La storia della danza nel corso dei secoli
Nel corso dei secoli la danza è sempre stata lo specchio della società, del pensiero e dei comportamenti umani. Questa espressione del corpo è parte integrante dei rituali, della preghiera e momento di aggregazione nelle feste popolari. Inoltre, il ballo insieme al canto sono arti “naturali” perché non utilizzano oggetti che fungono da strumenti per la propria performance.
Nell’Antica Grecia la danza aveva un ruolo rilevante e venivano suddivise in: danze guerriere, danze religiose e danze profane. Nella tragedia greca l’azione era portata avanti dagli attori e dal coro (Koros deriva dal verbo danzare, e dallo stesso verbo derivano alcuni termini ancora oggi utilizzati, come coreografia, coreografo, coreutica) che si esprimevano cantando e danzando. Così è per la parola “orchestra”, che nell’italiano moderno designa un insieme di strumenti musicali, mentre nell’antica Grecia indicava il luogo del teatro dove agiva il coro e derivava da Orchestra, un altro verbo che significava “danzare”, perché l’azione del coro era formata dal canto e dalla danza.
Durante il Medioevo il giullare intratteneva il pubblico con balli solistici oppure, in occasione delle feste, guidava le danze collettive dei villaggi o delle città. La danza carola è citata più volte da Boccaccio nel Decamerone e anche da Dante nella Divina Commedia. Altri balli conosciuti dell’epoca: la farandola, tresca, ridda e ballonchio.
La danza dei nobili era di diretta derivazione da quella del popolo, ma veniva trasformata secondo le regole del perfetto cortigiano: la compostezza, l’atteggiamento nobile, le convenzioni sociali della cavalleria e della galanteria.
Durante il Rinascimento s’iniziarono a stabilire le prime regole per l’esecuzione dei vari passi; la prima scuola venne aperta nel Cinquecento a Milano da Pompeo Diobono che introdusse anche la danza in coppia. I balletti iniziarono a connotarsi come veri e propri spettacoli e nasce così la professione di ballerino.
L’attuale tecnica del balletto classico nasce in Francia nel XVIII secolo, grazie a Luigi XIV, che amava molto danzare ed esibirsi in prima persona negli spettacoli di corte, tanto da essere chiamato “Re Sole” dopo la sua esibizione come “Sole nascente” nel Ballet Royal du Jour et de la Nuit del 1653, su musica in parte scritta da Giovanni Battista Lulli. Il re sole fonda l’Accademia reale di musica e ballo con l’intento di sviluppare e fissare i principi dell’arte coreografica. Infatti, per questo motivo i passi della danza accademica sono in lingua francese. I professionisti di ballo erano generalmente uomini, la prima donna a calcare le scene è Mademoiselle de La Fontaine nel 1681.
In questo periodo è di fondamentale importanza distinguere il ballo di corte e la danza di teatro. Quest’ultima, infatti, si era trasformata nello stile per obbedire alle esigenze del tipo di visione imposta dalla struttura dello spazio scenico: a differenza degli spettacoli organizzati negli ambienti di corte, dove il pubblico si posizionava intorno allo spazio delle danze, ora il palcoscenico era posto di fronte agli spettatori e tutto ciò che vi stava sopra doveva seguire delle linee prospettiche, altrimenti la visione non sarebbe stata buona. Le scenografie usavano linee diagonali e così doveva essere per gli atteggiamenti dei ballerini, che vennero spinti ad assumere le posizioni dette in épaulement (con una rotazione del busto in linea diagonale).
La tradizione del tutù nasce alla fine del XVIII secolo da parte di due danzatrici francesi Marie Camargo e Marie Sallè, stanche di ballare con pesanti vestiti, accorciano la gonna. Ma a gettare le basi del tutù come lo conosciamo è stata Maria Taglioni.
Il maestro dell’Opera di Parigi Jean Francois Coulon nel 1813 fece indossare le scarpette per ballare sulle punte alla sua allieva Genevieve Gosselin; ance se la pioniera di questa tecnica è stata Maria Taglioni nel 1832 (eseguì un intero balletto sulle punte per apparire più alta).
La Danza moderna è nata come ribellione nei confronti della danza accademica, ritenuta troppo rigida e schematica. In realtà è stato un mutamento della danza, il teorico francese François Delsarte, cercò di diffondere il suo pensiero legato alla danza in America fra il 1830 e il 1870 tramite alcuni suoi allievi e discepoli. I movimenti di danza moderna, tuttavia, hanno anch’essi una “grammatica” precisa basti citare la tecnica di: Graham, Cunningham, Horton, Limón e tante altre sviluppatesi successivamente.
La Danza contemporanea nasce in Europa e negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale. Prosegue la rivoluzione attuata dalla danza moderna a favore di nuove espressioni corporee, che talvolta comprendono anche la recitazione. Il libro The art of making dances di Doris Humphrey (pubblicato postumo nel 1958), contiene i primi elementi costitutivi delle composizioni di danza contemporanea, mettendo in luce le motivazioni dalle quali il movimento possa nascere oltre all’utilizzo dello spazio scenico e del corpo.
Dagli anni Sessanta le collaborazioni e fusioni tra varie forme artistiche danno vita alle prime performance di danza contemporanea. Tra gli esponenti, Merce Cunningham e il musicista John Cage, Alwin Nikolais, autore anche di musica elettronica al sintetizzatore, e in seguito Yvonne Rainer, Trisha Brown, Lucinda Childs, Steve Paxton e molti altri. L’introduzione della tecnologia all’interno della creazione coreografica ha aperto nuove possibilità: in molte creazioni contemporanee vi è infatti interazione con video, software, musica elettronica.
Il ballo è per tutti, stimola le endorfine e ci rende più gioviali, abbiamo una maggiore consapevolezza del nostro corpo e sconfigge la “timidezza”. A ritmo di musica socializziamo e condividiamo momenti di spensieratezza. Dopo una settimana di lavoro concederci un pochino di svago in modo sano e benefico. Il ballo favorisce una maggiore consapevolezza del proprio corpo, stimola le endorfine e ci rende più gioviali.
Recarsi a ballare il sabato sera diventa un’abitudine acquisita da tutti gli strati sociali e il ballo che regna incontrastato all’inizio del XIX secolo è il valzer, una danza di origine tedesca che subisce in ogni Paese degli adattamenti nazionali. I balli che diventano successivamente di moda arrivano dagli Stati Uniti o dall’America latina: il bolero, il tango, il fox-trot, “trotto della volpe”, (ricco di figure).
Verso il 1925 arrivo il charleston, dalle comiche contorsioni, l’ondeggiante blues, con i suoi strani movimenti verso l’alto e ancheggianti. Dopo la Seconda guerra mondiale arrivano al seguito delle truppe americane, il boogie woogie, che con i successivi arrangiamenti venne chiamato rock and roll, poi, dal Sudamerica, il cha-cha-cha e la samba, una delle danze più popolari del Brasile.
Con il twist (1960), il surf (1964) e lo shake si pervenne a una totale libertà di movimenti: si può danzare da soli, in coppia, in gruppo. Ma la meta da conseguire è sempre la stessa: il piacere di muoversi a tempo di musica, socializzare, condividere tempo e spazio in modo armonico. Il ballo favorisce il nostro benessere, stimola le endorfine e ci rende più gioviali.
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