Cover di una canzone di Stevie Wonder, nel 1995 divenne un successo mondiale
Da un brano della disco music del 1976 di sabato scorso ad una canzone dello stesso anno per poi approdare a venti anni più tardi. Sembra questa l’essenza del nostro articolo di questa mattina, del canonico appuntamento de ‘La canzone del lunedì’. una canzone del lunedì doverosa, per certi versi.
Soprattutto per omaggiare uno sfortunato autore morto in circostanze ancora da chiarire, il quale nel lontano 1995 lasciò il segno nel mondo e nella storia della musica con una canzone in particolare; ma andiamo con ordine, partendo proprio dall’anno domini 1976.
Esattamente era il 28 settembre di quell’anno quando Stevie Wonder pubblicò il suo diciottesimo album della sua irripetibile carriera, dal titolo ‘Songs in the key of life’. Un 33 giri trainato, soprattutto, da canzoni come ‘Sir Duke’ e ‘I Wish’. Eppure, in quella tracklist ne venne realizzata una che in particolare. Un brano dal sound vellutato, con un coro da Hare Krishna e con un testo che spiegava cosa s’intendesse per peccato.
In maniera più precisa: rappresentava un attacco sia al materialismo e sia all’edonismo. Il titolo del brano era ‘Pastime Paradise’ e, per quanto riportano le cronache musicali dell’epoca, sembra che passò inosservato, anche se sarebbe meglio dire, inascoltato. Nonostante ciò, questa canzone fu la prima ad avere l’utilizzo del sintetizzatore, tanto in voga nel decennio successivo.
‘Pastime Paradise’, nel corso degli anni, venne comunque riproposta da diversi grandi artisti come Chick Corea e Patti Smith, Ray Barreto, Mary J. Blidge. In alcuna di queste versioni, ‘Pastime Paradise’ venne addirittura campionata con un sound tipico dell’hip hop.
Tra le tante versioni realizzate, prodotte e passate per le radio ce n’è una in particolare che, appunto, da quel 1995 è entrata di diritto nella storia del rap, quindi dell’hip hop, e della musica in generale. A renderla immortale fu un rapper che si stava facendo strada da qualche anno. Era nato il 1° agosto del 1963 a Monessen, una piccola cittadina nello Stato della Pennsylvania.
I suoi genitori divorziarono quando aveva appena undici anni, cacciandosi immediatamente nei guai entrando in una gang di Los Angeles e venendo arrestato solamente sette anni più tardi.
Cresciuto in ambienti e contesti difficili, la sua fortuna musicale ebbe inizio verso la seconda metà degli anni ’80. Erano gli anni del Compton Community College e il suo nome, per esteso, era Artis Leon Yvey Jr, meglio conosciuto come Coolio, scomparso la settimana scorsa per cause misteriose. A dare la notizia era stato il suo manager, il quale avrebbe riportato che il noto rapper era stato ritrovato privo di vita nella sua casa di Los Angeles.
Dopo diversi anni di gavetta, termine obsoleto e sconosciuto ai giovani di oggi e certamente non per colpa loro, nel 1995 arriva la svolta. Coolio, nell’ascoltare presumibilmente molte volte la canzone di Stevie Wonder decide di realizzare una cover. Molti anni più tardi, esattamente quasi venti da quel suo successo, Coolio, ai microfoni del tg1 confesserà: non sono stato io ad aver scritto la canzone, ma è lei che è venuta da me.
Il brano dal titolo ‘Gangsta’s Paradise’ diventerà nel giro di pochissimo tempo una vera e propria pietra miliare sia del rap che dell’hip hop. Un caso più unico che raro in cui, forse, avrebbe lanciato definitivamente questo tipo di genere musicale. Sicuramente a dare una mano fu anche il fatto che il singolo venne inserito nella colonna sonora del film ‘Pensieri pericolosi’, interpretato da Michelle Pfeiffer. La stessa attrice, inoltre, prenderà parte anche alla lavorazione del video musicale diretto dal regista Antoine Fuqua.
Riprendendo le parole del cantante esternate al nostro telegiornale, il testo in verità appare leggermente modificato rispetto a quello di Wonder. L’apertura è affidata al salmo 23 della Bibbia e le parole sono accompagnate da un sound più cupo e, rispetto a quello di Stevie, più energico, più aggressivo, per non usare il termine ‘diabolico’.
Ma con quel tipo di arrangiamento del sound, oltre che le parole, nell’intenzioni di Coolio c’era la volontà di far entrare chi ascoltava la canzone nelle atmosfere di alcune zone della città di Los Angeles.
In un primo momento l’autore della canzone originale non era tanto convinto dell’operazione, venne persuaso qualche tempo più tardi e nemmeno lui se ne pentì. Lo stesso video vincerà l’anno seguente l’Mtv Video Music Award. Coolio è scomparso all’età di 59 anni.