Il 10 aprile del 1981 usciva nelle sale americane un film che originariamente doveva rappresentare il terzo capitolo di quella che sarebbe diventata, di fatto, una trilogia. Il protagonista doveva essere ancora Gene Hackman, nel ruolo che lo rese famoso agli occhi del pubblico. Quello del detective Jimmy ‘Papa’ Doyle. Ma il buon vecchio Gene il progetto de ‘Il braccio violento della legge n. 3’ non piacque e se ne tirò fuori.
La trama era incentrata sulla caccia di un pericolosissimo terrorista internazionale e la stessa sceneggiatura, realizzata con tutti gli elementi di ‘The French connection’, titolo originale, venne modificata da David Shaber.
Inizialmente la nuova versione doveva intitolarsi semplicemente ‘Attack’. Poi ‘Hawks’, i falchi, e successivamente: Nighthawks, I falchi della notte. Al posto di Hackman venne ingaggiato Sylvester Stallone, il quale venne affiancato anche da un altro volto famoso in quegli anni per il ruolo di Lando Calrissian ne ‘L’Impero colpisce ancora’. Stiamo parlando di Billy Dee Williams. In realtà il ruolo di Dee Williams doveva essere di Richard Pryor. Nel casta era presente anche Lindsay Wagner, l’attrice della serie televisiva ‘La donna bionica’.
Il film, diretto da Bruce Malmuth, costò la bellezza solo 5 milioni di dollari, incassandone, nella sua totalità, venti milioni di dollari. Una cifra che, all’epoca, non rappresentava né un successo e né tantomeno un flop al botteghino. Una via di mezzo, insomma, che garantì, comunque, alla pellicola di diventare nel corso dei decenni uno dei primi cult del decennio 1980.
Se a distanza di ormai quaranta anni il film si ricorda per il terribile antagonista, il terrorista internazionale senza scrupoli Reinhardt Heymar soprannominato Wulfgar, interpretato dall’allora esordiente Rutger Hauer, la fase sia di sviluppo che di montaggio ebbero diverse problematiche. Specialmente quest’ultima.
A quanto pare, in base alle cronache dell’epoca, Stallone, reduce dai successi dei primi due Rocky, era già molto influente sotto la collina di Hollywood. Tant’è vero che la famosa scena della metropolitana di New York non fu girata, inizialmente, dal primo regista selezionato dalla produzione. E nemmeno da colui che venne scelto per sostituirlo, Malmuth. Durante quel lasso di tempo in cui la troupe era sprovvista del director l’inseguimento venne girato dallo stesso Sylvester Stallone.
Non solo. Non si sa se il personaggio di Deke Da Silva sia stato creato così come lo abbiamo conosciuto durante le fasi di scritture oppure c’è stato lo stesso zampino di Stallone nel realizzare la versione che adesso tutti noi conosciamo. Sembra, seppur alla lontana, un chiaro omaggio al leggendario agente di polizia Frank Serpico, realmente esistito. Basta vedere anche l’aspetto di Stallone e il modo in cui lo stesso personaggio agisce.
A distanza di quaranta anni il film si può definire a tratti profetico. Realizzata venti anni prima del terribile 11 settembre 2001, l’opera cinematografica, seppur di fantasia, era ispirata non tanto ad alcuni episodi di attacchi esterni che stesso l’America ed altri paesi avevano subito dai terroristi. Quanto dall’angoscia interna che la stessa nazione a stelle e strisce iniziava ad avvertire verso quella minaccia incontrollata ed incontrollabile. Una minaccia ancora adesso molto attuale e non solo per il popolo americano.
Un poliziesco ad alta tensione e violento e se non ci fosse stata una sorta di guerra tra i montatori del film e lo stesso ‘Sly’, forse, sarebbe stato ancor più cupo e violento di come lo avremmo visto all’epoca e di come lo vediamo ancora oggi, se alcune scelte fossero state portate avanti nella realizzazione del progetto. Ciò non ha comunque vietato di trasformare questo film in un cult indimenticato.