Bruce Springsteen con questo album ottenne una prima consacrazione
Che la storia della musica sia indissolubilmente legata a quella dei suoi autori più o meno rappresentativi, non c’è alcuna ombra di dubbio. E questo elemento non deve essere comunque inteso come un punto da cui partire, ma un punto da tener presente. Diverse volte capita che non solo i cantanti e i musicisti entrano nell’immaginario collettivo, per la loro esuberante personalità o magari per la loro storia personale. Alle volte ci sono anche i loro lavori che fanno la storia della musica, visto che è immortale il loro lavoro. Per non dire leggendario. Con queste premesse viene inaugurata la rubrica: ‘Album leggendari’, composta da una serie di appuntamenti in cui, attraverso, una singola raccolta di inediti, di un cantante in particolare, cha hanno scritto pagine memorabili della musica.
Si doveva partire lo scorso 10 ottobre come giusta occasione per celebrare, esattamente, i quaranta anni dall’uscita di uno degli album più importanti relativi alla discografia di Bruce Springsteen. Una particolare raccolta di inediti che, già da sola, non avrebbe alcun bisogno di presentazioni. Un long play che fruttò, allo stesso Boss, ben cinque dischi di platino e tre d’argento. Con un totale di cinque milioni di copie vendute.
Quel lavoro di Springsteen fu un ‘fiume’ di parole e sonorità epiche, tragiche, malinconiche e speranzose inerenti al ‘sogno americano’. Raccontato ed intonato in un modo del tutto particolare per l’epoca. Infatti prima di quel 10 ottobre del 1980 i tradizionali 33 giri erano composti, più o meno, da una decina di brani. Solo i classici ‘Greatest Hits’ potevano permettersi di includere, in una sola volta, un numero maggiore di singoli rappresentativi della carriera di un artista.
Fino a quella data il cantante, dalle lontane origini irlandesi ed italiane, aveva raccolto critiche positive sia da esperti e sia dai propri fans, ottenendo una prima consacrazione come ‘working class hero’, ovvero eroe della classe operaia. Durante il periodo di registrazione di ‘The River’, avvenuta tra l’aprile e l’agosto dello stesso 1980 decise di comporre il suo quinto lavoro di ben venti singoli. Questa scelta fece tremare in molti all’interno della casa discografica, facendo pensare ad un possibile fiasco totale. Cosa che poi, fortunatamente, non avvenne come abbiamo visto proprio in termini di premi musicali conquistati.
Il primo brano ad esser lanciato nelle radio come singolo fu ‘Hungry heart’, il 21 ottobre del 1980; mentre gli altri due nel 1981: Fade Away il 22 gennaio e per quanto riguarda lo stesso singolo che presta il titolo a questa monumentale raccolta d’inediti, The River, nel maggio del 1981. A funzionare, però, è tutta l’intera tracklist. Venti canzoni, alcune di esse delle vere e proprie ballate, che danno vita ad un unico grande romanzo americano d’ascoltare con diversi temi affrontati. Singoli che ti fanno entrare, immaginare e sognare l’entroterra statunitense, senza dimenticare che non sempre è tutto edulcorato.
‘The River’ è pacificamente definito come una pietra miliare del genere folk americano e della storia della musica. Non menzionare altri due brani come ‘Indipedence day’ e ‘Out in the street’ sarebbe sbagliato, come non menzionarne tutti gli altri, per una raccolta d’inediti che confermò la vena ispiratrice di una cantante, che ancora oggi, non si è mai fermato.