Inaugurata nel 2018, come seguito diretto del film di quaranta anni prima, l’ultimo capitolo si presenta al di sotto delle aspettative
Il terzo capitolo di una trilogia, paradossalmente, è sempre quello più importante. Rappresenta il culmine o la conclusione di un discorso narrativo incominciato e proseguito in un certo modo. Nel primo s’individua lo schema originale, la struttura della trama, che, successivamente, potrebbe esser mutato nel secondo capitolo; presumendo comunque, che nel terzo ciò che è stato mostrato, in quanto struttura narrativa, verrà confermato sempre con qualche variazione per non annoiare troppo il pubblico.
Ma cosa succede se, al momento della visione dell’ultimo film, si scopre che gran parte dello schema principale è stato modificato? Distruggendo ciò che di buono è stato realizzato precedentemente? Si, è vero abbiamo usato un termine forte per un film e per un terzo capitolo. Ma assistendo alla visione di ‘Halloween Ends’ è questa la sensazione che abbiamo avuto.
Un film diverso, lento per gli standard ai quali la saga ci ha sempre abituato e, soprattutto, una trama che tendeva ad aprire, sì, le porte ad una possibile nuova generazione di Micheal Meyers, per non dire un emulatore, che comunque non riesce a convincere in pieno, ottenendo, quasi, una sorta di effetti soporifero per chi lo sta vedendo.
Dopo il finale adrenalinico, quindi ad alta tensione del secondo capitolo, ‘Halloween Kills’, si attendeva, se non proprio qualcosa di meglio, almeno lo stesso pathos, la stessa dinamica, per non dire lo stesso livello dei primi due capitoli.
Invece, sia il regista che gli sceneggiatori hanno deciso di proporre un tipo di storia diverso, ponendo l’accento sul male oscuro che affligge la cittadina in cui è ambientata l’intera saga. Non è un problema il balzo temporale di quattro anni dopo gli eventi visti nel precedente episodio; semmai è come se si volesse approfondire un dettaglio, comunque non di poco conto della storia, che avrebbe potuto essere sviluppato meglio in tutti e tre i film realizzati.
È vero, qualcuno potrebbe anche affermare che David Gordon Green, il regista, insieme a Paul Brad Logan, Chris Bernier e Danny McBride, gli sceneggiatori, avrebbe pensato di innovare un canovaccio che dura ormai da ben quarantaquattro anni e che, solamente negli ultimi due capitoli, aveva trovato nuova linfa. Lo ha fatto, sicuramente, nel momento sbagliato.
Quando nel 2018 la saga ritornò al cinema, con visione in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, i produttori annunciarono, fin da subito, altri due film con i rispettivi titoli ipotizzando, in seguito, la possibilità, visto anche il ritorno dei diritti alla casa produttrice madre, di altri episodi della serie su Micheal Meyers, nonostante per loro il discorso si sarebbe chiuso con Halloween Ends.
Il punto però dopo quello che sembra a tutti gli effetti un flop sarà ancora il caso di riproporre lo stesso personaggio? Di sicuro passerà un po’ di tempo e poi qualche altro produttore, per non dire anche qualche altro sceneggiatore, troverà il modo di far tornare il temibile Micheal Meyers il quale, in Halloween Ends, ha avuto il suo scontro finale con Laurie Strode e che, per ovvi motivi, non ci sentiamo ancora di spoilerarvi.
Ciò che si può dire è che la trama, nella sua, essenza racconta l’umore e la reazione dell’intera cittadina dopo i fatti di Halloween Kills, mostrando come ogni cittadino si sia incattivito sempre di più, nutrendo diffidenza contro tutto e tutti. Una cittadina, per ovvi motivi, abbandonata dalla speranza e che fatica a ritrovare la sua vitalità.
Un’idea, in fondo, non proprio cattiva e che poteva essere sfruttata meglio. Averla conservata solo ed essenzialmente per il terzo capitolo, sviluppando quasi un film a sé, non ha giovato in maniera positiva per il film numero 13 della saga.