Alle ore 19.34 la potente scossa di terremoto che durò 90 secondi
23 novembre 1980. Domenica sera, ore 19.34. La regione Campania e parte della Basilicata e della Puglia dopo quell’orario non saranno mai più le stesse. Un forte boato legato ad un altrettanto forte tremore della terra colpisce alcuni comuni. Piccoli centri. Il tutto dura solamente, si fa per dire, 90 secondi. Giusto il tempo di stravolgere le abitudini e le vite di molti, per non dire, stroncarle. All’inizio non si diede subito peso all’entità della situazione: una vera e propria tragedia nazionale.
La Campania fu la regione più colpita con tutti i suoi otto comuni. Le zone più disastrate, però, furono quelle appartenenti alla provincia di Avellino, nell’Irpinia. Comuni come Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania registrarono ben 280.000 sfollati, 8.848 feriti e approssimativamente ben 2914.
Le tre regioni furono colpite da un potentissimo sisma di magnitudo 6,9, pari al decimo grado della Scala Mercalli, meglio conosciuto come ‘Il terremoto dell’Irpinia’ il cui epicentro era la già citata zona dell’Irpina e precisamente il comune Teora. Da allora sono trascorsi giusto quaranta lunghi anni e l’eco di alcune polemiche come quello relativo ai soccorsi, non immediati, è ancora vivo e sentito. Solamente la mattina seguente, il 24 novembre del 1980, grazie ad un elicottero che sorvolava la zona ci si rese perfettamente conto di ciò che era in verità successo.
Il giorno seguente fu il Presidente della Repubblica, il mai dimenticato Sandro Pertini, a recarsi sui luoghi della tragedia ed a constatare la gravità della situazione. La protezione civile, a quei tempi, non era ancora stata istituita.
Quando arrivarono i soccorsi, rappresentati anche dai militari, giorni più tardi, giunsero anche gli aiuti internazionali. Aiuti dagli Stati Uniti d’America alla Francia, dalla Germania Ovest alla Svizzera, dalla allora Jugoslavia all’Iraq, dall’Arabia Saudita dal Belgio. Tutti Paesi che si mobilitarono una volta appresa la notizia della terribile scossa di terremoto.
Gli aiuti consistevano non solo in mezzi atti a scavare sotto le macerie, ma anche soldi per la ricostruzione. La ricostruzione, appunto. Quella che in realtà creò diversi problemi alle istituzioni dell’epoca. La stessa magistratura, anni dopo, accertò che fecero ingresso loschi individui che specularono sull’accaduto, aumentando il numero dei comuni colpiti. Le inchieste furono identificate con parole che presentavano, nel finale, il suffisso ‘gate’: Irpiniagate, Terremotopoli e Il terremoto infinito. Tant’è vero che anche la Corte dei Conti si pronunciò in merito. Affermando che c’erano state grosse superficialità negli accertamenti, per non parlare della totale assenza delle idonee verifiche verso le situazioni imprenditoriali operanti nelle zone terremotate.
In realtà lo scopo era quello di ripresentare il modello di ricostruzione che venne proposto per il Friuli Venezia Giulia. Purtroppo in questo caso le cose non andarono bene. Difatti i territori sia della Campania, della Basilicata e della Puglia non erano zone propriamente industriali come quelle del nord Italia. Una prima stima dei danni del terremoto, nel 1981, ammontò intorno agli 8 miliardi delle vecchie lire, per poi crescere a dismisura nel corso degli anni. Per non dire dei decenni.
Scavare fino in fondo nella memoria di quegli alimenterebbe, in questo caso, ulteriori polemiche; perché quelle che nacque proprio in quel peirodo non si sono mai placate ancora oggi. Questo umile articolo ha il solo scopo di non far dimenticare quanto successe quattro decenni orsono. Una calamità naturale che colpì in una fredda domenica che si avviava ad essere anonima come tante e che sarebbe rimasta nel cassetto dei ricordi ordinari come tante. Invece ci furono molte famiglie distrutte perché non sopravvissute o perché persero alcuni cari o perché persero le proprie abitazioni. Ma la sensazione, a distanza di quaranta lunghi anni, è che molto probabilmente, proprio per i ritardi dei soccorsi, il non considerare nell’immediato la situazione come altamente grave e le operazioni di ricostruzione persero davvero tutti in quel preciso momento.