‘Parole Schiette’ torna. Lo fa nel momento meno indicato, dove tutti stanno cercando di trovare un proprio senso alle prossime festività natalizie e quindi anche un po’ di serenità. Anche questo 2021 non è stato un anno facile. Dodici mesi in cui, molte volte, il fattore ‘pandemia’ ha pesato su molti settori della società e, per dirla alla Patch Adams’, nella qualità di vita di tutti noi. Tra una settimana sarà la Vigilia di Natale e con quale spirito ci avviciniamo?
Già, bella domanda. Un quesito che, molto probabilmente, ne alimenterà altri; perché, in fondo, sembra che stiamo vivendo in una società o comunque in un periodo storico in cui il dubbio non è ammesso, in cui siamo pienamente sicuri che tutto quello che facciamo sia giusto. Di situazioni contrarie ne abbiamo viste tutti e tutti le continueremo a vedere e a viverne, anche e soprattutto in prima persona. Sulla nostra pelle. Situazioni che viaggeranno parallele alle nostre, in cui si vedono persone convinte che agendo in un certo modo non è che si fa bene, si fa benissimo senza nemmeno un’ombra di dubbio.
Si è arrivati ad un punto in cui per combattere i pregiudizi, una lotta sempre attuale e sempre giusta, non ci si accorge che, molto probabilmente, se ne creano di altri. Prendete per esempio, in merito a casi di cronaca legate al reato di violenza sessuale, di voler separare i vagoni del treno e renderli esclusivi per uomo e donna. Una soluzione che dovrebbe, secondo chi l’ha pensata, evitare che le donne medesime non siano oggetto di atti contrari brutali.
A nostro avviso, proprio su questo punto, potremmo usare un’espressione sarcastica in cui la ben più famosa Rosa Parks, donna e afroamericana, che si starebbe rivoltando nella fossa nel sentire queste follie. Cosa avrebbe dovuto dire lei che di vessazioni, fortunatamente non sessuali, ne aveva comunque subite per il colore della pelle? Cosa avrebbero dovuto dire tutti quelli che lottavano contro il razzismo? Perché in fondo, seppur in maniera indiretta, dividere i vagoni e renderli esclusivi per l’uno e per l’altro sesso, è di fatto sintomo di ‘razzismo’.
Forse toccare certi temi nella settimana che precede il Natale non è proprio il massimo, ma anche sul periodo in questione c’è stato qualcuno che, per una miglior corretta inclusione, aveva avuto il coraggio di affermare che sarebbe meglio non augurare più ‘Buon Natale’. Motivo? Perché offenderebbe chi apparterebbe ad altre confessioni religiose. Siamo sicuri che sia veramente così?
In fondo anche Charles Dickens, il celebre scrittore inglese che partorì dalla sua mente la più bella favola di Natale che sia stata mai scritta, si starebbe rivoltando nella fossa. A quanto pare, secondo alcune cronache dell’epoca affermavano che lo stesso scrittore non era cattolico. Perché menzionare questo particolare: in Inghilterra, nell’’800, era diffusa la convinzione che il cattolicesimo o comunque il Cristianesimo venisse visto, addirittura, come l’Anticristo. E lo stesso Dickens è conosciuto come l’uomo che inventò il Natale, non come festa s’intende, ma come augurio. Fortunatamente, poi, la commissione europea è tornata su suoi passi, in fondo di gravi problemi non ce n’erano, vero?
Altra questione che è diventata ormai pesante, che crea divisione e soprattutto innesca un vero scontro, più che sociale addirittura ideologico, è quella relativa ai vaccini. Non è la prima volta che ci torniamo e molto probabilmente non sarà l’ultima, anche se lo vorremmo con tutto il cuore.
Il problema nasce, forse, da una non corretta informazione o meglio da una non corretta comunicazione. Per alcuni i vaccini, nella sostanza, sono sperimentali, perché in fondo il tempo per testarli non è mai esistito, per altri invece non lo sono mai stati. Però somministrarli al mondo intero per liberarlo, una volta per tutte, dalla pandemia è di fatto ancora l’unica soluzione possibile.
Il punto, però, è un altro: se si continua a ghettizzare o comunque a discriminare chi non si vuole fare il vaccino, per qualsiasi ragione, logica o non logica che sia, le posizioni non s’incontreranno mai e ci sarà sempre qualcuno che affermerà che siamo sotto una dittatura o comunque provocherà il risultato contrario.
È naturale che ci devono essere delle regole, delle leggi che impongono alcuni comportamenti. L’errore più grave, però, è stato uno solo che ha innescato questo tipo di reazione di chi ha mostrato avversione per i vaccini stessi. Ovvero quello di scaricare la responsabilità nei confronti di chi deve vaccinarsi, trasformando così un dovere in un diritto.
È pur vero che il diritto comprende doveri, ma è anche vero che consente libertà di scelta. Il dovere, invece, è una situazione giuridica soggettiva passiva nella quale un soggetto è obbligato ad un determinato comportamento imposto da una norma ben precisa; e quindi toccava allo Stato farsi carico di ciò nel non responsabilizzare chi doveva in realtà vaccinarsi in caso di situazioni avverse provocate dai vaccini. Inoltre, per convincere coloro che non vogliono assumersi tale responsabilità, sono state adottate delle soluzioni abbastanza estreme.
Ci verrebbe da dire: mancanza di presa di posizione? No, assolutamente. La decisione è sì stata presa, ma non come si pensava. Solo che se qualcosa fosse andata storta, come è capitato all’inizio purtroppo, chi aveva il compito di garantire una copertura, in termini di risarcimento danno, in merito ai danni causati dal vaccino praticamente non lo ha fatto. Ed ecco perché diverse persone non hanno intenzione di farsi il vaccino.
In sostanza ci stiamo avvicinando al Natale, forse, più colmi di pregiudizi verso gli altri, grazie ad alcune di queste situazioni che ci circondano. Pregiudizi originati dalla paura, dal non dialogo e da prese di posizione troppo nette. Ci si lamenta che non c’è un dialogo. Ed è vero, non c’è più. Merito di una politica molto brava ad innescare polemiche più che a placarle. Capace solo di strumentalizzare i problemi e non di risolverli, di esasperarli fino al punto che, su alcuni temi delicati, nessuno ci crede più o quantomeno non è più disposto a seguire chi guida.
Considerare gli altri come negativi perché non la si pensa in un certo modo è, a sua volta, sintomo di un pregiudizio, indiretto, ma lo è. Come vero che non esiste la dittatura, ma il modo in cui alcune soluzioni vengono prese o imposte richiamano quasi un modo assolutista di altri tempi.
Cosa ci vorrebbe per migliorare? Cosa servirebbe nella società di oggi? L’abbassamento dei toni esasperati e non solo perché si sta avvicinando il Natale; ma in ogni periodo dell’anno, in modo che sarà più facile cercare di capire le ragioni dell’uno o dell’altro, rispettando, seppur non condividendo le differenti convinzioni che separano i diversi schieramenti.
‘Parole Schiette’ tornerà a Gennaio 2022.