Dopo i ricordi amari del 2 e 3 luglio con il 4 luglio si torna a far festa con la nazionale italiana di calcio. Si, qualcuno potrebbe chiedersi quale collegamento ci sia tra noi e la festa di indipendenza degli Stati Uniti d’America? Nessuna. Solo che il 4 luglio di quattordici anni fa si svolse una delle più belle vittorie nei confronti dei ‘panzer’ tedeschi sul rettangolo da gioco. Era l’anno 2006 ed il mondiale era stato organizzato proprio in terra tedesca. Si giocava a Dortmund, dove la nazionale di Ballack e Company, proprio in quello stadio, non avevano mai perso.
Ma diciamolo: quando c’è Italia – Germania la partita che si sviluppa non è mai normale. Per giunta in quella bellissima serata il match era valevole per l’accesso alla finale che si sarebbe tenuta il 9 luglio successivo. Quindi una semifinale, come lo fu la storica partita di trentasei anni prima. Solo che, nel frattempo, le due nazionali erano arrivati, per quanto riguarda i titoli mondiali vinti, in perfetta parità. Tre per loro, vinti nel 1954, nel 1974 e nel 1990 proprio in casa nostra; invece noi avevamo vinto i Mondiali nel 1934, 1938 e nel 1982, ma di questo ne parleremo il prossimo 11 luglio.
Una situazione di parità assoluta che innescò, durante la vigilia, alcuni attacchi, abbastanza pesanti, da parte della stampa tedesca contro gli italiani in generale. Oltre tutto i padroni di casa arrivarono a quel mondiale casalingo senza una ‘corazzata’ che l’aveva sempre contraddistinta nelle precedenti edizioni. Invece noi giungemmo in terra di Germania nel caos più totale: verso la fine della stagione calcistica 2005/2006 scoppiò un terribile scandalo denominato Calciopoli. Alcuni giocatori presenti nella spedizione azzurra ne erano coinvolti. Il Commissario Tecnico dell’epoca, Marcello Lippi, ebbe un bel daffare nel creare unione fra i calciatori.
Il percorso delle due rappresentative nazionali in quel mondiale, fino al 4 a quel luglio del 2006, fu abbastanza liscio per entrambi: la Germania, all’esordio, piegò per 4 a 2 la Costarica; nel secondo match vinse solo per 1 a 0 al novantesimo contro la Polonia, mentre nel terzo match l’avversario, l’Ecuador, venne distrutto con un secco 3 a 0. E l’Italia? Gli azzurri vinsero la propria partita inaugurale contro il Ghana per 2 a 0; pareggiarono contro gli Usa per 1 a 1, complicandosi un po’ la vita, ma battendo agilmente la Repubblica Ceca per 2 a 0.
Dopo i gironi c’erano, ovviamente, le partite ad eliminazione diretta. I tedeschi, negli Ottavi di Finale rifilarono un secco 2 a 0 alla Svezia; mentre l’Italia sudò e non poco contro l’Australia di Guus Hiddink e solo al novantesimo vinse per un rigore concesso dal direttore di gara. Nei quarti di Finale la Germania incontrò l’Argentina. I tempi regolamentari terminarono per 1 a 1 e le due squadre andarono ai calci di rigore. Gli argentini, con un giovane Leo Messi, persero l’occasione di ritrovare l’Italia in semifinale come avvenne nel maledetto 3 luglio del 1990.
Come detto quando queste due squadre s’incontrano le partite non sono mai normali. Eppure il 2 a 0 non deve trarre inganno, non deve far in alcun modo pensare che non ci sia stata storia in quel match e che, come logica che sia, credere che non ci sia stato lo stesso grado di combattività della semifinale dell’Azteca, anzi.
Quella sera al WestfalenStadion di Dortmund andò in scena più che una partita di calcio una seconda vera e propria guerra tra le due squadre. Il risultato, quando si sbloccò, mutò solo ai minuti finali del secondo tempo supplementare, quando ormai i rigori erano molto ma molto vicini.
In quella sfida le due squadre si affrontarono a viso aperto e l’equilibrio era difficilissimo da spezzare. Nessuna delle squadre meritava di essere eliminata, ammettiamolo. È logico a quel punto che per vincere serviva una maturità in più ed un pizzico, non solo di fortuna che quella serve sempre, ma di esperienza. Tatticamente i nostri furono perfetti.
Si attendeva il gol di Luca Toni, il quale si era sbloccato nella partita precedente contro l’Ucraina, vinta per 3 a 0, con una doppietta. Invece Gilardino fece faville fin dal primo minuto di gioco del primo tempo supplementare con una sorprendente azione personale che si infranse sul palo. Per non parlare di Zambrotta che dal limite del l’aria, sul conseguente calcio d’angolo, fece partire un missile terra-aria sul primo palo e la sfera impattò contro il l’incrocio.
In quei momenti in cui si pensò che la partita giocata senza alcuna sbavatura da parte dei nostri, con portiere, difesa e centrocampo impeccabili, potesse essere stregata. Che la fortuna ci avesse voltato ancora una volta le spalle. Invece Andrea Pirlo con la sua azione personale aprì non solo alle danze ma anche ai successivi festeggiamenti. Sul conseguente calcio d’angolo lo stesso centrocampista prese il pallone su una ribattuta della difesa, con un gioco di prestigio passò la palla al difensore Fabio Grosso che, di prima intenzione, fulminò il portiere avversario.
Il raddoppio fu ancor più sublime, avvenne con un contropiede da manuale. Cannavaro aveva appena respinto per due volte la palla fuori dall’aria, la lasciò a Totti che a sua volta lanciò Gilardino. Il centravanti poteva tranquillamente entrare in aria e segnare, invece puntò il difensore avversario spostandosi centralmente e quasi di taccò la diede all’indietro. In quel momento stava sopraggiungendo Del Piero che non si fece pregare con un tocco dei suoi, alla Pinturicchio insomma. 2 a 0. Noi in Finale e la Germania verso la finalina del 3° posto.
Un match leggendario ed unico. Entrato nell’immaginario collettivo della nostra generazione e che, come le precedenti vittorie, non si perderà mai e poi mai memoria di quello che accadde in quel 4 luglio del 2006.
Questo articolo sarà ulteriormente approfondito con due ‘seguiti’: uno per il prossimo 9 luglio in cui si parlerà del Mondiale del 2006 e l’altro rappresenterà il completamento della trilogia delle sconfitte dei tedeschi: 11 luglio del 1982.