I telespettatori sono stati quasi 6 milioni. Ottima la sceneggiatura e le scenografie
Che non fosse una sfida semplice era comprensibile. Fin dal primo momento. Portare in televisione, col formato serie televisiva, le storie de ‘Il Commissario Ricciardi’ e con le sue stagioni non è era una missione possibile. Alessandro Alatri e i suoi sceneggiatori, compreso l’autore di questa saga letteraria, Maurizio De Giovanni, non hanno fatto rimpiangere le pagine del primo romanzo che presta il titolo, anche, alla prima puntata andata in onda ieri su Rai1.
Il personaggio del Commissario Ricciardi esordisce nel 2007 con il romanzo ‘Il Senso del dolore – L’inverno del commissario Ricciardi’ ed era, oltretutto, l’esordio assoluto di Maurizio De Giovanni. Il primo episodio della prima serie, quindi, non poteva essere che questo. Una giusta, logica e che ha determinato una versione televisiva, almeno come primo impatto, riuscita nella ricostruzione della Napoli di quei tempi. Siamo nel decennio 1930, in pieno regime fascista.
Le atmosfere descritte dall’autore napoletano sono state rispettate. Un po’ cupe e malinconiche. Una malinconia che non emerge subito e che riguarda lo stesso protagonista. Visivamente, più che i costumi, è la scenografia e i colori che ci riportano a delle ambientazioni molto vicine a quelle di un fumetto. Attribuendo così, allo stesso Alfredo Luigi Ricciardi, Commissario della Regia Questura di Napoli, l’aura di un supereroe. E come qualsiasi ‘supereroe’ che si rispetti anche lui ha un dono, per non dire un potere, che nella sua totalità e dallo stesso protagonista viene visto come una vera maledizione e che lo rende, ne confronti degli altri, schivo e scontroso.
Questa ulteriore caratteristica del personaggio, però, non è stata ancora approfondita. Impersonato dal pur bravo Lino Guanciale, il personaggio di Ricciardi ed il suo interprete devono ancora essere un tutt’uno. È pur vero che siamo solo alla prima puntata. Ed è anche vero che anche ‘Il senso del dolore’, inteso come libro, Luigi Alfredo Ricciardi non appare subito così nitido come negli altri episodi successivi pubblicati dopo il 2007.
Quel dolore, quella sofferenza è ancora nascosta e sicuramente, nelle puntate successive non tarderà ad esser mostrata. Solo due particolari sono venuti meno. Una scena. Quella in cui il Brigadiere Maione, impersonato dal bravo Antonio Milo, e lo stesso protagonista s’incontrano per la prima volta e quando, ulteriormente, lo stesso Ricciardi scopre di possedere la sua maledizione.
Bisogna ammettere che lo stesso Maurizio De Giovanni ama mescolare un pò le carte in tavola, quando si tratta di trasposizione televisiva delle sue storie. Per renderle differenti dai libri e farle apparire ancor più originali. L’apertura di questa prima puntata è stata affidata ad un Pino Daniele inusuale, versione anni ’30. Scelta coraggiosa e dettata, soprattutto, dal semplice motivo che lo stesso indimenticato cantautore è uno dei simboli più rappresentativi della città di Napoli.
Dicevamo dei personaggi. Oltre a Maione ci sono tutti quelli apparsi nella saga letteraria, nessuno è stato dimenticato. Il medico legale Modo, impersonato da Enrico Ianniello; Livia, con la bravissima Serena Iansiti ed Enrica, Maria Vera Ratti che è riuscita a calarsi nel personaggio. Per non dimenticare anche ‘Bambinella’, ad impernarlo Adriano Falivene, in cui conferisce un po’ d’ironia alla storia, specie quando s’incontra con il Brigadiere Maione. Tutti rigorosamente proposti fedelmente come nelle pagine dei romanzi.
Eppure, senza essere troppo cattivi, all’inizio la recitazione sembrava quasi caricaturale, per poi incominciare ad intravedere la spontaneità di ogni interprete. C’è da dire che siamo solamente al primo episodio ed è normale che alcuni attori non riescono subito a calarsi nel personaggio. Di sicuro l’attesa, la pressione e l’aspettativa sono sempre state alte nei confronti di questo arrivo sui canali Rai della serie tv.
Ciò che ha colpito maggiormente, però, è stata la scenografia, i costumi e soprattutto la fotografia, che ha restituito in tutta la loro essenza i colori di un’epoca vista sempre in bianco e nero. Anche la trama del libro non è stata modificata. All’inizio si è usata l’espressione ‘almeno in prima impressione’ per mettere in luce diversi elementi in negativo.
In realtà i quasi 6 milioni di telespettatori, per la precisione: 5.951.000, testimoniano tutto il contrario. E’ vero che qualche piccolo difetto è stato riscontrato. Ma ciò non ha evitato, a questa prima puntata, di superare con sufficienza piena l’esame da esordio sulla rete ammiraglia, con la convinzione che la seconda puntata ci porterà sempre più nel mondo del Commissario Ricciardi e con attori che si caleranno sempre più nella parte.
Qui sotto il link della recensione del primo romanzo:
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