In questa settimana il Re del Rock avrebbe spento 90 candeline

Nonostante il grande successo l’esistenza di Elvis, sempre da quel 1954, subì innumerevoli scossoni, non solo negativi; per esempio, tre anni dopo acquistò una villa a Memphis, la futura residenza chiamata ‘Graceland’. Venne chiamato per il servizio militare, rinviato di qualche anno grazie al suo nuovo manager e stratega Colonello Tom Parker.

Un periodo che durerà un biennio e che trascorrerà nella base distaccata a Berlino. Nello stesso tempo la sua adorabile madre, Gladys, purtroppo morì e per lui fu un brutto colpo. Si dice che, molto probabilmente, il vero motivo per cui si lasciò andare fu proprio per questa grave perdita e dal quale non si sarebbe mai più ripreso da questa grave perdita.

Eppure, contemporaneamente intraprese anche la carriera cinematografica. Non nascose mai il suo desiderio di diventare attore. Il colonnello Parker mise in moto la sua fitta rete di contatti per accontentarlo. Il cantante girò molte pellicole, supportato anche da bravi attori e da affascinanti interpreti con le quali intraprese anche alcune relazioni. I film, però, non furono mai apprezzati dalla stragrande maggioranza dalla critica. Tra le tante canzoni che egli portò sul grande schermo ci sarebbe da ricordare ‘Viva Las Vegas’ del 1964.

Ecco proprio su questo particolare sarebbe meglio soffermarsi perché, nel corso degli anni, per non dire anche dei decenni, è stato analizzato più volte. In effetti, la carriera musicale, per un paradosso, Elvis Presley la inaugurò proprio con l’intenzione di diventare attore e di entrare nel cuore degli americani proprio con questo ‘ruolo’ nel mondo dell’entertainment. Purtroppo per lui ma per fortuna della musica, potremmo addirittura aggiungere, non andò così. Lo stesso colonnello Tom Parker, quel vecchio volpone, gli prometteva continuamente ruoli più importanti nel cinema che non arrivarono mai.

Motivo? Semplice: doveva tenerlo buono affinché continuasse a suonare non solo in sala d’incisione, non solo nei concerti dove il pienone, comunque, era sempre assicurato, ma soprattutto in quei filmetti che lo stesso Re del Rock li considerava da quattro soldi. Al di là di tutto in uno di quei tanti set a cui prese parte ebbe anche la soddisfazione di stringere amicizia con un attore che diventerà famoso, qualche anno più tardi, per una famosa serie televisiva ispirata ad un fumetto della marvel: stiamo parlando di Bill Bixby, l’indimenticabile Bruce David Banner televisivo de ‘L’incredibile Hulk’.

Contemporaneamente pubblicò i singoli come ‘Woody Heart’ e la ben più leggendaria ‘Are you lonesome tonight?’. Venne persino invitato a presenziare, come ospite, in qualche show televisivo. E proprio su questo bisogna tornare leggermente indietro nel tempo, risalente ai suoi esordi, anche se ormai tale parola dopo l’anno indicato più volte stonerebbe addirittura un bel po’.

La prima apparizione storica ad un programma televisivo nazionale avvenne nel 1956 all’Ed Sullivan Show e anche questa storia l’abbiamo già ricordata nelle celebrazioni dell’esordio dei Jackson 5 nello storico show televisivo. Ed Sullivan, appunto, inizialmente dichiarò che non lo avrebbe mai portato nel suo spettacolo perché lo riteneva troppo volgare. Esattamente la frase era: ‘è troppo volgare come un negro’. Si, usò proprio questa frase.

In effetti le movenze di Elvis Presley facevano impazzire più gli adolescenti che gli adulti, non riparandolo, comunque, da critiche feroci. Dopo quella dichiarazione del famoso presentatore l’audience del programma subì un improvviso e pesante calo di ascolti. Indovinate quale fu la soluzione?

Situazione analoga qualche anno più tardi. A non volerlo nel suo programma non fu Ed Sullivan, ormai la lezione l’aveva imparata, ma addirittura ‘The Voice’, ovvero Frank Sinatra. Nei primi periodi in cui Elvis Presley incominciava il suo ‘regno’ incontrastato il cantante italo-americano rilasciò alcune non simpatiche dichiarazioni nei confronti dello stesso Presley e del genere musicale che portava avanti. Anche in questo caso la polemica finì con un duetto fra i due e anni dopo lo stesso Re del Rock farà suo un cavallo di battaglia di ‘The Voice’.

Soprattutto tale ospitata rappresentò un doppio significato per il sovrano incontrastato del Rock. Primo: il Re era tornato dall’esilio, nonostante i suoi dischi e singoli precedenti continuavano ad aumentare le vendite; secondo: significò anche e soprattutto l’investitura di The Voice nei confronti di quello che comunque era il nuovo asso della musica, l’investitura nel dire: sei dei nostri.

Gli anni ’60 per Elvis Presley furono comunque frenetici: la carriera cinematografica ed il matrimonio mutarono la sua esistenza. Specialmente quest’ultimo passo fatto con Priscilla nel 1967 e dopo dieci anni di fidanzamento, lo avrebbe dovuto portare sulla retta via. Il 1968, invece, lo vide diventare padre della futura moglie di Micheal Jackson, Lisa Marie Presley, e contemporaneamente ritornò a cimentarsi dal vivo o qualcosa del genere.

Era il 3 dicembre dello stesso anno quando decise, su consiglio di Tom Parker, di esibirsi presso gli studi della Nbc per una serata tutta dedicata a lui ed intitolata ‘Comeback special ‘68’, da cui prima vi abbiamo condiviso lo spezzone di ‘That’s all right mama’. Fu l’ennesimo successo di una carriera già allora leggendaria per una vita, purtroppo, sempre più vuota e forse non più accettata.

Con queste parole ci accingiamo ad arrivare all’ultima parte della vita di questo straordinario personaggio, mai dimenticato e ancora oggi venerato come una divinità, anche se sarebbe giusto dire come un sovrano. Certo, ci sarebbero ancora tante cose da dire e da ricordare, per non dire da approfondire. Ma oltre non si può andare, nonostante il web lasci considerevole spazio rispetto alla carta stampata è impossibile andare oltre.

Prima di però non si possono dimenticare altre perle musicali di Elvis, ritenute addirittura lontane dalle sue corde, ma che egli stesso amava visceralmente: il gospel. Un genere che molto probabilmente ascoltava fin da ragazzo e che, contemporaneamente, le sue esibizioni hanno messo a tacere le voci di un suo possibile razzismo.

Paradossalmente, questo particolare di lui, da ragazzo che entrava nelle chiese afroamericane per ascoltare i canti dei neri, addirittura, è stato persino contemplato nel biopic di Baz Luhrman del 2022, interpretato da Austin Bustler, nei panni proprio del Re del Rock, e da Tom Hanks, nel ruolo del Colonnello Tom Parker.

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