Uscito il 7 agosto del 1992, il film si aggiudicò ben quattro premi oscar
Da molti anni è un genere morto e sepolto. Nessun produttore si azzarderebbe mai di finanziare la realizzazione di uno western al giorno d’oggi. Poca attrattiva, forse; poca possibilità di usare gli effetti speciali, anche. Molto probabilmente ci sarebbe anche un altro elemento: si, siamo d’accordo l’approccio della società al cinema medesimo è mutato e con esso anche il modo di concepire le singole opere cinematografiche. Oltre tutto, non senza qualche vena polemica, anche lo sguardo verso il passato è cambiato. Di conseguenza la visione della frontiera del west è, di fatto, mutata.
Quindi film come ‘I magnifici sette’, ‘La conquista del west’ e ‘C’era una volta il west’, tanto per citarne alcuni, sono di difficile realizzazione. Ciò vale anche per un film che, in questo mese di agosto, esattamente lo scorso 7 agosto, ha compiuto i suoi trenta anni tondi, tondi. L’ultimo grande capolavoro del genere. Si, sarebbe giusto definirlo così. Un film dedicato agli uomini che hanno permesso la carriera di un attore, prima, diventato regista, poi, e che ancora oggi appare, alla luce dei suoi novantadue anni di età ancora inossidabile.
I due maestri del cinema al quale il film è stato dedicato erano Sergio Leone e Don Siegel, l’attore e regista inossidabile è Clint Eastwood e il film era il malinconico ed amaro ‘Gli Spietati’, il quale, nella notte degli oscar del 1993 si aggiudicò ben quattro statuette su nove nominations: miglior montaggio, miglior attore non protagonista, miglior regia e miglior film.
Oltre a Clint Eastwood, il quale conquistò la statuetta come miglior regista, il cast era composto da Richard Harris, Morgan Freeman e Gene Hackman, quest’ultimo vinse la statuetta come miglior attore non protagonista. La trama de ‘Gli Spietati’ è nella sua essenza molto semplice: una notte una prostituta viene picchiata e sfregiata da due cowboy. Le sue amiche e colleghe, non tutelate adeguatamente, annunciano una taglia su chi ucciderà gli aggressori della loro sfortunata collega.
A muoversi per primo c’è un giovane cowboy che, per farsi aiutare, coinvolge un pistolero che si è ritirato da molti anni, William Munny, interpretato proprio da Clint Eastwood. Quest’ultimo, a sua volta, coinvolgerà il suo vecchio amico, interpretato da Morgan Freeman, in cerca dei due e di assicurarsi la taglia rappresentata da una buona fetta di soldi.
Oltre agli aggettivi malinconico ed amaro, il termine esatto per descrivere il capolavoro di Clint Eastwood sarebbe: crepuscolare. Una parola accostata anche ad un altro grande western al quale, lo stesso Eastwood, avrebbe dovuto prendere parte se pur con un piccolissimo ruolo: ‘C’era una volta il west’ di Sergio Leone.
Perché di questo accostamento? Il primo motivo è stato ben esplicato: la dedica al regista italiano scomparso nel 1989. Il secondo è la tematica della fine di un’epoca, la fine di un periodo storico e se vogliamo anche cinematografico, rappresentato non tanto dall’epicità o del mero eroismo dei personaggi, indipendentemente se fossi eroi o antieroi, come nel film del 1968.
No, non c’è nessun elemento della visione di Leone. In Clint Eastwood gli elementi predominanti, quelli che caratterizzeranno tutta la sua carriera da regista, sarà il cinismo, la spietatezza e l’amarezza. La rudezza di un mondo che fatica ad adattarsi e che è legato a certe regole. Legato a certe dinamiche. Ne è anche una prova la stessa colonna sonora che, stranamente, non riuscì a conquistare la statuetta d’oro. Il tema principale, conosciuto come il tema di Claudia, la moglie del protagonista, è stata realizzata proprio da Clint Eastwood insieme al sassofonista Lennie Niehaus.
È vero però, ritornando sugli aggettivi fin qui usati fino adesso, sia la trama, accompagnata dalla musica menzionata indica una certa malinconia, che sfocerebbe nell’amarezza stessa di un pezzo di vita, di un periodo storico che, nella sua essenza, aveva si fascino, ma contraddistinto da tantissima violenza e cinismo; spietatezza, sarebbe meglio.
La seconda dedica è quella relativa al regista Don Siegel. Quest’ultimo permise a Clint Eastwood di consacrarlo agli occhi del pubblico, in via definitiva, con l’altrettanto iconico personaggio dell’Ispettore Callaghan con ‘Il caso Scorpio è tuo’ del 1971.
Non si può concludere senza un’ultima riflessione, senza una considerazione fortemente connessa con la tipologia dello stesso personaggio interpretato dal 1964 al 1966 da Clint Eastwood nella trilogia del dollaro, diretta proprio da Leone. L’ex pistolero protagonista de ‘Gli Spietati’ rappresenta ‘Il monco’ da anziano? Non è mai stato chiarito questo particolare; eppure, il sorge nasce spontaneo.