Nacque il 13 maggio del 1941 e morì il 3 febbraio del 1959
Il suo nome è sinonimo di leggenda. Non si sa quanto dimenticata o al contrario ricordata. La sua parabola, purtroppo, ha il sapor dell’amaro in bocca a causa di un maledetto incidente che gli stroncò la vita sul più bello quando non era neanche diciottenne. La sua fama, invece, è indissolubilmente legata ad una canzone inizialmente sconosciuta. Un brano non facente parte della tradizione americana e che, addirittura, veniva suonata durante i matrimoni oltre il confine a stelle e strisce, in Messico.
Si chiamava Richard Steven Valenzuela, meglio conosciuto verso la fine degli anni ’50 con il nome d’arte: Ritchie Valens. Di sicuro gli adolescenti di oggi non lo possono conoscere. D’altronde non è colpa loro, è un personaggio della musica troppo lontano dalla loro epoca attuale.
Forse, ma diciamo quasi sicuramente, avranno sicuramente ascoltato almeno una volta la canzone che lo rese celebre, per non dire immortale, ‘La Bamba’. Magari qualcuno avrà anche visto l’omonimo film, del 1987, che raccontava la storia dello sfortunato cantante californiano di origine latina. Oggi si dice ispano-americano.
Paradossalmente ‘La bamba’ era in realtà un brano di origine messicana, come già accennato sopra, suonato durante i matrimoni. La leggenda vuole, riportata anche nel film menzionato ed interpretato da Lou Philip Diamond, che Ritchie Valens, accompagnando il suo fratellastro ad un locale a luci rosse, scoprì quella canzone.
Sempre la leggenda riportata nel film fu lo stesso giovane chitarrista che s’impose con il produttore discografico Bob Keane, nonché talent scout, nel proporre quel singolo tanto difficoltoso per diversi motivi. Uno su tutti, nonostante le sue origini, Valens non parlava nemmeno una parola di spagnolo. Il secondo motivo era Keane era convinto che la canzone non avrebbe raggiunto il successo sperato.
Paradossalmente Valens entrò in classifica al secondo posto con ‘Donna’, una canzone romantica scritta per una ragazza di cui si era innamorato. ‘La Bamba’, invece, si piazzò al ventiduesimo posto, ma è proprio con questo brano con il quale lo si ricorda di più.
Richard Steven Valenzuela, appunto, nacque il 13 maggio del 1941 a Pacoima, un sobborgo di Los Angeles. Proprio oggi spegnerebbe 80 candeline e chissà quanti altri brani, canzoni e ritornelli ci avrebbe regalato nella sua carriera. Venne al mondo in una famiglia povera. Suo padre lavorava come falegname e sua madre in una fabbrica di munizioni. Crebbe ascoltando musica messicana e nonostante questo incominciò ad amare molto presto gruppi come i ‘Drifters’ e i cantanti chitarristi come Little Richards.
Quando suo padre morì, con la famiglia si trasferì a Filmore nel 1951. Due anni dopo sapeva già suonare molto bene la chitarra.c Cnque anni più tardi, nel 1958, fece il suo ingresso nei Silhouette, un complesso musicale. Durante un’esibizione venne notato dal produttore discografico Keane, nonché suo manager, e con lui registrò ben sette hits tra cui la stessa ‘Donna’, ‘La Bamba’ e ‘Come on, let’s go’. I brani avrebbero dovuto far parte del suo primo long play che lo stesso Valens non vide mai pubblicato. Uscì postumo il mese successivo alla sua improvvisa e tragica scomparsa.
Era la notte del 3 febbraio quando il giovane chitarrista e cantante terminò una delle serate del ‘Winter dance party’, un tour in cui i gruppi musicali e cantanti solisti prevedevano ad una serie di concerti che si tenevano nell’arco di tre settimane. Il tour ebbe inizio il 23 gennaio di quello stesso anno, terminando il 15 di febbraio.
Pare che ci furono una serie di problemi logistici per i cantanti, soprattutto per gli spostamenti. Quella notte, a causa del malfunzionamento di un autobus, Buddy Holly, uno dei partecipanti, affittò un piccolo aereoplano. A pilotare il veivolo c’era Roger Peterson, un ventunenne con scarsa esperienza di volo. Con Valens ed oltre a Buddy Holly c’era anche il cantante Big Bopper.
In verità a causa del costo elevato del volo e anche perché l’aereo era troppo piccolo Valens si ritrovò a fare il sorteggio con Tommy Allsup. Tale sorteggio non si verificò mai davanti all’aereo come poi riportato nel film, ma direttamente all’interno della sala da ballo al termine della la serata.
Il fato, si può dire, scelse il giovane talentuoso di Pacoima che si spense quella notte a soli diciassette anni per un tragico incidente aereo, causato molto probabilmente non solo dall’inesperienza del pilota ma anche dal maltempo. La tragedia venne scoperta il mattino successivo e quell’evento venne ribattezzato ‘The day the music died’.
Morire a diciassette anni quando ormai si stavano realizzando i propri sogni è una delle peggiori beffe che il destino possa riservare. Rispetto a tutti gli altri cantanti morti prematuramente, Ritchie Valens non ebbe proprio il tempo di assaporare neanche i frutti di tutto quel successo che già lo stava travolgendo.
La sua carriera non durò neanche un anno. Pochi mesi per entrare nell’olimpo dei grandi, per poi entrare a far parte di nella dimensione di coloro il cui nome riecheggerà sempre fino a quando qualcuno non smetterà di parlare di loro, cosa molto difficile.