Riuscirà nella missione impossibile di far ripartire l’Italia?
Premettendo che il voto è sempre la via maestra per la risoluzione delle crisi di Governo, a parte la prassi delle consultazioni, non si può negare che l’uscita dal cilindro, non si sa quanto magico sia stato ma lo si scoprirà molto presto, di Mario Draghi ha attirato tutti coloro che avevano posizioni addirittura ampiamente divisorie. Tutti si sono accodati verso colui che è considerato di fatto, per non dire etichettato, come il ‘Salvatore della Patria’. Della Nostra Patria: l’Italia.
Qualcuno logicamente pensa: “Ha salvato l’euro e vuoi vedere che riesce a salvare anche noi?” Considerazione interrogativa giusta, logica e sorretta da un discorso, quello dello stesso diretto interessato, che senza troppi giri di parole, anzi nessuno, fissa i punti cardini per tracciare, in via definitiva ed inequivocabile, la linea da seguire e da adottare. È pur vero che il discorso ascoltato al Senato l’altro ieri, e con replica alla Camera ieri sera, è durato cinquantatre minuti. Il più lungo ma al tempo stesso quello più diretto.
Mario Draghi è principalmente un economista, poi banchiere. Per questo motivo è inviso a molti. Esattamente a tutti coloro che pensano o che credono, in base al ruolo ricoperto in passato, che lavori principalmente in favore degli istituti di credito internazionali e non a favore del proprio Paese. Forse sarà così o forse no. Sta di fatto, però, che nei due discorsi ha toccato molti temi tanti cari, non proprio ai partiti politici, ma quanto alla gente comune. Stanca e sfiancata da una crisi che risale ancor prima della stessa pandemia.
Carenza di posti di lavoro, troppa burocrazia, promesse non mantenute, la moneta che al cambio con la nostra vecchia lira ha di fatto messo in crisi il ceto medio. Un cambio fatto e non corretto dai governi precedenti. Una sfiducia generalizzata verso il futuro. Ecco, questo termine che i giovani di oggi e non per colpa loro vedono ancor più nero. I giovani che un tempo venivano umiliati, addirittura, con l’appellativo di choosy.
Mario Draghi se manterrà le promesse, non sbandierate ai quattro venti come farebbe qualsiasi politico per accaparrarsi i voti, ma cristallizzate quasi in punta di piedi nei discorsi di Camera e Senato allora, forse, entrerà di diritto anche lui nella storia. E non perché è stato un economista, banchiere e quindi Presidente della Bce, di grande spessore, riconosciuto a livello internazionale, ma perché ha messo a disposizione le sue capacità al servizio del Paese. Il suo Paese.
Le sfide che deve affrontare sono molte, i nodi da sciogliere altrettanto. Da dove inizierà il nuovo Premier per imprimere la sua visione? Di certo si sa che non tutto andrà a gonfie vele. No, non è per fare l’uccello del malaugurio, ci mancherebbe. Solo che anche Draghi non sarà esente da errori. Per esempio, come ha fatto notare qualcuno, la scelta di riproporre gli 8 ministri del precedente governo, il Conte II, non è stata ben vista.
Altri temono un altro lockdown totale come quello vissuto da marzo fino a maggio. E’ logico credere che semmai si arrivasse a tale estrema soluzione si spera che questa volta gli aiuti non solo siano promessi ma siano, allo stesso tempo, anche concreti e sostanziosi per le famiglie italiane. C’è poi la questione del lavoro, la patata bollente della pressione fiscale che non concede tregua ai contribuenti; con l’intenzione di riportarla, a tutti gli effetti, nel dettame sancito dall’articolo 53 della Costituzione. C’è anche la questione dei migranti, dove Draghi ha ‘sancito’ che ci sarà l’equilibrio tra coloro che entrano e coloro che non hanno il diritto di asilo.
Per quanto riguarda la politica estera ha tracciato un percorso che, in precedenza, era diventato un po’ ambiguo. Anche troppo, perché di fatto non si riusciva più a comprendere da che parte stavamo. Ma la realtà è che Draghi si trova a Palazzo Chigi per il Recovery Fund. Il vero pomo della discordia tra le forze politiche e che ha fatto saltare il ‘banco’ del secondo governo Conte.
Mario Draghi, dunque, è al vertice di una nuova maggioranza diversa e con partiti, che in passato molto recente, si autodefinivano anti-sistema e anti-casta. Il primo si è trasformato in forza europeista l’altro, invece, è molto vicino alla scissione. Nonostante questo Draghi avrà anche sbagliato riproporre alcuni membri del governo precedente, per non dire del governo che era in carica giusto dieci anni fa. Ma questi sono i politici che ci rappresentano. E molto probabilmente tutta questa fiducia è insita nel semplice fatto che si parla del metodo adottato. Il suo metodo, che troverà applicazione nella risoluzione di problematiche che attanagliano da tempo l’Italia e che in questo articolo non sono state tutte citate. Ma sono ugualmente tenute presenti.
Di certo non si può non sottolineare, comunque, che nel discorso al Senato, l’altra sera, c’è stata una mancanza: quella relativa allo sport. Tale dimenticanza qualcuno l’ha fatta notare, tant’è vero che lo stesso Draghi, proprio nella replica di ieri sera alla Camera, ha menzionato il settore dello sport. Ma ciò non significa che non fosse contemplato, seppur indirettamente, nel progetto di riavviare l’Italia. Con la speranza che si una ripartenza con la R maiuscola. E comunque, adesso, non ci rimane che attendere i risultati del nuovo Governo Draghi.
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