Voi siete più da Albero di Natale o da Presepe? Una semplice curiosità interrogativa alla quale potete anche risponderci sotto ai commenti. È vero, tutti quanti in questi giorni siamo indaffarati nei preparativi dell’uno o dell’altro; preparativi che devono terminare, secondo la tradizione, oggi, 8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione; magari facendo anche una corsa contro il tempo, onde evitare di sentirsi in colpa di non averli allestiti in tempo e, oltremodo, di vedere la propria casa, rispetto alle altre, spoglia di un qualsiasi addobbo natalizio.
Una tradizione che, come si può ben notare, ne comprende due, ma solamente una ha profonde radici cattoliche, profonde radici nella religione cattolica; mentre l’altra appartiene ad un’antica cultura popolare che è stata importata anche da noi. Partendo dal presupposto che di solito di realizza prima l’albero, anche se per qualcuno fa il contrario, analizziamo, per prima, le origini di quello che, più di mille anni fa, gli era stato attribuito un significato particolare.
Premettendo che questo simbolo è presente in tutte le religioni ed epoche, secondo molti, nella sua essenza rappresenta la vita stessa; non a caso viene definito ‘L’albero della vita’. Durante l’età dei celti la sua rilevanza era tale per festeggiare, all’arrivo dell’inverno, la fertilità primaverile. In quell’occasione, l’abete, veniva addobbato proprio tra il 24 ed il 25 dicembre.
Oltre a questo esempio di rito pagano non è possibile fermarsi qui. La storia è piena di cronache e di tradizioni che si sono susseguite nel corso dei secoli. Dal medioevo fino al 1441 quando a Tallin, in Estonia, dove alcuni giovani scapoli, sia uomini e donne, ballavano insieme con la speranza di trovare la propria anima gemella davanti ad un enorme abete. In quel particolare anno si sussurra che sia nato l’albero di Natale come noi lo conosciamo.
In seguito, la tradizione dell’abete approdò in Germania. Sempre in terra tedesca oltre un secolo e qualche decennio dopo, nel 1570, le decorazioni ‘natalizie’ sull’albero erano rappresentate da mele, noci, datteri e fiori di carta. Eppure, se si afferma che nella città di Tallin sia, di fatto, il luogo in cui è nata, in via ufficiale, la tradizione dell’albero di Natale, tornando indietro nel tempo, si scopre che c’era anche un’altra città dell’est Europa abbia dato il via a tale tradizione, rivendicando di essere il luogo natio ufficiale di questa tradizione: ovvero Riga, in Lettonia. L’anno è il 1510 e sarebbe indicato su un grande cartello scritto in otto lingue. Ma non si parla di Albero di Natale, ma bensì quello di Capodanno.
Mentre nella città di Strasburgo, nella regione dell’Alsazia, nel 1605 i cittadini, per Natale, potevano portarsi a casa degli abeti, mettendoli nelle varie stanze, ed ornandoli con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti similoro. Si dice, inoltre, che questa tradizione sarebbe legata ad un ulteriore rito pagano antico, secondo cui, si poteva portare a casa, prima del nuovo anno, un ramoscello bene augurante. Soltanto nel 1900 la tradizione dell’Albero di Natale giunse nel nostro Paese, dopo esser stato accettato dalla religione cattolica. Difatti era considerata come mera usanza protestante.
Dopo le origini dell’Albero di Natale, adesso andiamo a scoprire quelle del Presepe, ugualmente antiche; per non dire secolari. Ricordando, tra l’altro, soprattutto le profonde radici cristiane, menzionate in precedenza, e confermate anche nel momento in cui venne ideato come semplice rappresentazione della natività di Cristo. Nel corso del tempo l’arte stessa si è sviluppata intorno a quest’affascinante tradizione, con chiari connotati religiosi, facendo sì che diverse persone, con una vera e propria vena artistica, si sono cimentati soprattutto nella creazione dei personaggi e dei paesaggi da tramandare.
Con quest’ultima frase il riferimento non poteva che essere la strada più famosa del mondo: San Gregorio Armeno a Napoli, ma andiamo con ritornando sul tema principale.
Rispetto all’Albero di Natale, per il Presepe sussiste una data ben precisa e, ulteriormente, anche una città italiana: Greggio, provincia di Rieti. L’anno domini era il 1223. L’occasione fu la messa di Natale proprio di quell’anno. Lo allestì per la prima volta in assoluto, e quindi ideato, San Francesco d’Assisi. L’effetto tra le persone incuriosite, alla vista di quella che di fatto la prima rappresentazione della Natività della storia, fu molto positivo. Talmente positivo che, non molto tempo dopo, il grande pittore, Giotto, lo immortalò in un suo dipinto. Dobbiamo comunque precisare che in quella prima rappresentazione della natività c’erano solo il bue e l’asinello nella mangiatoia. Mancavano i tre personaggi: San Giuseppe, la Beata Vergine Maria e Gesù Bambino. Ma quello fu il primo esempio di una lunghissima serie di rappresentazioni che si sono succedute nel tempo, tra il privato ed il pubblico.
Già dopo due secoli, quindi nel Quattrocento, l’immagine del presepe di Francesco passò dall’ambito artistico a quello popolaresco. Tant’è vero che la rappresentazione della nascita di Gesù si diffusa rapidamente in tutta l’Italia centrale.
Nel secolo successivo, quindi nel Cinquecento, il Presepe giunse in quello che un tempo era conosciuto come il Regno di Napoli. Nel Seicento ebbe ampio respiro anche nelle case de nobili, seppur come soprammobile. Nel Settecento, invece, incominciarono a prendere forma le grandi tradizioni della rappresentazione. In particolar modo proprio a Napoli.
E nell’Ottocento e novecento? Il Presepe giunse negli appartamenti dei borghesi e del popolo, senza mai venir cancellato dall’arrivo, proprio nell’ultimo secolo, dell’Albero di Natale, unendo, così, due tradizioni in una.
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