Il mondo della letteratura non è solamente composto da romanzi di genere poliziesco, gialli, hard-boiled; quelli sul quale, insomma, ci soffermiamo nella maggior parte dei casi ogni giovedì. No, l’universo letterario è, soprattutto, costituito da storie immortali, ritenute dei veri e propri classici che vengono apprese, attraverso la lettura con i genitori, che sono intrinseche, naturalmente, di un mero intento formativo o di crescita morale, ovvero le fiabe.
È inutile ricordare quanti di noi, volendo o no, siamo cresciuti con qualche storiella per addormentarci; volumi letti dai nostri genitori, non solo per farci chiudere gli occhi serenamente, ma anche per insegnarci qualcosa; una morale da tenere ben presente. Naturalmente è anche bene precisare, per non dire ricordare, che le fiabe, in generale, rispetto ai romanzi, sono costituite da racconti piccoli o medi, incentrati su personaggi di mera fantasia.
Rientra in questa particolare categoria di novelle una fiaba che 178 anni or sono venne pubblicata per la prima e che, nell’immediato, divenne un classico per intere generazioni dalla quale non si può prescindere: Il brutto anatroccolo di Hans Christian Andersen, dell’11 novembre del 1843. Ma l’anno successivo venne inclusa nella raccolta dello stesso autore dal titolo: ‘I nuovi racconti’.
La storia narra la vicenda in un buffo pennuto che presenta un aspetto esteriore diverso rispetto dei suoi fratelli. La madre, nonostante tutto, cerca di accettarlo ma non può evitare che il suo piccolo venga discriminato ed emarginato dai suoi simili. Abbandonato a sé stesso, il piccolo anatroccolo rischia di morire congelato in uno stagno.
Una volta riuscito a salvarsi miracolosamente, il piccolo pennuto rimane affascinato dalla presenza di meravigliosi cigni che stanno facendo il bagno. Si avvicina e rimane a sua volta meravigliato, ulteriormente, per come viene accolto. E mentre nuota con loro vede la propria immagine riflessa nell’acqua e scopre di essere diventato anche un lui uno splendido cigno.
Una storia semplice ma al tempo stesso con un messaggio diretto ed educativo. Una trama sviluppata anche, e soprattutto, sulle esperienze di vita dello stesso autore, emarginato anche lui, in età adolescenziale, per aver manifestato i primi atteggiamenti femminili.
Cinque anni più tardi alla seconda pubblicazione nella raccolta ne ‘I Nuovi racconti’, dove si annoveravano anche: L’angelo, L’usignolo e I fidanzati, Il Brutto Anatroccolo venne ripubblicato nel 1849 e, fino al 1862, lo stesso autore affermò che il suo racconto ‘andò via come il pane’.
Un successo immediato, un successo che dura ancora oggi e che aiuta, meglio di qualsiasi altro modo, ad abbattere qualsiasi tipo di pregiudizio, qualsiasi tipo di discriminazione. Un classico che nel 1939 venne portato anche sul grande schermo dalla Walt Disney, dal titolo però differente, ‘Il piccolo diseredato’; una versione cinematografica che conquistò il premio oscar come miglior cortometraggio di animazione.