Per l’occasione abbiamo nuovamente intervistato Roberta Bellesini, moglie dello scrittore scomparso, che si è concessa gentilmente alle nostre piccole domande
La scorsa settimana era stato il suo settantaduesimo compleanno e per molto tempo, nella sua lunga carriera, ha ricoperto diversi ruoli all’interno del mondo dello spettacolo. Lo abbiamo detto più volte nei nostri articoli, quando è capitato di ricordare la sua figura, quella di Giorgio Faletti. E’ stato un cantante, un comico, un attore, un cabarettista e alla fine, quando nessuno se lo aspettava, anche scrittore di notevole spessore.
Infatti, giusto venti anni fa la letteratura italiana e internazionale venne travolta da un romanzo di cui ancora oggi si parla. Un thriller di ben seicentocinquanta pagine che attirarono le attenzioni dei critici e di ogni addetto ai lavori nel mondo della letteratura e, soprattutto, dei lettori. Una storia di un serial killer che non riesce a tenere a freno il suo istinto omicida per giustiziare delle persone con una logica che solamente lui conosce. Un libro, appunto, che potrebbe esser stato ideato da qualsiasi scrittore di fama mondiale, ma di quelli apprezzati e sulla bocca di tutti.
Invece a spiazzare tutto e tutti fu proprio Giorgio Faletti, il quale nella primavera di quell’anno riuscì a far pubblicare la sua prima fatica letteraria: Io uccido. La casa editrice dell’epoca era la Baldini e Castoldi, la quale si ritrovò a pubblicare altri romanzi di colui che sembrava, solo in apparenza, un improvvisato autore di storie di genere thriller e che invece non aveva nulla a che invidiare con colleghi apparentemente più quotati di lui.
Negli anni, la stessa casa editrice, pubblicò altre opere di Faletti, altri romanzi, diventati, uno per uno, dei veri e propri best sellers che non nulla a che invidiare alle altre opere di genere. Anzi, le storie di Giorgio Faletti, in alcuni frangenti, rappresentano un perfetto ibrido del thriller e dell’horror. In particolare, c’è un’opera che può vantare questa caratteristica.
È una raccolta di racconti pubblicata nel 2008 che ad un certo punto poteva essere utilizzata per un progetto in particolare e invece è stata sostituita sempre da un altro romanzo dello scrittore scomparso otto anni e mezzo fa, grazie ad un’intuizione di qualcuno in particolare. Un progetto che non si è più occupata la Baldini & Castoldi, ma La Nave di Teseo, casa editrice anche soprattutto della moglie dello scrittore scomparso: Roberta Bellesini.
Intervistammo già una volta Roberta Bellesini. L’occasione cadde per l’anniversario della morte di Giorgio, il 4 luglio del 2021. Questa volta, invece, è per una bellissima iniziativa che avrebbe fatto piacere anche allo stesso scrittore: quella di vedere una propria opera trasformarsi in una graphic novel: Io uccido. Roberta, che si è concessa nuovamente alle nostre domande, raccontandoci come questo interessante progetto si sia sviluppato.
“L’idea come spesso accade è venuta fuori da un incontro casuale. La primavera scorsa ero ad un Festival della scienza come ospite, in cui si parlava di crime story sia nella realtà che nella fantasia. Oltre ad esperti e criminologi, fra gli invitati c’ero anche io e lo sceneggiatore della Bonelli, Andrea Cavaletto, che scrive le storie di Dylan Dog per la Bonelli, appunto. Eravamo tutti seduti ad una tavola rotonda e dopo ci siamo fermati a fare due chiacchiere e Andrea disse: “Mi piacerebbe tanto provare a lavorare su un progetto di Giorgio, cioè ad un libro di Giorgio”. Io subito avevo pensato, visto che Giorgio lavorava nell’ambito del mistery e dell’horror, anche perché Dylan Dog è un po’ improntato su quella scia, mi sarebbe piaciuto trasportare in fumetto i racconti raccolti in ‘Pochi Inutili nascondigli’.
“Tutti racconti che hanno un’impronta horror. Sennonché lui mi dice ‘sarebbe una buona idea’ e poi ancora: ‘certo se volessimo veramente osare dovremmo provare a sceneggiare ‘Io Uccido’’. A quel punto ho pensato o è un pazzo oppure sa il fatto suo, perché trasportare in graphic novel un libro di 650 pagine così complesso e con personaggi anche così articolati ho detto mamma mia, ci vuole coraggio. Vedendolo comunque determinato e avendo un curriculum che parlava per lui mi sono detta: chi ci dice che non possiamo provare? Magari pensiamoci un attimo, ci riflettiamo e vediamo cosa ne viene fuori. Dopo un mesetto lui mi riscrive chiedendomi: ‘se sei sempre dell’idea io provo a buttare giù un’ipotesi di sceneggiatura e ragioniamo eventualmente su chi potrebbe accompagnarci in questa avventura come disegnatore’. Una volta partita l’avventura ovviamente io ne ho parlato subito con Elisabetta Sgarbi, della Nave di Teseo, e poi loro hanno sulla loro ala due case editrici di fumetti, oltre ad essere anche i miei editori e quindi non è stata una cosa campata per aria. Quindi hanno molta esperienza in fatto di graphic novel e mi sono sentita tranquilla nel proporla a loro e loro hanno accettato con grande entusiasmo questo progetto”.
Se il passaggio da romanzo a Graphic Novel di ‘Io Uccido’ lo si deve ad un’intuizione lungimirante di Andrea Cavaletto subito, a noi, una domanda ha preso forma nel nostro inconscio. Tenendo presente l’ecletticità di Giorgio Faletti durante la sua entusiasmante carriera è naturale chiedere, a questo punto, semmai lo stesso autore di romanzi come ‘Io uccido’, ‘Niente di vero tranne gli occhi’ e ‘Io sono Dio’, tanto per citarne qualcuno, avrebbe ideato lui stesso un fumetto o una graphic novel?
“Secondo me ci sarebbe arrivato ma per un semplice motivo perché lui era un appassionato di fumetti, quindi ci sarebbe arrivato assolutamente. Probabilmente avrebbe lavorato prima a progetti legati alla cinematografia, però prima o poi sarebbe arrivato, un progetto come questo legato alla graphic novel. Sicuramente”.
Durante la lettura di questa nuova ed entusiasmante versione di ‘Io Uccido’ abbiamo notato un qualcosa che forse poteva essere utilizzato. In alcuni punti della storia ci sono alcune scene o tavole in cui non appare la classica nuvoletta dei dialoghi. Si fa strada l’idea che forse quelle tavole senza parole potessero, in realtà contenere, alcune descrizioni che lo stesso Giorgio Faletti scrisse nel romanzo, quasi come una sorta di voce fuori campo.
“Allora io ho imparato tante cose lavorando a questa graphic novel. E’ un mondo che io non conoscevo dal punto di vista lavorativo e ho capito che ha delle regole molto precise. Cioè i lettori si aspettano delle cose e non delle altre. Ad esempio, l’eccesso o la ridondanza di descrizioni non è una cosa che fa parte di un graphic novel, ecco. Infatti, quando io chiedevo in merito ad una scelta rispetto ad un’altra mi veniva spiegato il motivo del perché si andava verso una direzione rispetto all’altra”.
Se nei fumetti o comunque graphic novel le regole sono molto ferree, ciò non ha comunque scalfito il fascino del primo romanzo di Faletti; non è venuta meno l’adrenalina che circola durante la lettura, la tensione per quello che può succedere anche se si conosce nei minimi dettagli le descrizioni e i momenti rilevanti di ogni capitolo.
‘Io Uccido’ vince ancor prima di vedere come andranno le vendite. Convince, perché è il modo migliore non solo di onorare la memoria e il lavoro di Giorgio Faletti, dal punto di vista letterario, ma soprattutto per farlo conoscere, ancora meglio, alle nuove generazioni appassionate proprio di questo tipo di opere letterarie. E chissà se ci sarà un’altra Graphic novel tratta dai suoi romanzi o perché no dai suoi stessi racconti, quelli contenuti in ‘Pochi inutili nascondigli’? In fondo era proprio questo il progetto originale.