Entrata in vigore il 3 novembre del 2017; il nome deriva dal relatore Ettore Rosato
Se ieri abbiamo solamente accennato alle tante problematiche che assillano il nostro paese da tempo immemore, ormai. Non abbiamo, volutamente, menzionato ad una ulteriore grana che i partiti stessi non hanno più messo mano per porvi rimedio. Si tratta di una legge che, da diversi anni, sta creando non pochi problemi ad ogni forza politica che cerca di governare. Partendo dal presupposto che si pensava di fare bene, invece il ‘Rosatellum bis’ ha creato più grattacapi che altro.
Legge elettorale, in vigore da ben cinque anni, permette di votare, agli italiani che si recano alle urne, con un sistema misto, il quale suddividerebbe i seggi, sia quelli della Camera che del Senato, non proprio in parti uguali. Per esempio, un terzo sia della Camera dei deputati che del Senato viene eletto attraverso il sistema maggioritario; mentre il restante due terzi, invece, con il sistema proporzionale.
C’è di più: i posti assegnati adesso alle due camere, grazie anche alla riforma voluta dai 5stelle, sono in numero ridotto: non più 630 per la Camera dei deputati, ma bensì 400; non più 315 per il Senato, ma 200. La conseguenza di questo taglio dei parlamentari provocherebbe, con la legge attuale, che 147 dei 400 e 74 dei 2022 seggi sono del Sanato sono assegnati negli uninominali con il voto maggioritario. Mentre i 245 e 122 di Camera e Senato verranno assegnati con il proporzionale. Per quanto riguarda i 12 seggi mancanti, 8 per Montecitorio e 4 per Palazzo Madama sono destinati all’estero.
Cosa prevede questa legge? Ed è qui il fulcro del problema: ovvero si stabilisce una soglia di sbarramento per accedere al Parlamento del 3 per cento, se nel caso si parlasse o comunque si formassero delle coalizioni a quel punto la soglia salirebbe al 10 per cento.
Infine, con il Rosatellum bis sussiste il divieto del Voto disgiunto. Significa che ad eccezione dei seggi assegnati nei collegi uninominali e quelli riservati agli eletti all’estero, tutti gli altri posti assegnati in Parlamento vengono assegnati attraverso i collegi plurinominali. Ed è qui che il voto disgiunto non può essere applicato. Il cittadino può votare non il candidato ma direttamente il simbolo e le liste sono bloccate con un massimo di quattro candidati, con i leader blindati.