Dopo il 1954 la carriera Elvis andava consolidandosi sempre più. La sua forza, la sua carica fu come un’onda che travolse tutto in poco tempo. I successi come ‘Jailhouse Rock’, ‘Heartbreak Hotel’, insieme a ‘Good Rockin Tonight’ e ‘Baby let’s play house’ permisero ad Elvis Presley di apparire nelle prime classifiche sia per musica country e sia per quanto riguarda quelle dedicate al ‘Rythm and blues’. Ciò significa quanto abbiamo detto in precedenza, che il futuro Re del Rock aveva abbattuto i confini tra bianchi e neri.
Oltre tutto proprio per la sua caratteristica naturale del suo timbro vocale, più vicino ad un afroamericano che ad un bianco, lo mise, addirittura, sotto una cattiva luce: venne accusato da alcuni ambienti conservatori di aver violato la segregazione ancor prima di pubblicare nelle radio. Secondo la leggenda fu proprio la comunità nera a difenderlo, apprezzando il fatto che un bianco avesse miscelato, diciamo così, la musica bianca e la musica nera, valorizzando entrambi i generi.
Elvis, però, andò oltre. Attraverso il suo stile musicale fece un’operazione, di mero omaggio, alla tradizione musicale napoletana. Quella considerata classica, per non dire prettamente storica. Ne sono un fulgido esempio brani come ‘Surrender’ e ‘It’s now or never’, le quali corrispondono rispettivamente a ‘Torna a Surriento’ e ‘O sole mio’. Pubblicate tra il 1960 ed il 1961.
Brani in cui il Re del Rock dette sfoggiò delle sue qualità vocali, confermandole attraverso un sound prevalentemente partenopeo e che, per la maggior parte, diventa un tutt’uno con il ritmo più vicino al country.
Nonostante il grande successo l’esistenza di Elvis, da quel 1954, subì innumerevoli scossoni, non solo negativi; per esempio tre anni dopo acquistò una villa a Memphis, la futura residenza chiamata ‘Graceland’. Venne chiamato per il servizio militare, rinviato di qualche anno grazie al suo nuovo manager e stratega Colonello Tom Parker. Un periodo che durerà un biennio e che trascorrerà nella base distaccata a Berlino. Nello stesso tempo la sua adorabile madre, Gladys, purtroppo morì e per lui fu un brutto colpo. Si dice che, molto probabilmente, il vero motivo per cui si lasciò andare fu proprio per questa grave perdita.
Eppure contemporaneamente intraprese anche la carriera cinematografica. Non nascose mai il suo desiderio di diventare attore. Il colonnello Parker mise in moto la sua fitta rete di contatti per accontentarlo. Il cantante girò molte pellicole, supportato anche da bravi attori e da affascinanti interpreti con le quali intraprese anche alcune relazioni. I film, però, non furono mai apprezzati dalla stragrande maggioranza dalla critica. Tra le tante canzoni che egli portò sul grande schermo ci sarebbe da ricordare ‘Viva Las Vegas’ del 1964.
Contemporaneamente pubblicò i singoli come ‘Woody Heart’ e la ben più leggendaria ‘Are you lonesome tonight?’. Venne persino invitato a presenziare, come ospite, in qualche show televisivo. E proprio su questo bisogna tornare leggermente indietro nel tempo, risalente ai suoi esordi.
La prima apparizione storica ad un programma televisivo nazionale avvenne nel 1956 all’Ed Sullivan Show. Ed Sullivan, appunto, inizialmente dichiarò che non lo avrebbe mai portato nel suo spettacolo perché lo riteneva troppo volgare. Esattamente la frase era: ‘è troppo volgare come un negro’. Si, usò proprio questa frase.
In effetti le movenze di Elvis Presley facevano impazzire più gli adolescenti che gli adulti, non riparandolo, comunque, da critiche feroci. Dopo quella dichiarazione del famoso presentatore l’audience del programma subì un improvviso e pesante calo di ascolti. Indovinate quale fu la soluzione?
Situazione analoga qualche anno più tardi. A non volerlo nel suo programma non fu Ed Sullivan, ormai la lezione l’aveva imparata, ma addirittura ‘The Voice’, ovvero Frank Sinatra. Nei primi periodi in cui Elvis Presley incominciava il suo ‘regno’ incontrastato il cantante italo-americano rilasciò alcune non simpatiche dichiarazioni nei confronti dello stesso Presley e del genere musicale che portava avanti. Anche in questo caso la polemica finì con un duetto fra i due e anni dopo lo stesso Re del Rock farà suo un cavallo di battagli di ‘The Voice’.
Gli anni ’60 per Elvis Presley furono comunque frenetici: la carriera cinematografica ed il matrimonio mutarono la sua esistenza. Specialmente quest’ultimo passo fatto con Priscilla nel 1967 e dopo dieci anni di fidanzamento, lo avrebbe dovuto portare sulla retta via. Il 1968, invece, lo vide diventare padre della futura moglie di Micheal Jackson, Lisa Marie Presley, e contemporaneamente ritornò a cimentarsi dal vivo o qualcosa del genere.
Era il 3 dicembre dello stesso anno quando decise, su consiglio di Tom Parker, di esibirsi presso gli studi della Nbc per una serata tutta dedicata a lui ed intitolata ‘Comeback special ‘68’, da cui prima vi abbiamo condiviso lo spezzone di ‘That’s all right mama’. Fu l’ennesimo successo di una carriera già allora leggendaria per una vita, purtroppo, sempre più vuota e forse non più accettata.
Con queste parole ci accingiamo ad arrivare all’ultima parte della vita di questo straordinario personaggio, mai dimenticato e ancora oggi venerato come una divinità, anche se sarebbe giusto dire come un sovrano. Certo, ci sarebbero ancora tante cose da dire e da ricordare, per non dire da approfondire. Ma oltre non si può andare, nonostante il web lasci considerevole spazio rispetto alla carta stampata è impossibile andare oltre.
Prima di però non si possono dimenticare altre perle musicali di Elvis, ritenute addirittura lontane dalle sue corde, ma che egli stesso amava visceralmente: il gospel. Un genere che molto probabilmente ascoltava fin da ragazzo e che, contemporaneamente, le sue esibizioni hanno messo a tacere le voci di un suo possibile razzismo.