Nel 1939 lo scrittore Philip Van Doren Stern pubblicò un racconto dal titolo: The greatest gift. Un racconto fatto conoscere attraverso la sua sfera privata, tra amici e parenti. Diversi anni più tardi, esattamente nel 1945, la casa di produzione cinematografica, Rko, acquistò i diritti della storia per farne un film. Furono sviluppate addirittura tre sceneggiature e gli attori interessati al progetto sul grande schermo erano Cary Grant e Gary Cooper. In realtà l’intenzione di realizzare la trasposizione cinematografica partì proprio da Cary Grant, legato professionalmente alla Rko. Gary Cooper venne coinvolto successivamente.
Ma proprio a causa di quei tre tentativi di sviluppare un copione, che avrebbe dovuto rispettare il racconto, la stessa Rko, al quale inizialmente aveva pagato ben 10.000 dollari per i diritti, rinunciò al progetto e cedendo il proprio titolarità alla Liberty Films. Quest’ultima era una piccola casa di produzione che chiuse i battenti nel 1951. L’anno in cui la Liberty acquistò il racconto di Stern, con tanto di copioni, era quello del 1945. L’anno della fine della Seconda guerra mondiale.
Il fondatore di questa casa di produzione era il regista hollywoodiano Frank Capra, fresco reduce del secondo conflitto appena terminato. Una volta letto il soggetto ebbe l’idea di trarne, e l’uso dell’aggettivo non è puramente casuale, un meraviglioso film di Natale, incentrato sul significato della vita stessa.
Per chi non conoscesse questa monumentale opera cinematografica è davvero un peccato. La trama, molto semplice, racconta di un uomo dai grandi sogni mai realizzati a causa di alcune avversità che la vita gli ha messo davanti. Ciò nonostante, rimane al paesello dov’è nato e cresciuto riuscendo a farsi ugualmente una famiglia.
È un tipo socievole ed altruista. Salva due persone a lui molto care e sembra, che una volta ereditata la modesta cooperativa di risparmio sembra che tutto giri a gonfie vele. Sembra. Perché proprio sul lavoro, il giorno della Vigilia di Natale, si ritrova un grosso problema fra le mani. Un guaio che rischia di rovinargli per sempre la vita non riuscendo a risolverlo in tempo. Decide, così, di farla finita. Un angelo arriverà in suo aiuto, facendogli notare come sarebbe stata la vita dei suoi cari se non fosse mai esistito.
Non a caso la frase che viene usata per promuovere la pellicola è quella pronunciata dal simpatico angelo, chiamato Clarence, ‘Strano, vero? La vita di un uomo è legata a tante altre vite. E quando quest’uomo non esiste, lascia un vuoto’. L’uomo a cui si fa riferimento, che è il personaggio principale, è interpretato con molta semplicità da uno straordinario James Stewart, attore voluto fin dal primo momento dallo stesso regista. Venti anni dopo, questo irripetibile capolavoro, venne annoverato, da parte dell’American Film Institute, tra le migliori cento pellicole statunitensi di tutti i tempi.
A distanza di settantaquattro lunghi anni ‘La vita è meravigliosa, uscito ufficialmente il 20 dicembre del 1946, non è solamente il classico film natalizio da guardare sotto l’albero. È molto di più. Lo si può considerare, quasi e forse il paragone appare anche esagerato, come ‘Il canto di Natale’ di Dickens ma sul grande schermo. Una storia commovente ma di grande forza nel messaggio rivolto al pubblico, uno sviluppo non retorico della trama. Un film che ancora oggi, sotto diversi aspetti, molto attuali e senza alcuna ombra di dubbio, invecchiato benissimo e che forse rimarrà attuale anche fra duecento anni o forse di più.