Raccontare Eduardo De Filippo alle nuove generazioni e non solo. Ricordarlo, proporlo anche a coloro che hanno vissuto se non tutta la sua epoca, almeno gli ultimi anni del suo percorso professionale e terreno. Ricostruire la sua vita partendo da zero, iniziando ai tempi di Eduardo Scarpetta. È questa l’essenza del film di Sergio Rubini. Un biopic diverso, coraggioso e ambizioso.

Un lungometraggio, come si diceva un tempo, che riporta al centro il cinema italiano e di cosa è veramente capace. Miscelarlo con la classica tradizione teatrale, quella napoletana, che vide, proprio in Eduardo De Filippo, non uno degli autori più importanti, ma l’autore per antonomasia.

Non era facile e di sicuro non lo è stato, ma il successo è stato raggiunto in pieno e merito per diversi ordini di ragioni. Sembra strano se indichiamo da subito questo elemento, ma è proprio quello che ci ha convinti nell’andare al cinema e vedere il film: la durata. Due ore e venticinque rappresenta il tempo giusto per narrare le origini. Non troppo lungo, da sembrare un mattone da digerire, e né troppo corto, da instillare anche un’idea sbagliata: come quella di aver ‘arronzato’ il tutto perché si doveva pur realizzare qualcosa tanto per farlo. Invece no.

Sergio Rubini, memore, anche e soprattutto delle sue esperienze teatrali, ha ponderato bene ogni passo, ogni scena, ogni dialogo, sviluppando la storia con un andamento non troppo incalzante, per poter permettere allo spettatore in sala di fissare i passaggi fondamentali della storia.

Una scelta che ha garantito a chiunque avesse avuto la fortuna di vederlo nei tre giorni di programmazione, dal 13 al 15 dicembre, di entrare nell’atmosfera di quegli anni; di fare ingresso nel mondo non solo, però, di Eduardo De Filippo, ma anche di suo fratello Peppino e sua sorella Titina. Tre miti immortali del teatro. Tre punti di riferimento per chiunque abbia voglia di intraprendere questo viaggio professionale e che mai nessuno spodesterà dal trono della storia dell’arte della recitazione.

Nel film nulla è stato lasciato al caso. I rapporti dei tre fratelli con il padre, Eduardo Scarpetta, interpretato da un monumentale Giancarlo Giannini, e con il figlio legittimo Vincenzo, interpretato da un sorprendente Biagio Izzo. Un biopic in cui dramma e commedia si fondono al ritmo, anche, di una rappresentazione teatrale portata sul grande schermo con grande maestria e saggezza.

Gli inizi difficili, le speranze, i sogni e anche alcune utopie relative anche ai rapporti tra gli stessi fratelli sono stati approfonditi nel modo giusto, quasi in punta di piedi. Si delinea, quasi nell’immediato, ‘il gelo’, espressione usata dallo stesso Eduardo De Filippo durante la sua ultima apparizione, il 15 settembre del 1984 a Taormina, in riferimento all’intesa mai veramente sbocciata con Peppino De Filippo. Anche se quella frase era riferita a suo figlio Luca.

Il cast, però, si compone di altri nomi illustri della tradizione napoletana: Vincenzo Salemme, Maurizio Casagrande, Giovanni Esposito, Marisa Laurito. Ancora: Maurizio Micheli, Augusto Zucchi, Luciana De Falco. Tutti quanti selezionati con attenzione, specialmente per i ruoli che hanno ricoperto nella storia. La stessa sceneggiatura è opera di Sergio Rubini con Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini.

La sua vittoria sta anche nella scelta degli attori principali, i quali meritano molto di più di un semplice apprezzamento. Non era facile neanche per Mario Autore, Domenico Pinelli e Anna Ferraioli Ravel: rispettivamente Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo e Titina De Filippo. La loro recitazione, il modo di recitare, il modo di calarsi in persone viste solo ed esclusivamente attraverso filmati d’epoca e quindi nei lavori a cui presero parte è da applausi.

Nessuna imitazione, nessuna riproposizione di personaggi che avevano a loro volta impersonato nel farli rivivere. I tre attori principali, sui quali una grossa responsabilità, sono stati perfetti nella loro performance. Sono spariti a tal punto che davanti alla macchina da presa non vedi tre attori che recitano, noti veramente Eduardo, Titina e Peppino nella loro vita.

Rubini, ai microfoni, dell’Ansa ha anche dichiarato di non voler lasciare la storia a metà, ma di proseguirla; completandola, almeno in parte, fino al 1944. Anno in cui Eduardo e Peppino litigarono per l’ennesima volta, senza mai più rivolgersi la parola. A questo punto ci dobbiamo chiedere: verrà realizzata una trilogia? Chissà.

Per il momento godiamoci questo film coraggioso, anzi, andate al cinema a godere di questo spettacolo biografico di recitazione e di una perfetta ricostruzione storica di un film che era già un evento ancor prima di approdare nelle sale cinematografiche, che lo è diventato una volta visto e che lo continuerà ad essere per tutto il periodo delle feste. Infatti, il film approderà anche su Rai1 il prossimo 30 dicembre. Una data da segnare per chi non avesse ancora avuto la fortuna di vederlo, con la speranza che il sequel si realizzi sul serio.

FONTE LOCANDINA: KINOWEB

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *