La genesi di uno degli spinoff più fortunati della storia della televisione
Spin-off. Un termine semplice e accattivante. Che attira subito, con naturalezza, l’attenzione di chiunque lo senta pronunciare. Un termine in inglese semplice da pronunciare e che, allo stesso tempo, ha anche un significato altrettanto facile e diretto da ricordare, da cui è impossibile fare o cadere nella confusione in merito al gergo televisivo.
Difatti, con tale espressione, nel mondo di quello che un tempo era conosciuto come tubo catodico, si fa riferimento ad una serie di telefilm, anche show televisivo, in cui il protagonista principale appariva in precedenza come personaggio secondario in un’altra serie. Ma sappiamo che non basta e non può bastare nell’introdurre la celebrazione di una delle serie più famose della storia del piccolo schermo.
Infatti, dobbiamo andare a saccheggiare nuovamente il dizionario, non solo quello di lingua inglese, ma anche quello relativo al gergo televisivo per farvi scoprire, una volta per tutte, il vero significato di un’altra espressione con la quale si identifica un genere ben preciso: la cosiddetta sit-com, meglio conosciuta come ‘Situation Comedy’.
Se si va anche a trovare la definizione su Wikipedia, che non si discosta molto da quella ufficiale, si scopre per sitcom sta per genere narrativo incentrato su un insieme di personaggi che vivono scene di vita quotidiana solitamente all’interno di una o poche ambientazioni. Le sitcom hanno avuto origine in radio, ma con il tempo la televisione è diventata la forma preferita per questo genere.
Nonostante stiamo affrontando l’analisi di un tipo di show televisivo, mai e poi mai trattato da quando FreeTopix Magazine è diventato a tutti gli effetti un giornale, conviene sempre ricordare, per non dire precisare, che tale genere televisivo ha regalato, a tutti i telespettatori di ogni età, di ogni epoca e soprattutto di ogni estrazione sociale, delle serie tv che ancora oggi sono considerate delle vere e proprie pietre miliari del genere. Quella che andremo a ricordare oggi è una di quelle.
Eppure, per molti di coloro che sono rimasti impressionati, sia nel tempo e sia da quando è avvenuto il primissimo passaggio sul piccolo schermo, questo titolo di questa sit-com rappresenta, sia in via diretta che in via indiretta, un vero e proprio spartiacque. Senza dimenticare, come abbiamo fatto fino adesso e in maniera introduttiva, del semplice fatto che questo show televisivo sia un spinoff, un derivato di un altro prodotto tv, superandolo in tutto e per tutto. Sì, proprio così. un vero e proprio risultato da non sottovalutare nella sua essenza.
Quasi sicuramente è per questo motivo che da quel lontano gennaio, 18 gennaio, del 1975, questa serie tv riuscì a scalzare, se non del tutto o almeno in parte, dall’indice di gradimento dei fans il progetto principale di ‘Archibald’, interpretato da Carroll O’Connor, attore conosciuto anche per il ruolo del Capitano Bill Gillespie nella serie televisiva, di fine anni ’80 e di inizio anni ’90, ‘L’Ispettore Tibbs’. Versione in piccolo schermo della più ben celebre trasposizione cinematografica de ‘La Calda notte dell’Ispettore Tibbs’, con Sidney Poitier e Rod Steiger, a sua volta ispirata dal romanzo di Joh Ball del 1965 Lo sappiamo, la stiamo prendendo troppo larga nell’introdurre l’argomento. Ma ne vale la pena.
Dicevamo, dunque, che ‘Archibald’ divenne il cavallo di battaglia della Cbs dal 1971 al 1979. Nove stagioni in cui i telespettatori americani rimasero incollati davanti alla tv senza mai perdersi una puntata del personaggio più irriverente di quel momento, creato dal leggendario autore e produttore televisivo Norman Lear, scomparso il 5 dicembre del 2023.
Il protagonista principale era Archibald Bunker, un gran lavoratore che si guadagnava da vivere come tassista. Tale personaggio, però, era tutto l’opposto di quelli mostrati fino a quel momento: era bigotto, razzista e quindi pieno di pregiudizi nei confronti di tutti coloro che non la pensavano come lui. La serie ebbe il merito, soprattutto per essere, appunto, una sitcom, di toccare, in chiave ironica s’intende, ma con una componente altamente riflessiva, temi sociali e non solo.
Ma siamo più precisi. Le tematiche trattate non erano proprio leggeri: il razzismo, il sesso, l’omosessualità, il ruolo delle donne, lo stupro, l’aborto, il cancro, la guerra del Vietnam, la menopausa e, addirittura, l’impotenza. Insomma, tutti argomenti da show televisivo serio, riflessivo e per non dire dai toni se non proprio cupi ma almeno di sicuro drammatici.
Insomma, ‘Archibald’, proprio per questo dettaglio, non proprio da poco si era già guadagnato una posizione di tutto rispetto tra le pietre miliari della tv; per non dire che poteva essere già considerato il capostipite che faceva scuola per tutti i telefilm che sarebbero stati prodotti in seguito. Ecco, soffermiamoci su quest’altro aspetto non proprio di poco conto.
L’allievo potrebbe superare il maestro? Nel caso in questione la risposta è totalmente positiva, visto che da questo show televisivo venne realizzato uno dei tanti spinoff e addirittura sequel. Andiamo a scoprirli tutti, tranne ancora quel titolo che è oggetto della nostra analisi celebrativa di questo speciale.
Dal personaggio interpretato da Carroll O’Connor vennero fuori il sequel ‘Archie Bunker’s place’; e ancora: Gloria, Maude e 704 Hauser. Oltre a questi tre titoli ci sarebbe il famoso quarto spinoff che ha superato tutti gli altri progetti connessi Archibald. E, come sempre, continuiamo ad andare con ordine.
Tutti questi titoli che abbiamo menzionato fino adesso riguardavano personaggi che gravitavano nel mondo dello stesso protagonista. Per esempio, Maude era la cugina della moglie di Archibaldo, Edith. Gloria? Tale personaggio era la figlia del protagonista, con la quale si cercò di dare un seguito alla serie madre tra il 1982 ed il 1983 senza, però, riscontrare lo stesso successo.
Per quanto riguarda 704 Hauser, invece? Con tale titolo si faceva riferimento all’indirizzo di casa del protagonista. Lo show televisivo venne prodotto intorno alla prima metà degli anni ’90 con scarsissimo successo. Ma come avete intuito non finisce qui.
Nelle mire del particolare protagonista c’erano proprio tutti, tra cui anche i loro vicini, italo-americani e afroamericani. I primi si chiamavano Frank e Irene Lorenzo, con i ruoli invertiti: lui casalingo e lei meccanica di origine irlandese. E per i secondi? Ed ecco che adesso, finalmente, iniziamo a scoprire le carte. Per il momento ci soffermiamo su due nomi: George e Louise… Insomma, I Jefferson.