Quando lo scorso 18 settembre il giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, Ruth Bader Ginsburg, era venuta a mancare fin da subito si è stagliato nell’ombra, prima, per materializzarsi, poi, il pericolo di un altro giudice conservatore nominato dall’attuale Presidente Donald Trump. Una possibile deriva ultra-conservastrice nella tutela dei diritti civili.
Istituita il 24 settembre del 1789, nell’anno della Rivoluzione Francese, la Corte Suprema svolgeva, nei primi anni, il ruolo di equilibratore dei poteri istituiti dalla Costituzione americana. Ovvero si occupava della divisione dei poteri. La svolta, in seguito, giunse nel 1803 con una primissima decisione storica che avrebbe modificato la natura.
La sentenza era conosciuta come Marbury vs Medison. In quell’occasione venne abrogato il Judicuiary Act, ovvero la legge federale che risultava essere all’antitesi della stessa carta costituzionale, e attribuendosi, grazie al Presidente John Marshall, il Judicial Review. Con tale istituto giuridico si indica il potere di legittimità costituzionale egli atti di tutti gli organi esecutivi e legislativi.
La Corte Suprema è costituita da nove giudici, nominati a vita. Gli stessi possono decidere di ritirarsi quando non sono più in grado di provvedere al compito per cui sono stati scelti, dallo stesso Presidente degli Stati Uniti previo consenso del Senato.
E nel corso degli anni, per non dire dei decenni, la stessa Corte è stata protagonista di grandi aperture in favore dei diritti civili, come quella che verrà ricordata il prossimo 13 novembre: Brown vs Board. Rappresentando, dunque, tutte le comunità del Paese, tutte le aeree della nazione e gli orientamenti sociali.
Con la morte della paladina dei diritti civili, nominata da Bill Clinton negli anni ’90, il campanello di allarme si acceso tra i Democratici. Difatti con la nomina voluta da Donald Trump si rischia una vera e propria maggioranza in favore dei Repubblicani all’interno della stessa Istituzione. Creando, così, un vero squilibrio nelle decisioni da prendere per le future sentenze che la stessa Corte dovrà emanare.
La scelta è caduta su Amy Coney Barrett. Ha prestato giuramento lo scorso 31 ottobre e si auto-definisce una ‘originalista’. Con questa dichiarazione, potrebbe in realtà portare indietro il Paese di molti anni, cancellando buona parte delle conquiste avvenute nell’ambito dei diritti civili. Per molti questa frase lascerebbe intendere che la stessa Barrett faccia riferimento a com’era la Costituzione e non come si sia trasformata nel tempo.
Ovviamente sono solamente supposizioni ed ipotesi, non molto infondate, ma lasciano, giustamente, nelle preoccupazioni coloro, che in buona fede, si battono per la difesa dei diritti civili.