I mitici telefilm anni ’80. Come non dimenticarli. Impossibile. Hanno segnato l’infanzia di tutti coloro che sono nati durante quel decennio o anche l’adolescenza di chi è venuto al mondo qualche anno prima. Ormai quelle serie televisive sono considerate come dei veri e propri cult, nonostante la loro semplicità nelle trame rispetto a ciò che viene proposto in quest’epoca.
Erano telefilm lunghi. Nel senso che ogni stagione era composta, come minimo, da 22 episodi. Partivano da settembre e terminavano sempre intorno nel mese di aprile o nel mese di maggio. E, soprattutto, erano costituiti da episodi autoconclusivi. La storia principale si sviluppava solo ed essenzialmente durante l’episodio inaugurale, definito ‘Pilot’. Sarebbe scontato elencare tutti i titoli che hanno segnato, nella loro essenza, una vera e propria epoca.
Più facile e non scontato è l’indicare quegli show televisivi, proveniente dagli Stati Uniti d’America, che avevano un certo potenziale e che, purtroppo, per diverse ragioni non sono riuscite neanche a superare la prima stagione. Si, proprio così. In verità sono poche le serie tv di quel periodo che hanno subito questo triste destino. Per un paradosso, comunque, tre dei titoli di cui ci occuperemo queste settimane sono entrati nell’immaginario collettivo; alimentando i rimpianti per un proseguo mai avverato.
Tra questi c’è un titolo che rappresentava la versione a due ruote di un altro telefilm che, alla fine dell’estate, compirà 40 anni. La serie originale era intitolata, almeno per come era conosciuta in Italia, ‘Supercar’, mentre negli Stati Uniti: ‘Knight Rider’; mentre il titolo che verrà analizzato aveva una trama leggermente più complessa rispetto all’investigatore privato che girava per le sperdute strade d’America con una macchina super computerizzata, indistruttibile e con la capacità anche di parlare.
Ne ‘Il falco della strada’ il protagonista principale era un poliziotto, operante nella sezione delle pubbliche relazioni del dipartimento di polizia di Los Angeles, al quale gli viene affidata una missione speciale e ovviamente segreta: quella di guidare una moto ipertecnologica per combattere il crimine.
Il modo di agire era quello dei supereroi rispetto al ben più famoso Micheal Knight, interpretato da David Hasselhoff. Jesse Mach, impersonato dal cantante anni ’70 Rex Smith, era anch’egli un pilota di moto sportive con un alto senso di giustizia. A coadiuvarlo in questa particolare il simpatico, timido e pignolo Norman Tuttle, interpretato da Joe Regalbuto, già visto all’epoca in ‘Codice Magnum’ con Arnold Schwarzenegger del 1986.
In tutto furono realizzati ben 13 episodi di ottima fattura. Storie che sconfinavano in ben tre generi più volte sfruttati in quegli anni: poliziesco, fantascienza e l’action. in quell’unico ciclo di episodi presero parte un attore già affermato, per l’epoca, ed un altro che qualche anno più tardi sarebbe diventato una stella di prim’ordine nel firmamento hollywoodiano.
Il primo è conosciuto per il ruolo dello scienziato Emmett Brown, Doc per Marty Mcfly, ovvero Christopher Lloyd; il secondo, giovanissimo per l’epoca, ovvero George Clooney. Si, proprio lui. Ovviamente la fine repentina di questo show televisivo non permise non solo di continuare con altre avventure, ma neanche di conoscere un possibile finale della serie televisiva. Era l’anno 1985.
Le motivi che portarono alla cancellazione della serie televisiva da parte del canale americano ‘Abc’ furono molteplici. In primis il ridotto budget a disposizione; secondo la particolare assomiglianza con ‘Supercar’. Al di là di qualche concreta analogia, la Pontiac Firebird Trans Am nera di Micheal Knight, come già specificato in precedenza, aveva installato un elaboratore dati con la capacità di parlare. La due ruote di Jessie Mach no.
In tutto furono utilizzate ben 15 moto. I seguenti modelli erano una Honda XL 500, per l’episodio pilota; un Honda XR 500 per le riprese ravvicinate; una Honda CR 250 per le acrobazie.
Qui sotto la colonna sonora del telefilm: