Il leggendario film che consacrò definitivamente la carriera di Eddie Murphy compie 40 ed ebbe uno sviluppo del tutto particolare
Prima di riprendere da dove ci eravamo fermati ieri dobbiamo fare una doverosa precisazione: qualche tempo fa, quando per la prima volta, celebrammo ‘Beverly Hills cop’, lo facemmo tenendo presente, fino a quel momento, i primi tre film. Il quarto film era solamente in fase di sviluppo ed era ancora ben lontano dall’essere lanciato nella piattaforma streaming di Netflix.
Per ovvie ragioni, dopo quanto affermato nella prima parte del reportage, ci soffermiamo sul primo e leggendario capitolo che lanciò e consacrò, al pubblico di tutto il mondo, il talento non sempre sfruttato al meglio da parte dello stesso Eddie Murphy. Un primo capitolo, come affermato in precedenza doveva essere, sia di trama che di atmosfera, di tutt’altro tenore secondo la visione di Sylvester Stallone, il quale fra poco, come detto, andremo a scoprire cosa avesse realmente in testa il geniale ideatore della saga del pugile di Philadelphia.
Soprattutto, tutto un altro tenore lo doveva avere questo singolo reportage fino a quando, più di un mese fa, è venuto a mancare proprio uno dei tre co-protagonisti della saga che, nonostante la malattia che lo assillava, è riuscito a prendere parte al quarto e convincente capitolo di questo franchise.
Stiamo parlando dell’attore John Ashton che ha prestato il suo volto, per ben quattro lunghi decenni, neanche a farlo apposta, a quello che è diventato, con il tempo, il personaggio più iconico che abbia mai interpretato: il burbero, esperto e saggio sergente di polizia di Los Angeles John Taggart, che alla fine si lascia trasportare, in alcuni momenti dei vari film, dall’incredibile e naturale simpatica irruenza del personaggio principale, Axel Foley.
Dunque, ieri eravamo rimasti che lo stesso Sly non era nuovo ad episodi in cui, una volta ingaggiato per interpretare il ruolo da protagonista in un film, mostrava sempre la tendenza a stravolgere se non del tutto, almeno in parte la storia originale; almeno come lo sceneggiatore l’aveva pensata e sviluppata in un primo momento.
D’altronde, allo stesso Sly, un paio di anni prima gli era andato non bene ma benissimo, stravolgendo il finale del romanzo ‘First Blood’ per la trasposizione cinematografica dal titolo ‘Rambo’. Gli andò bene nel mutare il finale, con quel monologo che ancora oggi, al solo ascoltarlo, ci viene un colpo al cuore. Eppure, da come abbiamo precisato in precedenza, a Simpson e Bruckheimer, le modifiche sulla storia del nuovo film da realizzare non piacevano per nessuna ragione al mondo.
Soprattutto, non convincevano quelle parti ritenuti non solo violente, ma troppo cruente, con uno dei protagonisti, addirittura, che era destinato ad una morte troppo altrettanto crudele per quella che doveva essere solamente una commedia per famiglie e nulla di più. Stallone, forte dei successi in Rocky e in Rambo, in un primo momento accettare la prospettiva e volontà dei due produttori, cedendo però in un altro modo: consensualmente si allontanò dal progetto. ‘Sly’ mollò a soli sei settimane dall’inizio delle riprese. A quel punto per i due produttori iniziarono, veramente, i guai seri. ‘Beverly Drive’ rischiava veramente di non vedere mai la luce e invece cosa accadde…
… accadde che, nel frattempo, si fece largo in modo del tutto inaspettato un altro attore che, impegnato in altri lavori, gli era giunta la voce della realizzazione proprio di questo film. Non si sa bene chi chiamò per primo e, soprattutto, come lo stesso venne a conoscenza che la realizzazione di tale progetto cinematografico si stava arenando in modo del tutto pauroso. Nonostante tutto, gli stessi Simpson e Bruckheimer dovettero letteralmente volare da una costa all’altra degli Stati Uniti per incontrare colui che sarebbe diventato, ufficialmente e definitivamente, l’attore principale del progetto cinematografico.
L’attore in questione era un giovanissimo nuovo talento in circolazione; ‘nero, riccio’ e in possesso non solo di una comicità pungente, ma anche di una parlantina da far girare la testa e difficile da fermare. In quel periodo si stava facendo strada con i suoi personali ‘one man show’ e con il ‘Saturday Night Live’, senza dimenticare un film girato in coppia con Nick Nolte: ’48 ore’ e, oltretutto, sarebbe dovuto far parte di un altro film cult che si stava girando in quel periodo, ma questa è un’altra storia cinematografica. Di sicuro, adesso, avete capito bene di chi si sta parlando: di Eddie Murphy.
Quando l’attore afroamericano accettò di prendere parte al lungometraggio mancavano solamente due settimane all’inizio delle riprese. Le scene ideate da Stallone vennero cancellate e sostituite con delle altre più comiche e anche le modifiche dello stesso vennero, a sua volta, eliminate; in particolar modo il cognome, altro elemento che rappresenta il legame tra i due progetti cinematografici a cui stiamo facendo riferimento dall’inizio della prima parte di questo reportage. Ma come sempre andiamo con ordine.
Partiamo per esempio dalla figura femminile: con il personaggio di Stallone la protagonista aveva una storia, dopo Stallone diventa solamente un’amica; con Silvester il protagonista non era figlio unico, ma aveva un fratello che veniva assassinato, in un secondo momento il personaggio ritornò ad essere solamente un amico. Il cognome, con l’attore italo-americano, era Cobretti poi si trasformò in Foley. Ed è qui che i due progetti si slegarono totalmente, mutando definitivamente anche il titolo: non più ‘Beverly Drive’ ma un più iconico ‘Beverly Hills Cop’.
A questo punto avete intuito, con il cognome scelto in un primo momento da Stallone, di quale altro film stavamo parlando: Cobra, uscito esattamente due anni dopo a Beverly Hills cop e nonostante sia diventato un vero e proprio cult non ha avuto, dalla sua parte, quella giusta dose di fortuna per uno o più sequel. Molto probabilmente il motivo deve essere ricercato proprio nelle scene di violenza che in uscita portarono i distributori ha tagliarne una buona parte della durata e venne addirittura bollato, giustamente, come vietato ai minori di diciotto anni. Tutta colpa, paradossalmente, delle scelte ideate e scritte dallo stesso Sly. E Beverly Hills Cop?
Il primo film con Eddie Murphy, uscito nel 1984, ebbe così tanta fortuna che, tre anni più tardi, venne pure prodotto un sequel altrettanto di livello come il primo o forse di più.