L’attesa durata tre anni è finalmente giunta alla fine. ‘Dune’ di Dennis Villeneuve, remake del cult del 1984 e ispirato dall’omonimo romanzo dello scrittore Frank Herbert, è finalmente uscito sul grande schermo. ‘FreeTopix Magazine’ è andato a vederlo per inaugurare, appositamente, anche la nuova rubrica, annunciata in tempi non sospetti, dal semplice titolo ‘Recensioni’. Come detto la lunga attesa è terminata, almeno in Italia, proprio in questo fine settimana, mentre negli Stati Uniti si dovrà aspettare fino al prossimo 22 ottobre.
Lo stesso regista aveva annunciato che la trasposizione del romanzo, al cinema, sarebbe stata suddivisa in due parti. Quella che abbiamo visto, di fatto, è la prima parte di un secondo capitolo che, a quanto sembra, non è stato girato contemporaneamente al primo. Motivo? Tutto dipende non tanto dagli incassi di questa prima parte. Infatti tutto è legato dalle visualizzazioni che si registreranno sulla piattaforma di Hbo Max, attraverso la quale il film verrà distribuito in streaming, sempre negli Usa.
Comunque appare normale considerare la versione classica ancora come la migliore. Ovvero quella diretta da David Lynch, in cui nel cast si annoverava addirittura il cantante inglese Sting ed un giovane Kyle MacLachlan, il famoso agente dell’Fbi Dale Cooper della serie di ‘Twin Peaks’. Di questa stessa si è sempre sostenuto l’esistenza di un montaggio della durata di cinque, massimo sei ore. Montaggio che nessuno, ancora oggi, ha mai visto. Versione stessa ritenuta, oltre che un cult, troppo complicata e sovraccarica di elementi e dettagli.
Molti all’annuncio della nuova versione che sarebbe giunta da lì a poco sul grande schermo non hanno fatto immediati salti di gioia. I timori di non rispettare in pieno quanto aveva scritto lo stesso autore ha sempre creato un po’ fibrillazione tra i fans. A questo punto Dennis Villenueve, in questa sua nuova missione cinematografica, ha pienamente fallito o è riuscito ad accontentare anche i vecchi fans del film del 1984 senza rovinare il romanzo?
Per rispondere a tale quesito emerge, nella disamina, un ulteriore elemento non di poco conto: i due registi, Lynch e Villeneuve, storicamente non sono gli unici che hanno provato a cimentarsi in questo tipo di trasposizione. D’altronde la storia sviluppata in letteratura è sempre apparsa ostica per ogni tentativo di trasposizione sul grande schermo. Compreso quello del 1984 e per la versione attuale.
Quindi la sensazione, per questa versione, è quella legata al tentativo di non tradire i ‘tempi’ del romanzo, non permettendo a Villeneuve di non convincere del tutto. Alcuni momenti del film sembrano fin troppo dilatati, instillando una convinzione sbagliata in chi, il romanzo, non ha mai avuto la fortuna di leggerlo, provocando un fastidioso effetto soporifero; facendogli perdere l’interesse.
Non è in discussione la scenografia e la costruzione del mondo immaginato da Herbert. Una dimensione quasi onirica e dove, gli stessi, sogni appaiono fondamentali non solo per il protagonista assoluto. Le riprese panoramiche che ricordano lo stile già ammirato nel sequel di ‘Blade Runner’, diretto dallo stesso Villeneuve, e le musiche composte dell’altrettanto immortale Hans Zimmer, le quali ti permettono di entrare direttamente nell’atmosfera del film e farne parte.
Forse si potrebbe parlare di un’occasione sprecata a metà? A quanto pare sembra di sì. Eppure se nella stesura dello script il regista e lo sceneggiatore avessero deciso di inserire alcune idee non presenti nel romanzo, per ravvivare il film, ci sarebbe stata di sicuro reazione abbastanza forte da parte dei fans. Su questo non ci sono dubbi. Da precisare che gli autori del copione sono lo stesso regista, insieme a Eric Roth e Jon Spaiths.
Gli interpreti scelti non hanno comunque deluso le aspettative. Molto buona è stata la performance di Thimotheé Chalamet, nel ruolo di Paul Aitrades, grazie alla capacità espressiva. Oscar Isaac, nel ruolo del padre di Paul e nonché Duca e capo della Casa di Aitrades, ha impressionato per la capacità di presentarsi, davanti alla telecamera, come uomo saggio e diverso da come lo avevamo visto in ‘Star Wars’.
Da non dimenticare anche, e non solo per il nome, le prove di Jason Momoa, Javier Bardem, Josh Brolin e Charlotte Rampling.
‘Dune’ è uno di quei di genere fantascienza molto ambiziosi. Non solo perché nasce dalla letteratura di genere, ma anche dai mezzi impiegati per realizzarlo e dai progetti che ancora devono essere completati. Oltre al seguito, che ripetiamo il set deve essere ancora aperto ufficialmente, c’è l’intenzione, anche, di realizzare una serie prequel della storia. Un film di cui si sentirà parlare in futuro e che forse non raccoglierà unanimi consensi non solo tra la critica ma anche attraverso il pubblico.