn e Paul Muni. A seguire, dopo il diploma, fu presentata al regista George Cukor, che nel 1926 dirigeva la compagnia stabile del Lyceum Theatre di Rochester e che le offrì una piccola parte nella commedia Broadway di Ph. Dunning e G. Abbott, per assegnarle poi un ruolo più impegnativo.
Il sodalizio con Cukor fu di breve durata, ma Bette trovò lavoro in altre compagnie, fortunatamente. Con il lavoro nella commedia di M Flavin, ‘Broken dishes’, che ebbe 178 repliche, attrasse su di sé l’attenzione dei produttori di Hollywood, i quali, agli albori del sonoro, stavano cercando nuovi volti nel teatro.
Nel 1931 dopo un provino con la Universal esordì ad Hollywood con ‘Bad sister’ di Hobart Henley, tratto da un racconto di B. Tarkington, in cui l’attrice interpretò il ruolo di una ragazza di provincia che s’innamora di un truffatore. Non diventando un successo, Il film spinse ugualmente Bette a dire addio al teatro per dedicarsi al cinema.
Girò altri cinque film dopo di questo, tra i quali va ricordato ‘La donna che non si deve amare’ di James Whale, prima versione cinematografica del dramma omonimo di R.E. Sherwood. Nel 1932 lavorò nel film di John G. Adolfi ‘The man who played God’ per la Warner Bros., la quale stipulò con Bette Davis un contratto a lungo termine, che venne sciolto soltanto nel 1949.
Il suo primo grande successo arrivò nel 1934 con uno dei rari film interpretati fuori dalla scuderia di quella major, ossia ‘Schiavo d’amore’, prodotto dalla RKO e diretto da John Cromwell, ed era la prima versione filmica dell’omonimo romanzo di W.S. Maugham. Nel film doveva interpretare il ruolo di una biondina volgare e per questo la Warner non intendeva prestarla alla RKO.
L’attrice, nonostante la contrarietà della major, insistette perché avesse quella parte e la ottenne; ottenne una candidatura all’Oscar e ricevette commenti ammirati da parte della critica dei più autorevoli quotidiani e settimanali statunitensi. Visto il successo dell’attrice, la Warner Bros avrebbe voluto fissarla per l’eternità in ruoli di donne perverse, capaci tutt’al più di suscitare attrazioni morbose.
Riuscì con caparbietà a evitare di venire legata a quest’unica tipologia di personaggi, e in seguito poté interpretare ancora parti molto diverse tra loro. Nel 1950 Bette Davis recitò nel film più importante della sua carriera, ‘All about Eve’, nel quale impersonò Margo Channing, un’attrice quarantenne, che assume come segretaria una sua giovane fan, la quale profitterà della situazione per raggiungere il successo, rubandole la parte.
Tale ruolo le valse la premiazione come migliore attrice al Festival di Cannes, segnando per Bette Davis l’addio ai ruoli di attrice giovane e l’inizio di una nuova fase che l’avrebbe portata sino alla terza età. Nel 1952 tornò a teatro recitando come protagonista di alcuni sketch comici diretti da Jules Dassin per la rivista musicale ‘Two’s company’.
Nel 1958 Bette Davis si trasferì per un periodo di riposo a Roma dopo il divorzio dal marito e dichiarando di avere intenzione di dedicarsi al suo passatempo preferito: la pittura. Con la volontà, una volta tornata in America, allestire una mostra dei quadri dipinti in Italia. Nel 1963 lavorò al film ‘Che fine ha fatto Baby Jane?’ con Joan Crawford, nei panni di due sorelle, attrici di fama, ma ormai avviate sulla via del tramonto; le due attrici dovettero sostenere, per esigenze di copione, a lunghe sedute di invecchiamento artificiale.
In quello stesso anno l’attrice fu molto presente sulle scene hollywoodiane dopo un lungo periodo di assenza: durante un ricevimento a Hollywood ricevette dall’Associazione della stampa estera il “Globo d’oro 1963” come migliore attrice. Sempre nel 1963 lavorò in Italia per interpretare un ruolo nella riduzione cinematografica del romanzo di Moravia, La noia, insieme a Catherine Spaak; quando arrivò a Roma venne accolta da una nutrita folla di ammiratori, composta non soltanto da “signori di mezza età” memori delle sue glorie passate, ma anche da molti giovani. Attrice poliedrica e di grande talento.