Un brevissimo ritratto dell’uomo che sfidò prima le Brigate Rosse e poi la Mafia
Che il 2022 è l’anno dei grandi anniversari lo avevamo intuito quando si stavano per affacciare le commemorazioni delle stragi del 1992, ricordate da FreeTopix Magazine in punta di piedi; in silenzio, senza troppi clamori. Perché per certe tragedie, per certe morte non sempre la spettacolarizzazione del ricordo va a braccetto con il dovere di cronaca e, in questo caso, il dovere del ricordo. Il 3 settembre, purtroppo, è un altro anniversario di morte, un’altra data drammatica per la nostra storia.
Quel giorno di quaranta anni fa, il 3 settembre del 1982, per l’esattezza la mafia assassinava brutalmente il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie e un uomo della scorta. Furono impiegati, durante l’assalto, ben trecento proiettili, almeno così riportano le cronache di quell’epoca. Il terribile omicidio acuì ancora di più la reazione di alcuni uomini valorosi che formarono il famoso Pool Antimafia, persone che pagarono anche loro un prezzo altissimo per quel sacrificio.
La sua parabola, quella del Generale dalla Chiesa, è stata addirittura ripercorsa in un film del 1984 che vi consigliamo in via diretta, senza scomodare la rubrica appena inaugurata la settimana scorsa, dal titolo ‘Cento giorni a Palermo’. Infatti, il titolo dell’opera cinematografica, diretta da Giuseppe Ferrara, con Lino Ventura, Giuliana De Sio, Lino Troisi, Arnoldo Foà e Stefano Satta Flores.
Il film narra, ricostruendo la cronaca dell’epoca, cosa successe in quel periodo quando Carlo Alberto Dalla Chiesa fu inviato nel capoluogo siciliano con lo scopo di sconfiggere ‘cosa nostra’ e con la promessa, da parte delle Istituzioni di quei tempi, dell’invio di uomini per fronteggiare la minaccia mafiosa.
Promessa mai mantenuta e per anni, per non dire per decenni, si è sempre sostenuto, per non dire sospettato che chi inviò il Generale in Sicilia aveva un suo tornaconto personale, ovvero di eliminarlo perché ritenuto troppo scomodo. Troppo scomodo per chi e per cosa? Lui che negli anni di piombo rappresentò quel baluardo a cui affidarsi contro la vergognosa violenza delle brigate rosse.
Carlo Alberto Dalla Chiesa nacque a Saluzzo, in provincia di Cuneo, il 27 settembre del 1920. Figlio di un generale dei carabinieri, quindi si potrebbe usare l’espressione impropria di figlio d’arte, nella sua esistenza fece parte della Resistenza proprio con l’arma dei carabinieri, per poi servire lo Stato nei luoghi più difficili. Si pensi in Campania a combattere il banditismo e si pensi anche ad un primo viaggio o per meglio dire una prima missione in Sicilia tra il 1966 ed il 1973.
Dal 1973 al 1977 si dedicò alla contro le brigate rosse e dove, proprio in quegli e grazie anche ad una sua proposta venne creato il Nucleo Speciale Antiterrorismo, operante tra il 1974 ed il 1976.
Il resto è storia ed è inutile continuare o comunque sconfinare nella retorica. Come è inutile soffermarsi sugli attimi della strage a via Isidoro Carini, le immagini dell’Autobianchi crivellata di proiettili sono sempre davanti ai nostri occhi. Sono trascorsi quaranta anni e anche in questo caso la convinzione che non sia stata mafia è come un tarlo difficile da eliminare.
FONTE FOTO: WIKIPEDIA – PUBBLICO DOMINIO