Si sono conclusi da poco gli Europei di calcio che hanno visto vincitrice la squadra italiana sotto la guida di Roberto Mancini. Ancora una volta il calcio ha unito il paese da Sud a Nord. Ovunque un trionfo di bandiere tricolori appese ai balconi delle città in in rigurgito patriottico che sorprende sempre. Nulla unisce gli italiani più del calcio. Con queste premesse, sarebbe inevitabile pensare che il calcio sia protagonista anche del nostro cinema, ma non è così. I film sul calcio si contano sulla punta delle dita e soprattutto fino a qualche anno fa erano una vera rarità.
“Gli eroi della domenica”, una pellicola del 1952 diretta da Mario Camerini e con protagonisti Marcello Mastroianni e Raf Vallone, per anni è stato infatti un tentativo isolato di raccontare il calcio sul grande schermo. Che il calcio non sia un buon soggetto per un film è una cosa risaputa dagli addetti ai lavori che considerano lo sport nazionale materia poco cinematografica, quasi al pari della politica. Nell’ambiente tutti sanno che i film sul calcio sono difficili da scrivere e difficilmente avranno successo. Il motivo è attribuito proprio al gran peso che ha il gioco del calcio in Italia.
La conoscenza della materia da parte dei potenziali spettatori è tale che questi sono destinati ad essere poi critici feroci. Viene meno cioè quella sospensione della credibilità indispensabile perché il pubblico possa immedesimarsi nella storia e il film poi avere successo. Le difficoltà iniziano già in fase di scrittura quando lo sceneggiatore è nel dubbio amletico tra lo scegliere una squadra realmente esistente o invece inventarne una di sana pianta. Nessuna delle due opzioni sembra buona e infatti a prescindere dalla scelta, il risultato non sarà mai del tutto soddisfacente.
Le difficoltà continuano al momento del casting. Un attore per quanto bravo, spesso risulta poco credibile nel ruolo di un calciatore, del resto i calciatori oggi giorno sono famosi al pari degli attori, in alcuni casi anche di più. La tendenza ha cominciato a cambiare solo di recente. “L’uomo in più” debutto del premio Oscar Paolo Sorrentino nel 2001 è stato il primo segnale in questa direzione. Tony Servillo interpreta il doppio ruolo di un calciatore all’apice della carriera e di un cantante in crisi.
Più di recente “Il campione” di Leonardo Agosti traccia il ritratto molto veritiero di un giovane calciatore di gran talento (Andrea Carpenzano), ma pieno di rabbia e di inquietudini tipiche della sua età. E per finire su Netflix da qualche mese è disponibile “Il Divin codino”, ovvero la storia di Roberto Baggio. Una vita da film quella del campione come conferma il biopic. Il fatto poi che la regia sia stata affidata ad una donna, Letizia Lamartari, è la conferma che qualcosa stia veramente cambiando, o forse è già cambiato.
Alcune immagini sono prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione, indirizzo email freetopix.magazine@libero.it che provvederà prontamente alla rimozione.