Per puro caso ci ritroviamo a pubblicare la recensione sul terzo romanzo dedicato al personaggio di Alfredo Luigi Ricciardi a pochi giorni dal 23 agosto. Per chi conosce bene la saga, ideata dal geniale Maurizio De Giovanni, in quel giorno del 1931 il Commissario scoprì per la prima volta il suo rapporto personale con ‘il fatto’, ovvero vedere le anime di coloro che sono morti in modo violento. Lo ha addirittura ricorda qualche giorno fa l’account Instagram dedicato proprio al personaggio.
Il fatto, purtroppo per il nostro eroe ma per fortuna per noi, non gli dà tregua nemmeno durante la bella stagione, in cui lo porta ad incrociare l’anima di una duchessa misteriosamente assassinata alla quale gli manca addirittura un anello. Un omicidio andato male. Invece no, perché l’anima angosciata sussurra a Ricciardi sempre la solita frase che lo porta verso la pista giusta, dopo ulteriori ostacoli incontrati durante le indagini.
‘Il posto di ognuno – L’estate del Commissario Ricciardi’ è stato pubblicato nel 2009 e rappresenta una terza puntata letteraria meno angosciosa delle precedenti, più improntata all’ironia grazie al dott. Modo e alla dieta del Brigadiere Maione. Ma chi pensa che l’dea originale sia stata snaturata da De Giovanni si sbaglia di grosso.
Il dramma in tutte le sue sfaccettature è sempre presente. Lo si vede nella solitudine dei personaggi, lo si trova nell’amore impossibile come quello di tra Ricciardi ed Enrica e lo si trova anche nel movente dell’assassinio; come spesso succede nei gialli che si rispettino. Un dramma che porta sempre alla disperazione.
I quarantotto capitoli sono scritti con eleganza, espressioni e descrizioni semplici, a metà strada tra la narrativa ed il linguaggio poetico, capitoli suddivisi in minuti paragrafi che si incastrano, nell’andare della lettura, come un puzzle da decifrare e da ricostruire ed una trama che appare più leggera per via, se vogliamo, proprio della stagione in cui è ambientato.