Fin dall’inizio sembrerebbe un dramma carcerario. Ma l’aspetto sociale, sia nei romanzi che nei racconti di Stephen King, non è mai troppo rilevante direttamente, ma solo indirettamente. Eppure ‘La primavera della speranza – Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank’ nelle prime pagine trae in inganno. Non è un dramma carcerario, come si è affermato poc’anzi, semmai una semplice storia di vita dietro le sbarre che ha il suo inizio nel 1947 per avere il suo epilogo negli anni ’70.
Il protagonista è Andy Dufresne, un banchiere condannato per il duplice assassinio della moglie e dell’amante. Ma il racconto scritto è in realtà narrato in prima persona da un altro carcerato, un certo Red che funge da voce narrante. Quindi i protagonisti principali sono due e Red nel riportare la vicenda afferma che la storia l’ha vissuta solo in parte in prima persona, il resto gli è giunta attraverso alcuni testimoni. Stephen King, in questo suo primo racconto in ‘Stagioni diverse’, riesce a passare dalla prima alla terza persona in maniera naturale con un linguaggio semplice, quasi informale, impersonando quasi lo stesso Red.
Ma se Red è solamente un narratore è giusto approfondire la figura di Andy Dufresne. Sembra innocente e il narratore sembra credergli, ma Andy è una di quelle persone speciali che non si arrendono mai. Si dichiara, appunto, non responsabile del duplice omicidio e nel frattempo che subisce diverse angherie da parte di alcuni detenuti si avvicina a Red per delle strane richieste: un poster di Rita Hayworth e un oggetto particolare. In realtà sta escogitando uno stratagemma per uscire.
Dalla prima fino all’ultima pagina, King, non annoia, non fa chiudere il libro prima dell’epilogo o comunque far passare al racconto successivo; ti tiene incollato dalla prima fino all’ultima parola, con descrizioni mai prolisse, semmai piccole quanto basta per farti immaginare il luogo e per farti vedere e vivere la scena che ha in mente. Un piccolo capolavoro letterario che ispirerà, nel 1994, il bellissimo film diretto da Frank Darabont ed interpretato da Tim Robbins e Morgan Freeman: Le ali della libertà.